14 Gennaio 2021

Primi risultati del “Progetto Torbiere”. Gli episodi alluvionali recenti nell’Appennino settentrionale messi a confronto con quelli di migliaia di anni fa: le temperature attuali risultano simili alle fasi calde del Massimo Termico dell’Olocene. Probabile un aumento degli eventi meteo estremi

di Emanuele Isonio

 

Ascolta “L’autunno farà sempre più rima con alluvioni e inondazioni. Ce lo dicono le torbiere” su Spreaker.

Inondazioni, alluvioni e, più in generale, gli eventi estremi minacciano di colpire ancor di più il nostro Paese a causa dell’innalzamento delle temperature. Un’ulteriore conferma arriva da un’indagine piuttosto particolare in corso da anni sull’Appennino settentrionale. Il suo obiettivo? Prevedere che cosa ci attende nel futuro a causa dei cambiamenti climatici, osservando il passato remoto della terra. Più precisamente: scavando nel terreno per osservare che cosa avvenne sulla superficie terrestre nei millenni scorsi.

Alcune aree più di altre permettono di portare avanti questo tipo di indagine: le torbiere sono probabilmente le migliori. Sono infatti ambienti preziosi e peculiari nei quali la sostanza organica non si decompone e si accumula, in condizioni di saturazione d’acqua e assenza di ossigeno. Il materiale vegetale che si forma, derivato dal ciclo biologico delle piante, si accumula progressivamente, insieme ai sedimenti dei bacini lacustri che le accompagnano. Per la loro rarità, sono aree protette. Sono infatti di grande interesse per studi scientifici multidisciplinari. Tra di essi, particolarmente interessanti quelli sull’evoluzione del clima, trattandosi di veri e propri archivi naturali.

Il progetto Torbiere dell’Emilia Romagna

Dal 2017 l’Emilia Romagna, attraverso il proprio Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli e l’Agenzia regionale di protezione ambientale, sta studiando questi ambienti montani, attraverso il Progetto Torbiere. “Mediante la composizione dei sedimenti del sottosuolo, questi ‘archivi naturali’ – spiegano i ricercatori – registrano e hanno registrato gli effetti geologici delle intense precipitazioni, tra cui quelle classificate come eventi estremi”. Sono considerate eventi estremi le piogge di eccezionale intensità che si verificano ormai sempre più spesso. Esattamente come accaduto nelle imponenti alluvioni che hanno colpito nel 2014 e nel 2015 la Val Parma e la Val Nure, nell’Appennino Tosco-emiliano.

Per poter comparare la situazione attuale con quella dei millenni scorsi, i geologi emiliani hanno realizzato tre carotaggi. Il primo, nel 2017, ha coinvolto il Lago Moo; il secondo l’anno successivo, la piana lacustre di Lagdei e infine, l’ultimo, a settembre scorso, la torbiera di Febbio-Pianvallese. Tre sondaggi svolti all’interno di aree della Rete Natura 2000, dato l’elevato valore ecosistemico delle torbiere.

Temperature in crescita di 4,3 gradi ogni 100 anni

I primi risultati, resi noti a fine 2020, sono ricchi di informazioni preziose. Per validarli scientificamente e renderli utilizzabili a supporto delle strategie per l’adattamento al climate change sono stati pubblicati sulla rivista online “Climate of the Past” collegata all’European Geoscience Union, organizzazione internazionale per la ricerca applicata nel campo delle Scienze della Terra, Ad essa sono iscritti oltre 20mila membri.

L’indagine ha evidenziato ad esempio che la temperatura estiva attuale dell’Appennino settentrionale è paragonabile a quella registrata durante l’Optimum climatico dell’Olocene, un periodo caldo protrattosi all’incirca tra 9mila e 5mila anni fa, con un picco termico massimo attorno a 8mila anni fa. “L’andamento della temperatura nell’area – spiega la ricerca – calcolato in base ai valori del mese di luglio nel periodo 1961-2018 è di 4,3°C superiore ogni 100 anni ed è probabile che sia uno dei più alti registrati nell’Olocene”.

Precipitazioni estreme sempre più frequenti in autunno e inverno

Il maggiore calore ha un legame molto stretto con gli eventi di precipitazioni estreme: ne favorisce la frequenza, come accaduto anche nel passato durante l’Olocene e nel periodo successivo alla Piccola Era Glaciale fino all’attuale. L’aumento degli eventi estremi di precipitazione, in risposta a un aumento delle temperature, è già rilevabile soprattutto dove la disponibilità di umidità non è limitata, come in autunno. “Come tendenza – prevedono i ricercatori – si ipotizza che l’aumento dell’intensità delle precipitazioni sarà evidente in mesi con masse d’aria più fredde e umide, come nei mesi invernali. Ma ci sarà una graduale estensione anche verso l’inverno. Al contrario, in estate, l’aumento della temperatura in condizioni di limitazione dell’umidità indurrà una diminuzione della frequenza e dell’intensità delle precipitazioni”.