17 Marzo 2023

I dati del Joint Research Centre fotografano lo stato di salute del suolo continentale evidenziando numeri in linea con le previsioni del passato. Riduzione di carbonio organico, perdita di biodiversità e deterioramento delle torbiere sono i problemi più diffusi

di Matteo Cavallito

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L’Osservatorio Europeo del Suolo (EU Soil Observatory – EUSO), ha sviluppato un nuovo sistema di rilevazione del terreno gestito dal Joint Research Centre della Commissione UE. Il sistema è in grado di valutare lo stato di salute del terreno in linea con gli obiettivi del programma Horizon e della Mission Soil continentale.

L’obiettivo degli autori “è quello di definire le condizioni di un terreno sano, determinare le opzioni per il monitoraggio e stabilire regole che favoriscano l’uso sostenibile e il ripristino”, si legge in una nota diffusa dal JRC. Il sistema “evidenzia l’ubicazione e l’estensione dei suoli malsani nella UE, nonché i processi di degrado che ne sono alla base”.

Solo il 39% del suolo UE può dirsi sano

Lanciato nei giorni scorsi, lo EUSO Soil Health Dashboard ha portato alla luce un risultato preoccupante sebbene non sorprendente. “Il 61% dei suoli della UE è in uno stato malsano ed è un dato sconcertante”, spiega il JRC. Ma attenzione: “Questa cifra è una sottostima della reale portata del degrado, considerando la mancanza di dati su molte altre questioni relative al fenomeno a partire dalla contaminazione”.

Secondo il Dashboard, la maggior parte dei terreni malati è soggetta contemporaneamente a diverse forme di degrado. Tra le più diffuse la riduzione di carbonio organico (53%), la perdita di biodiversità (37%) e il rischio di deterioramento delle torbiere (30%).

I numeri complessivi, in ogni caso, confermano le stime già avanzate in passato secondo le quali il 60-70% dei suoli UE presenterebbe qualche forma di degrado. Nel Vecchio Continente, in particolare, si calcolano 2,8 milioni di siti contaminati. Mentre per il 65-75% dei suoli agricoli l’apporto di nutrienti raggiunge livelli tali da creare possibile eutrofizzazione e da incidere sulla biodiversità.

Un metodo inedito

Il sistema elaborato dal JRC si basa su una serie di 15 indicatori dei processi di degrado. Nove i fenomeni osservati: erosione, inquinamento, perdita di nutrienti, dispersione del carbonio organico, perdita di biodiversità, compattazione, salinizzazione, perdita di suolo organico e impermeabilizzazione. La novità, spiegano i ricercatori, è data dall’approccio della “convergenza delle prove”, che combina i set di dati per evidenziare l’intensità e la localizzazione dei fenomeni di deterioramento.

“La mappa risultante mostra per la prima volta dove le prove scientifiche convergono nell’indicare le aree che possono essere colpite dal degrado del suolo“, spiega la nota. “In altre parole, fornisce un’indicazione di dove possono trovarsi i terreni malsani nella UE”.

A rendere possibile tutto questo è l’utilizzo di set di dati armonizzati a livello europeo, la maggior parte dei quali sviluppati dal JRC e provenienti da diverse istituzioni tra cui l’ESDAC, il Centro europeo per i dati sul suolo, e l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA). Ulteriori contributi da altre fonti sono previsti per il futuro.

Le soglie critiche

Un’altra novità è la definizione di valori soglia per determinare quando il suolo può essere considerato sano o meno. Le soglie sono state fissate per ogni processo sulla base di una combinazione di stime scientifiche e di limiti critici. L’idea è quella di stimare il punto oltre il quale la maggior parte dei terreni può essere considerata vulnerabile a un determinato processo.

“Data la vastissima gamma di tipi di terreno, alcune di queste soglie a livello europeo possono comportare grandi incertezze”, sottolinea il JRC. “In futuro, l’accuratezza della mappa del Dashbord  sarà migliorata applicando valori limite su base locale, oppure offrendo agli utenti la possibilità di creare mappe basate sui criteri ritenuti più appropriati”.