28 Luglio 2022

Lo studio USA: nel suolo bonificato attraverso il desorbimento termico, le comunità dei microbi tornano a proliferare a beneficio dell’equilibrio del terreno. Un dato che evidenzia l’efficacia complessiva della tecnica di decontaminazione

di Matteo Cavallito

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Il desorbimento termico supera l’esame dei microbi. Applicando questa tecnica nel trattamento del suolo contaminato dal petrolio, infatti, è possibile ripristinare in pieno le funzioni del terreno così come il suo equilibrio biologico non diversamente da ciò che accade con altre strategie di intervento. Lo segnala una ricerca statunitense diffusa sull’Agronomy Journal, una pubblicazione dell’American Society of Agronomy.

Lo studio, ripreso dalla Soil Science Society of America, ha valutato il recupero dei microbi nei terreni contaminati trattati con due metodi diversi: il desorbimento termico e il landfarming. In entrambi i casi la rinascita della comunità microbica è stata soddisfacente.

La ricerca

I ricercatori hanno preso in esame i campioni di terreno in un’area della contea di Mountrail, in North Dakota, dove nel 2013 una fuoriuscita di petrolio aveva contaminato il suolo riversando 21mila barili di petrolio. L’analisi si è concentrata sui terreni soggetti al desorbimento, ovvero scavati e riscaldati con l’obiettivo di vaporizzare ed eliminare i contaminanti del greggio. Questo metodo si distingue da un’altra tecnica di bonifica conosciuta come landfarming che si basa sullo scavo e la dispersione del suolo inquinato su un’area molto vasta lasciando degradare naturalmente i contaminanti stessi.

I ricercatori hanno mescolato i terreni desorbiti termicamente con suoli locali sani. Il livello di presenza microbica è risalito a livelli paragonabili a quelli dei terreni non contaminati. La tecnica ha restituito gli stessi risultati raggiunti con il landfarming.

“Nessuno dei due metodi ha ostacolato il recupero delle comunità o della vasta presenza microbica dopo quattro anni di produzione agricola”, ha dichiarato Zachary J. Bartsch, ricercatore della North Dakota State University e principale autore dell’indagine. “Abbiamo dimostrato che il recupero biologico sul campo è possibile dopo il trattamento dei terreni contaminati utilizzando il desorbimento termico”.

Microbi decisivi

L’indagine ha implicazioni importanti. I microbi, infatti, contribuiscono immensamente al funzionamento generale del suolo, ha ricordato Bartsch. Sono loro, infatti, ad elaborare sostanze come il carbonio e l’azoto aiutando le piante ad accedervi.

Contribuendo alla decomposizione delle sostanze organiche e al rilascio dei nutrienti minerali essenziali, insomma, questi organismi garantiscono in ultima analisi l’equilibrio dell’ecosistema e hanno dunque un ruolo decisivo nel preservare la salute del terreno. Per questo la capacità delle strategie di bonifica di promuovere il recupero della presenza dei microbi non può essere ignorata.

Il futuro appartiene al desorbimento?

Lo studio, infine, sembra individuare alcuni vantaggi insiti nel desorbimento che renderebbero questo metodo decisamente promettente. “Sebbene i microbi si siano ripresi allo stesso modo nei terreni trattati con entrambi i metodi, il desorbimento termico presenta diversi vantaggi, a cominciare dalla velocità del processo”, scrive la Soil Science Society of America.

Il sistema, precisa Bartsch, “accelera il tempo necessario per riportare i suoli alla destinazione d’uso o alla produttività precedente alla contaminazione”. Oltre a poter essere usato per eliminare un’ampia gamma di sostanze inquinanti.

Interessante anche l’impatto sulle rese. I raccolti di sorgo misurati nello spazio di un anno sui terreni soggetti a desorbimento sono risultati addirittura superiori rispetto a quelli rilevati nei suoli non contaminati. Su questo esito, ammettono però i ricercatori, potrebbero aver influito anche altri fattori. Ulteriori studi saranno quindi necessari in futuro.