Via al progetto ECHO che mira a coinvolgere, responsabilizzare e aiutare i cittadini della UE a migliorare la salute del suolo. L’iniziativa si avvale di un archivio a disposizione del pubblico e degli operatori
di Matteo Cavallito
Accrescere la conoscenza e la consapevolezza dell’importanza della salute del suolo tra i cittadini UE. È questo l’obiettivo del progetto “ECHO – Engaging Citizens in soil science: the road to Healthier Soils” lanciato ufficialmente in questi giorni e coordinato dalla Libera Università di Bolzano. Con un budget totale di circa 6 milioni di euro, ECHO è la maggiore iniziativa realizzata nell’ambito del programma Horizon Europe.
L’operazione vede anche il coinvolgimento di Re Soil Foundation, partner del progetto insieme a un’altra fondazione, a dieci importanti università e centri di ricerca e a quattro piccole e medie imprese. Re Soil collaborerà con il partenariato a tutte le attività previste, con particolare attenzione a comunicazione, formazione, disseminazione, attività didattiche ed eventi sul territorio. Tre le direttrici principali: coinvolgere i cittadini, conferire loro conoscenze e un ruolo attivo nella raccolta dei dati e promuoverne la partecipazione al processo decisionale nella gestione dei terreni.
Obiettivo: prevenire il degrado del suolo
Risorsa vitale ma spesso trascurata, il suolo sostiene la vita sulla Terra fornendo le basi per l’agricoltura, le foreste e vari altri ecosistemi naturali, sottolineano i promotori. Per questo il suo degrado “rappresenta un problema crescente in tutto il mondo e può avere gravi conseguenze per il nostro pianeta, come la riduzione dei raccolti, l’aumento delle emissioni di gas serra e la diminuzione della biodiversità”.
Obiettivo di ECHO è prevenire tutto questo coinvolgendo cittadini e scienziati volontari di tutta Europa nella protezione dei terreni in linea con l’obiettivo fissato dalla UE: garantire la salute del 75% del suolo continentale entro il 2030.
Nel dettaglio, “ECHO genererà nuovi dati sullo stato di salute dei suoli europei, integrando la mappatura e il monitoraggio esistenti negli Stati membri, compreso l’Osservatorio del suolo della UE (EUSO)”. L’iniziativa si fonda sui principi della cosiddetta citizen science, un metodo di indagine che si basa sull’interscambio tra il pubblico e gli esperti. E che attribuisce ai cittadini il ruolo di operatori attivi, capaci di apprendere dall’esperienza.
Oltre 16mila siti sotto osservazione
Le persone coinvolte si occuperanno della protezione e del ripristino dei suoli, sviluppando le proprie capacità e migliorando le loro conoscenze. In questo modo, spiegano i promotori, “i cittadini non solo contribuiranno attivamente alla raccolta dei dati del progetto, ma promuoveranno anche la gestione del suolo e favoriranno un cambiamento comportamentale in tutta la UE”.
ECHO, in particolare, valuterà 16.500 siti in diverse regioni climatiche e biogeografiche. “Il progetto svilupperà e metterà in atto 28 iniziative di citizen science su misura in tutti gli Stati membri dell’UE, tenendo conto dei diversi usi e tipi di suolo e delle regioni biogeografiche, nonché delle esigenze degli stakeholder”.
Un archivio per gli operatori
Determinante per l’iniziativa l’utilizzo di ECHOREPO, un archivio a lungo termine ad accesso libero con un collegamento diretto allo EUSO. In questo modo sarà così possibile mettere i dati della citizen science a disposizione non solo degli scienziati, ma anche del pubblico in generale, dei responsabili politici, degli agricoltori, dei proprietari dei terreni e di altri utenti, “fornendo un valore aggiunto ai dati esistenti e alle altre iniziative di monitoraggio del suolo”.
“Riteniamo – concludono i promotori – che il progetto ECHO avrà un impatto significativo sulla salute del suolo e sull’impegno dei cittadini in tutta la UE e costituirà un passo importante verso la protezione e la conservazione del suolo per le generazioni future”.
Il progetto ha una durata di quattro anni. Oltre alla Libera Università di Bolzano-Bozen e a Re Soil Foundation, partecipano al consorzio ECHO l’Università di Hohenheim, l’associazione FCiências.ID, l’Università di Lisbona, l’Università di Bologna, il James Hutton Institute, l’Università della Finlandia Orientale, l’American Farm School, l’Università Stefan Cel Mare Suceava e l’Università di Extremadura. Oltre alle imprese Solutopus, Plantpress, Quanta Labs e Ambienta e alla Fondazione Ibercivis.