10 Marzo 2021

Il Regno Unito scommette sulla termovalorizzazione dei rifiuti favorendo così le emissioni di CO2. Un’inchiesta di Channel Four punta il dito sulle conseguenze per il clima.

di Matteo Cavallito

Ascolta “L'energia dai rifiuti, la più inquinante dopo il carbone” su Spreaker.

Il riciclo dei materiali è una strategia essenziale per la gestione sostenibile delle risorse del Pianeta. Ma in alcuni casi il processo di selezione, raccolta, smaltimento e recupero si interrompe prima del dovuto. Risultato? Maggiore termovalorizzazione e danni per clima e ambiente. Lo segnala un’inchiesta di Channel 4 sulle falle nel sistema di gestione dei rifiuti nel Regno Unito. Nel corso dell’indagine, l’emittente ha avuto accesso a un rapporto della società di consulenza Eunomia, commissionato dall’associazione ClientEarth. Secondo lo studio, rileva il Guardian, “con la graduale eliminazione del carbone, l’energia dai rifiuti diventerà la forma di produzione di elettricità più inquinante del Regno Unito”. Entro il 2035, inoltre, l’intensità di carbonio derivante dall’incenerimento supererà quella associata alle discariche.

In Inghilterra meno della metà dei rifiuti è destinata al riciclo

In media, riferisce il Guardian citando i risultati dell’indagine, circa l’11% del materiale destinato al riciclo finisce al contrario per essere semplicemente bruciato negli inceneritori. Un’autentica beffa per l’87% delle famiglie britanniche che dichiarano di rispettare i principi della raccolta differenziata. Con ovvie conseguenze. Nel 2019, prosegue il quotidiano, nella sola Inghilterra il volume dei rifiuti inceneriti supera quello dei materiali riciclati: 11,6 milioni di tonnellate contro 10,9. Nella principale nazione del Regno Unito, in altre parole, si ricicla ancora troppo poco. Un problema, quest’ultimo, che riguarda per altro anche l’Unione Europea, notoriamente deficitaria nel recupero dei rifiuti plastici, molti dei quali alla base dell’inquinamento del suolo. E dire che il riciclo dovrebbe rappresentare un elemento essenziale per l’economia circolare, un paradigma sempre più importante alla luce degli obiettivi climatici e di sostenibilità a livello globale.

Effetti negativi per il clima

In passato, scrive il Guardian, “le obiezioni all’incenerimento si concentravano soprattutto sulla qualità dell’aria e sulle preoccupazioni per la salute pubblica”. Oggi gli analisti chiamano in causa anche anche le conseguenze di questa operazione in termini di rilascio di CO2 e di impatto sul cambiamento climatico. Nel Regno Unito, prosegue il quotidiano, i produttori di energia che sfruttano il potenziale degli inceneritori sono tenuti a rendere conto delle emissioni di anidride carbonica. Ma il calcolo include solo l’ammontare di queste ultime derivanti dallo smaltimento dei materiali di origine fossile. Escludendo quindi il risultato del trattamento improprio dei rifiuti organici.

Il Regno Unito scommette ancora sugli inceneritori

Nonostante gli allarmi, il settore della termovalorizzazione sembra passarsela piuttosto bene. Ad oggi il Regno Unito ospita 48 inceneritori per la produzione energetica. Altri 18 dovrebbero essere realizzati in futuro sempre che nel frattempo non si decida di cambiare programmi. Di recente, nota ancora il Guardian, “il governo gallese ha annunciato una moratoria sui nuovi inceneritori di rifiuti nell’ambito della sua transizione verso un’economia circolare”. Il mese scorso il segretario di Stato per l’energia e la strategia industriale di Londra, Kwasi Kwarteng, ha detto no al piano di sviluppo di un grande impianto di termovalorizzazione a Kemsley, nel Kent, esprimendo il timore che una simile operazione avrebbe portato a una diminuzione del riciclo.