19 Gennaio 2023

La crisi della biodiversità colpisce anche gli invertebrati. Nel Regno Unito, spiega uno studio del British Trust for Ornithology (BTO), la presenza dei lombrichi nel suolo ha sperimentato una riduzione compresa tra il 33 e il 41%. Determinanti le cattive pratiche agricole

di Matteo Cavallito

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Nel Regno Unito la popolazione dei lombrichi, invertebrati essenziali per la salute del suolo, potrebbe essere diminuita di oltre un terzo negli ultimi 25 anni. Lo suggerisce una ricerca del British Trust for Ornithology (BTO) presentata nelle scorse settimane in occasione della riunione annuale dell’Ecological Society britannica a Edimburgo.

Lo studio, le cui conclusioni sono state riprese dal Guardian, è il risultato dell’analisi di oltre un centinaio di ricerche condotte su scala ridotta nello spazio di un secolo. “Sembra che ci siano prove di un declino a lungo termine“, ha dichiarato James Pearce-Higgins, direttore scientifico del BTO citato dal quotidiano britannico. La perdita su larga scala dei lombrichi si affianca alle preoccupazioni suscitate dal cosiddetto ‘insectaggedon‘ [il collasso della popolazione degli insetti, ndr] e a quelle legate alla più ampia crisi della biodiversità”.

Il calo dei lombrichi oscilla tra il 33 e il 41%

Confrontando i metodi utilizzati nelle  ricerche precedenti, gli scienziati sono stati così in grado di stimare la variazione della popolazione dei lombrichi ipotizzando un calo compreso tra il 33 e il 41% nell’ultimo quarto di secolo. Il declino di questi invertebrati è risultato maggiore nei terreni agricoli e nei boschi di latifoglie. Le aree montane più isolate, caratterizzate da una minore presenza di attività umane, sono state meno interessate dal fenomeno.

“Lo studio suggerisce che nel Regno Unito si è verificato un declino della biodiversità precedentemente non rilevato, che potrebbe avere conseguenze di ampia portata sulla struttura e sulla funzione degli ecosistemi“, hanno dichiarato gli autori, ripresi ancora dal Guardian.

Secondo Ailidh Barnes, una ricercatrice del BTO coinvolta nello studio, “I cambiamenti avvenuti nelle campagne del Regno Unito nell’ultimo secolo, come il drenaggio estensivo, l’uso di pesticidi e l’applicazione di fertilizzanti inorganici, hanno probabilmente influito negativamente sulla dimensione delle popolazioni di lombrichi”. Tra le cause del declino, ha aggiunto, anche le eccessive arature ripetute dei campi.

Gli invertebrati hanno un ruolo cruciale nel suolo

Le conseguenze di questa tendenza appaiono molto serie. Secondo Matt Shardlow, direttore esecutivo dell’associazione ambientalista Buglife, citato ancora dal quotidiano britannico, i lombrichi sono essenziali per la salute del suolo e la produttività degli ecosistemi e la loro diminuzione è “profondamente allarmante”. Il ruolo centrale degli invertebrati nel mantenimento della salute del suolo, del resto, è da tempo oggetto di interesse da parte dei ricercatori.

Questi organismi, come noto, giocano infatti un ruolo chiave nella fornitura di servizi ecosistemici, partecipano alle interazioni tra i processi fisici, chimici e biologici e sono, in ultima analisi, un vero e proprio indicatore della qualità stessa del terreno.

Gli invertebrati, inoltre, sono corresponsabili della decomposizione delle foglie morte, del rilascio delle sostanze nutritive e del sequestro di carbonio nel suolo. Azioni, queste ultime, che contribuiscono al mantenimento della fertilità e al contrasto al cambiamento climatico.

La crisi della biodiversità

La contrazione del numero dei lombrichi rappresenta uno dei tanti fenomeni correlati che contribuiscono a plasmare la crisi complessiva della biodiversità nel Regno Unito. A luglio, l’Agenzia Britannica per l’Ambiente ha diffuso un rapporto sulle dimensioni del fenomeno evidenziandone le profonde radici storiche. L’industrializzazione iniziata in anticipo rispetto alle altre nazioni, rilevava l’indagine, ha contribuito a stimolare un diffuso cambiamento d’uso del suolo impoverendo la varietà naturale.

Dalla rivoluzione industriale ad oggi, nella sola Inghilterra sono spariti il 99,7% delle paludi, il 97% delle praterie, l’80% delle brughiere di pianura, il 70% dei boschi antichi e l’85% delle saline.

Anche l’urbanizzazione, ovviamente, ha fatto la sua parte. Dal 1945 lo sviluppo degli insediamenti costieri ha portato alla distruzione del 20% delle dune sabbiose, delle barene e degli scogli. Ad oggi , infine, un quarto dei mammiferi presenti in Inghilterra e quasi un quinto delle piante del Regno Unito sono a rischio estinzione.