Lo sostengono i ricercatori del World Weather Attribution secondo i quali il riscaldamento globale avrebbe reso la siccità agricola nella regione circa 100 volte più probabile
di Matteo Cavallito
Il Corno d’Africa sperimenta una siccità causata essenzialmente dal cambiamento climatico. Un fenomeno di origine antropica che impatterebbe in modo significativo sulle precipitazioni e che favorirebbe, al tempo stesso, la propensione all’evaporazione dell’acqua nel suolo. È la conclusione di uno studio condotto dal World Weather Attribution (WWA), un gruppo di scienziati formatosi per studiare l’incidenza degli eventi estremi.
Secondo la ricerca, che ha coinvolto scienziati di università e agenzie meteorologiche di Kenya, Mozambico, Sudafrica, Olanda, USA, Germania e Regno Unito, il riscaldamento globale avrebbe reso la siccità agricola nella regione circa 100 volte più probabile.
La peggiore siccità degli ultimi 40 anni
Gli autori hanno esaminato l’andamento delle precipitazioni nel 2021 e 2022 in un’area che include il sud dell’Etiopia, la Somalia meridionale e il Kenya orientale e che ha sperimentato “la peggiore siccità degli ultimi 40 anni”. Questo fenomeno “ha portato a un sostanziale insuccesso dei raccolti, a cattive condizioni dei pascoli, a perdite di bestiame e a una minore disponibilità di acqua di superficie e a conflitti, lasciando 4,35 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria”.
Inoltre, “almeno 180.000 rifugiati provenienti dalla Somalia e dal Sud Sudan hanno sconfinato nelle aree del Kenya e dell’Etiopia colpite dalla siccità”.
La comunità internazionale ha reagito inviando aiuti alle popolazioni colpite. All’inizio dell’anno le risorse alimentari ricavate ammontavano a 9.210 tonnellate, il sostegno finanziario aveva raggiunto i 7,3 milioni di dollari. In ogni caso, nonostante le piogge segnalate in alcune parti del Kenya per la fine di marzo 2023, è improbabile che le condizioni di siccità cambino abbastanza rapidamente da consentire miglioramenti nella sicurezza alimentare prima del secondo semestre del 2023.
Il cambiamento climatico ha influenzato le piogge e il suolo
Il cambiamento climatico, che ha portato a un innalzamento delle temperature di 1,2°C a causa delle emissioni di gas serra, sta influenzando i fenomeni atmosferici. Secondo i ricercatori la stagione delle cosiddette “piogge lunghe”, che tra marzo e maggio sperimenta la maggior parte delle precipitazioni annuali, starebbe diventando più secca. Contemporaneamente, quella delle cosiddette “piogge brevi”, che da ottobre a dicembre si caratterizza per precipitazioni meno intense e più variabili, starebbe diventando più umida. Osservando i modelli climatici, i ricercatori hanno evidenziato come “eventi di bassa piovosità come quelli attualmente osservati nelle piogge lunghe sono divenuti circa due volte più probabili a causa del cambiamento climatico indotto dall’uomo”.
Ma non è tutto. Il riscaldamento globale, infatti, impatterebbe anche sulla siccità agricola, ovvero il deficit di umidità del suolo, strettamente legato ai cambiamenti dei fattori atmosferici e alla propensione all’evapotraspirazione del terreno.
“Abbiamo scoperto che, come risultato del cambiamento climatico indotto dall’uomo, la combinazione di scarse precipitazioni ed elevata evapotraspirazione, così inusuale come le condizioni recenti, non avrebbe portato affatto alla siccità in un mondo più freddo di 1,2°C“, spiegano i ricercatori. Che aggiungono: l’eccezionale siccità sperimentata “è dovuta principalmente al forte aumento della capacità evaporativa causata dalle temperature più elevate”. In queste condizioni, “una stima prudente è che tali siccità siano diventate circa 100 volte più probabili”.
Il problema è globale
Lo studio sul Corno d’Africa segue un’analisi diffusa lo scorso anno dallo stesso World Weather Attribution secondo il quale la siccità che ha colpito l’Europa nell’estate del 2022 non sarebbe stata possibile senza il cambiamento delle temperature. “La crisi climatica aveva reso almeno 20 volte più probabile la siccità record che ha colpito l’emisfero settentrionale quest’estate”, aveva scritto nell’occasione il quotidiano britannico Guardian commentando la ricerca. “Senza il riscaldamento globale causato dall’uomo, l’evento avrebbe potuto essere previsto solo una volta ogni quattro secoli”.
Quest’anno, inoltre, uno studio dell’Istituto di Fisica Atmosferica (IAP) dell’Accademia delle Scienze Cinese ha ipotizzato che la recente siccità agricola che ha colpito l’Asia centrale due anni fa rappresenti il sintomo di una tendenza di lungo periodo destinata a trovare ulteriore conferma in futuro.
Determinante l’aumento dell’evaporazione e la conseguente riduzione dell’umidità del terreno dovuta al clima. Un fenomeno che non sarebbe più compensato dai cicli metereologici – tra cui il riscaldamento della superficie marina legata alle fasi dell’oscillazione interdecennale del Pacifico – e che continuerebbe quindi a manifestarsi in modo continuativo.