In sei decenni i fenomeni improvvisi di siccità sono aumentati nel 74% delle regioni del Pianeta, sostiene uno studio cinese. Il cambiamento climatico resta il principale fattore critico
di Matteo Cavallito
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La siccità lampo, ovvero il fenomeno della carenza idrica improvvisa, starebbe diventando sempre più frequente su scala globale a causa del cambiamento climatico. Ad affermarlo lo studio di un gruppo di ricercatori cinesi guidati dal docente della National Natural Science Foundation of China, Xing Yuan, e pubblicato sulla rivista Science. Questi fenomeni, notano gli studiosi, stanno sostituendo progressivamente i loro omologhi di lungo periodo ponendo implicitamente particolari difficoltà di previsione e gestione.
L’indagine ha preso in esame i dati sull’umidità del suolo in tutto il mondo dal 1951 al 2014 e ha calcolato il tasso di inaridimento dei terreni all’inizio e alla fine dei periodi critici. Secondo i ricercatori, il riscaldamento globale indotto dall’uomo resta la causa principale di questa tendenza che si caratterizza per l’insorgenza di ondate di calore più estreme nel confronto con quelle che accompagnano le siccità stagionali classiche.
Colpito il 74% delle regioni del Pianeta
“Le siccità improvvise si sono verificate frequentemente in tutto il mondo, con una manifestazione rapida che sfida le capacità di monitoraggio e previsione del fenomeno”, osserva la ricerca. “I ritmi di intensificazione sono aumentati su scale temporali sub-stagionali e si è verificata una transizione verso un maggior numero di siccità improvvise nel 74% delle regioni globali identificate dal Rapporto speciale sugli eventi estremi negli ultimi 64 anni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU”.
In futuro, inoltre, “si prevede che la transizione si estenderà alla maggior parte delle aree terrestri, con aumenti maggiori negli scenari a più alte emissioni”. Questi risultati “sottolineano l’urgenza di adattarsi a siccità più rapide in un futuro caratterizzato da temperature elevate”. Il fenomeno è evidente soprattutto in Asia orientale e settentrionale, in Europa, in Australia, nel Sahara e nella costa occidentale del Sud America.
Verso una siccità di lungo periodo
Quello della siccità improvvisa è un concetto molto recente, sottolineano i ricercatori. Il fenomeno era stato descritto già all’inizio di questo secolo ma l’attenzione degli scienziati si sarebbe manifestata con un certo ritardo. A colpire l’attenzione degli osservatori è stata la grave siccità statunitense dell’estate 2012, considerata una delle peggiori dagli Anni ’30 del Novecento e capace di produrre perdite economiche per oltre 30 miliardi di dollari.
“Una delle caratteristiche distintive di questo evento è stata la sua insorgenza estremamente veloce: molte località sono passate da condizioni di assenza di siccità a situazioni di estrema criticità nel giro di un mese”, ricorda lo studio.
Questa carenza idrica non era stata prevista da alcun modello di analisi preventiva. A questo proposito, notano ancora gli autori, è opportuno osservare come alcune siccità improvvise possano essere considerate come la fase iniziale di un fenomeno a lungo termine, “i cui impatti sono amplificati da un successivo e persistente periodo di grave secchezza”. Anche quando non evolvono verso la siccità stagionale, questi eventi hanno in ogni caso un impatto sostanziale sulla crescita della vegetazione e possono innescare fenomeni estremi come ondate di caldo o incendi.
Il cambiamento climatico è il principale fattore
Le conclusioni dello studio si affiancano a quelle di un recente rapporto diffuso dal Global Water Monitor Consortium, un’iniziativa dell’Australian National University, secondo il quale il riscaldamento globale starebbe alterando il ciclo dell’acqua con conseguenze evidenti per l’ambiente e gli esseri umani. I ricercatori cinesi prevedono che le siccità improvvise aumenteranno ulteriormente causando l’evaporazione dell’acqua dal suolo e dalle piante nell’atmosfera.
“L’aumento della velocità di insorgenza della siccità deriva principalmente dall’intensificazione del deficit di pioggia e dall’aumento dell’evapotraspirazione causata dal cambiamento climatico antropogenico, che asciuga rapidamente il suolo e crea le condizioni ideali per le ondate di calore”, osserva la ricerca.
La transizione verso eventi improvvisi di carenza idrica, inoltre, può avere impatti irreversibili sull’ambiente terrestre. Proprio per via della rapidità che caratterizza questi fenomeni, infatti, “gli ecosistemi potrebbero non avere il tempo sufficiente per adattarsi all’improvviso insorgere di forti deficit idrici e di temperature estreme, con una conseguente rapida riduzione della loro produttività”, conclude lo studio.