Una ricerca evidenzia la forte presenza di microplastiche nei campi dove sono utilizzate maggiormente le pellicole. Anche nel Paese asiatico resta significativo il problema dello smaltimento. Preoccupazione per la contaminazione da metalli pesanti
di Matteo Cavallito
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I campi agricoli dell’India fanno i conti con un significativo problema di contaminazione da microplastiche. Un effetto del diffuso utilizzo dei teli per pacciamatura usati per proteggere le colture ma non senza effetti collaterali. È l’allarme lanciato da una recente ricerca diffusa dalla Ong locale Toxic Links.
I teli, stesi sul campo o usati come copertura per le serre, tendono a degradarsi rilasciando particelle di plastica estremamente piccole di diametro inferiore a 5 millimetri, spiegano i ricercatori. Queste ultime sarebbero in grado di infiltrarsi in profondità nel terreno, passando direttamente ai frutti di quest’ultimo e, da essi, allo stesso organismo umano.
#Microplastics are not just polluting our oceans but also contaminating our #soil?
A first-of-its-kind study titled “Plastic Mulching: Microplastics in Agricultural Soils,” launched by Toxics Link reveals a high abundance of microplastics in the soil using #plasticmulch sheets. pic.twitter.com/vBEMXTyZ1w
— Toxics Link (@toxicslink) May 5, 2022
Lo smaltimento resta il principale ostacolo
L’indagine si è concentrata sugli Stati del Maharashtra e del Karnataka dove l’uso dei teli è diffuso da qualche anno. I ricercatori hanno raccolto 30 diversi campioni di suolo in due differenti distretti a varie profondità. La contaminazione è stata riscontrata ovunque evidenziando così la capacità del materiale di infiltrarsi nel terreno anche se i livelli misurati sono stati ovviamente variabili.
Una discarica del Maharashtra, dove gli agricoltori avevano smaltito i teli utilizzati, ha registrato il grado più alto di contaminazione con ben 87,57 unità di microplastiche per chilo di terreno. Una concentrazione doppia rispetto a quella riscontrata nel campo dove erano stati usati gli stessi teli. Lo scarto rilevato evidenzia così il problema dello smaltimento del materiale che continua a rappresentare un ostacolo particolarmente significativo.
Le filiere agricole utilizzano 12,5 milioni di tonnellate di plastica all’anno
Lo scorso anno un rapporto della FAO ha evidenziato come le filiere agricole utilizzino ogni anno 12,5 milioni di tonnellate di prodotti in plastica. Altre 37,3 milioni di tonnellate vengono utilizzate negli imballaggi alimentari. I maggiori utilizzatori sono rappresentati dai diversi segmenti della produzione agricola e dell’allevamento, con 10,2 milioni di tonnellate all’anno complessive. Seguono pesca e acquacoltura con 2,1 milioni di tonnellate e silvicoltura con 200mila tonnellate.
Anche lo studio dell’agenzia ONU, ovviamente, ha puntato il dito sul problema della gestione dei teli usurati. Il cui volume, nella sola Europa, ammonta ogni anno a 15mila tonnellate. Anche per questo la stessa FAO ha raccomandato ufficialmente la sostituzione dei film di pacciamatura sintetici con esemplari biodegradabili e compostabili. La cui utilità, per altro, è stata riconosciuta formalmente dal Parlamento europeo già nell’ottobre 2017.

Stima delle quantità annue di plastica utilizzata nei terreni agricoli mondiali divise per tipologie di prodotto. FONTE: Assessment of Agricultural plastics and their sustainability. FAO, 2021
Le microplastiche alterano le caratteristiche del suolo
“L’uso eccessivo di plastica in diversi settori sta emergendo come uno dei principali motivi di preoccupazione per l’ambiente a causa della non biodegradabilità e della presenza di residui in diversi ecosistemi”, scrivono i ricercatori. “La plastica è usata sempre più spesso in agricoltura per migliorare la produttività delle colture e ridurre il consumo di acqua. Anche in India si è registrata una tendenza crescente al suo utilizzo, sebbene si tratti di un fenomeno relativamente recente”.
I risultati dello studio, in particolare, “forniscono la prova che i residui sono abbondantemente presenti nel terreno con concentrazioni variabili e a varie profondità. I risultati sono anche indicativi dell’alterazione delle caratteristiche del suolo e del suo legame diretto con l’uso e lo smaltimento della plastica”.
Allarme metalli pesanti
L’indagine, infine, ha rilevato anche una diffusa e preoccupante presenza di metalli pesanti nelle aree dove erano stati usati i teli. L’ipotesi avanzata dagli scienziati è che questo fenomeno sia il risultato della dispersione di questi elementi a seguito del degrado delle pellicole stesse.
“Tra le possibili origini di questi metalli pesanti c’è anche la lisciviazione dalla pacciamatura”, scrivono ancora i ricercatori. “Un’ipotesi che richiederebbe ulteriori indagini sul suo assorbimento nelle colture e sul suo più ampio impatto sulla salute umana”. E ancora: “Sulla base di questi risultati, è probabile che le microplastiche nel suolo possano essere vettori per il trasferimento di metalli pesanti o altri inquinanti tossici. L’inquinamento combinato delle microplastiche e dei metalli pesanti potrebbe comportare rischi ecologici e potenziali impatti negativi per il suolo e i suoi organismi”.