Il dato è contenuto in un’analisi di studi condotta dal WSL svizzero. Il suolo è l’habitat più ricco di biodiversità sulla terra. Il gruppo con la percentuale più alta è quello dei funghi (90%), seguono piante e le loro radici
di Emanuele Isonio
Più delle barriere coralline, più delle profondità marine e delle foreste pluviali. C’è un hotspot di biodiversità che li batte tutti, anche se nella narrazione ambientale attuale è tuttora sottovalutata. Secondo un nuovo studio, la palma di ecosistemi più ricchi di specie al mondo spetta ai suoli. Un aspetto strettamente connesso con la loro estrema importanza per l’alimentazione umana. A evidenziare lo stretto legame tra suoli e biodiversità sono tre ricercatori guidati dall’Istituto federale svizzero di Ricerca sulla foresta, la neve e il paesaggio WSL. Il gruppo di ricerca ha effettuato per la pima volta una stima della biodiversità globale del suolo.
Riviste al rialzo le stime sulla biodiversità del suolo
Per farlo, i ricercatori del WSL, dell’Università di Zurigo e dell’istituto di ricerca agricola Agroscope hanno analizzato la letteratura specializzata esistente o hanno rivalutato i dati sulle specie presenti nel suolo. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica PNAS, indicano che due terzi di tutte le specie vivono nel suolo.
Questa stima è oltre il doppio rispetto alle precedenti valutazione della ricchezza di specie nel suolo. Queste contavano che circa il 25% di tutte le specie vivesse nel suolo.
Il gruppo con la più alta percentuale di specie nel suolo è quello dei funghi, con il 90%. Seguono le piante e le loro radici, l’86% di cui vivono nel suo. Nel caso di lombrichi e i molluschi, come le lumache, il tasso scende al 20%. “Tuttavia nessuno ha ancora cercato di stimare la diversità degli organismi microscopici come batteri, virus, archèi, funghi e organismi unicellulari” spiega il primo autore, Mark Anthony del WSL. Eppure, sono fondamentali per il riciclo dei nutrienti nel suolo, per lo stoccaggio del carbonio e sono importanti come patogeni e partner degli alberi.

Panoramica grafica della percentuale di specie che vivono nel suolo. Le ciambelle mostrano la percentuale di specie presenti nel suolo rispetto a tutti gli altri ecosistemi messi insieme (ad esempio, oceano, acqua dolce, ambiente edificato, organismi ospiti come l’uomo). La ciambella più grande in alto mostra la proporzione totale di specie, mentre le ciambelle più piccole mostrano le proporzioni individuali dei gruppi più ricchi di specie e più noti, ordinati dal più al meno specializzato nel suolo. FOTO: WSL
I possibili limiti dell’analisi
Il maggiore limite dello studio è legato ai dati sulla biodiversità del suolo sui quali i ricercatori hanno potuto basarsi. I numeri, soprattutto nel Sud del mondo, sono estremamente frammentari e i risultati dello studio mostrano quindi in alcuni casi intervalli enormi. Per i batteri, ad esempio, il valore medio è del 40% delle specie che vivono nel suolo, ma la gamma si estende dal 25 all’88%. Le incertezze sono enormi anche per i virus, studiati principalmente come agenti patogeni per l’uomo. “Il nostro lavoro è il primo, ma importante tentativo di stimare la percentuale di biodiversità globale che vive nel suolo”, afferma Anthony, consapevole che proprio tali lacune potrebbero dare adito a critiche sui metodi e sulle conclusioni del lavoro.

La diversità delle forme di vita più importanti nel suolo. A) Machilida (© F. Ashwood), B) collembolo (© H. Conrad), C) noduli contenenti batteri azotofissatori sulla radice del trifoglio (© M. van der Heijden), D) acaro predatore (© H. Conrad ), E) isopode (© F. Ashwood), F) radice di pino silvestre colonizzata da funghi ectomicorrizici (giallo) (© M. Anthony), G) lombrico (© G.Brändle), H) nematode (© A. Murray) , I) radice di mais colonizzata da funghi micorrizici arbuscolari (blu) (© F. Bender), J) collembolo (© F. Ashwood), K) un comune batterio del suolo Bacillus (licenza Creative Commons Attribution-Share, foto di M. Das Murtey e P. Ramasamy), L) acaro cornuto (© H. Conrad), M), pseudoscorpione (© F. Ashwood), N) fago che infetta un batterio del suolo (© T. de Carvalho), O) millepiedi (© F Frassino). FOTO: WSL
In ogni caso, l’obiettivo, spiega il ricercatore, è quello di fornire le basi per le decisioni necessarie a proteggere i suoli e le loro creature in tutto il mondo. “I suoli sono sottoposti a enormi pressioni, a causa dell’intensificazione dell’agricoltura, dei cambiamenti climatici, delle specie invasive e molto altro. Il nostro studio dimostra che la diversità nei suoli è grande e di conseguenza importante, quindi dovrebbe essere tenuta in maggiore considerazione nella protezione della natura”.