6 Febbraio 2023

Lo spiegano gli scienziati del Global Water Monitor Consortium. Crescono le precipitazioni estreme concentrate in periodi brevi. E aumentano i mesi caratterizzati da piogge eccezionalmente ridotte. La crescita della durata e della severità delle ondate di calore provoca “siccità lampo” soprattutto in Europa e Cina

di Matteo Cavallito

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Il riscaldamento globale sta alterando il ciclo dell’acqua con conseguenze evidenti per l’ambiente e gli esseri umani. Lo rivela un rapporto diffuso dal Global Water Monitor Consortium, un’iniziativa dell’Australian National University. “A livello globale, l’aria sta diventando più calda e secca, il che significa che la siccità e le condizioni di rischio per gli incendi si stanno sviluppando più velocemente e più frequentemente”, ha dichiarato Albert Van Dijk, docente dello stesso ateneo australiano e co-autore della ricerca.

“Abbiamo osservato da vicino il ciclo globale dell’acqua analizzando immagini di oltre 40 satelliti che monitorano continuamente l’atmosfera e la superficie terrestre“, ha precisato in un editoriale pubblicato dal network locale The Conversation. Combinando le informazioni raccolte con i dati provenienti da migliaia di stazione meteo, gli autori hanno così potuto delineare un quadro complessivo del fenomeno a livello globale.

Un cambiamento nelle piogge

Al momento, ricorda Van Dijk, i dati raccolti non evidenziano un cambiamento nella media delle precipitazioni globali. Alcune tendenze tuttavia iniziano a emergere chiaramente e a destare una certa preoccupazione. A crescere, ad esempio, è l’incidenza dei fenomeni più estremi. Ovvero, semplificando, dei momenti in cui le piogge sono troppo abbondanti, al punto da far aumentare il rischio alluvioni, o eccessivamente scarse, tanto da innescare fenomeni di siccità.

“Il numero delle volte in cui sono stati superati i record di precipitazioni mensili elevate in uno dei 4.687 bacini idrografici osservati è stato il più alto dal 2010 superando del 14% il numero medio rilevato tra il 1995 e il 2000″, si legge nello studio. La ricerca, inoltre, “ha mostrato che i trend di crescita delle precipitazioni estreme su periodi più brevi (cinque giorni o meno) sono diventati più frequenti rispetto alle tendenze alla diminuzione”.

Quanto ai periodi più secchi, notano gli autori, “Il numero di volte in cui sono stati superati i record negativi di precipitazioni mensili è stato il terzo più alto dal 1979 superando del 12% la media 1995-2000. Il maggior numero di primati di basse precipitazioni annuali è stato battuto negli ultimi tre anni, e sembra esserci una tendenza a lungo termine verso un incremento dei mesi caratterizzati da piogge eccezionalmente ridotte”.

Un problema globale

A caratterizzare il 2022 è stata l’azione de La Niña, il fenomeno del raffreddamento delle acque nel Pacifico tropicale centrale e orientale che si accompagna al riscaldamento nel Pacifico occidentale. Il risultato è stata la diffusione delle inondazioni che hanno interessato un’area enorme compresa tra l’Iran e la Nuova Zelanda.

“Le alluvioni più devastanti si sono verificate in Pakistan, dove circa 8 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case a causa delle massicce esondazioni del fiume Indo”, scrive Van Dijk.

Per contro le piogge sono state decisamente più scarse sull’altra sponda del Pacifico. Non sorprende in questo senso la siccità registrata negli Stati Uniti occidentali e in parte dell’America centrale con i livelli dei laghi scesi ai loro minimi storici.

Nel 2022 il numero di volte in cui sono stati battuti i record negativi di precipitazioni mensili è stato il terzo più alto dal 1979. Fonte: © Australian National University, 2023, licensed by the Global Water Monitor Consortium under a Creative Commons Attribution 4.0 International licence

Nel 2022 il numero di volte in cui sono stati battuti i record negativi di precipitazioni mensili è stato superiore alla media 1995-2005 per l’undicesimo anno consecutivo. Fonte: © Australian National University, 2023, licensed by the Global Water Monitor Consortium under a Creative Commons Attribution 4.0 International licence

Aria calda e siccità

A preoccupare gli osservatori è inoltre la crescita della temperatura dell’aria. Nel corso ultimo anno è stata mediamente superiore alla media 1995-2005 di 0,56 gradi centigradi. Si tratta del dato più basso dal 2018. Una peculiarità che tuttavia non deve trarre in inganno: il 2022 infatti è stato il settimo anno più caldo dal 1979.

“Il numero di volte in cui sono stati superati i record di temperatura media mensile più elevata è stato inferiore ai quattro anni precedenti, ma comunque superiore alla media 1995-2005 per l’11° anno consecutivo”, si legge nello studio.

Le conseguenze sono già evidenti. Ad aumentare è la durata e la severità delle ondate di calore. Queste ultime provocano in Europa e in Cina, in particolare, la cosiddetta “siccità lampo” che si verifica quando l’aria calda determina la rapida evaporazione dell’acqua nel suolo. Il fenomeno colpisce le colture del terreno ma anche la tenuta delle foreste, sempre più soggette al dilagare degli incendi. Un circolo vizioso destinato a continuare in mancanza di un’inversione di tendenza nel cambiamento climatico. “Fino ad allora continueranno a essere battuti nuovi record per le ondate di calore, i nubifragi, le siccità improvvise, gli incendi e lo scioglimento dei ghiacci”, conclude Van Dijk.