L’agroindustria danneggia clima, suoli e salute. L’associazione ambientalista Legambiente ha presentato una lista di 10 punti utili a favorire una transizione verso modelli di agricoltura a basso impatto
di Emanuele Isonio
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Dovrebbe servire per sfamare la popolazione mondiale ma da troppi decenni l’agricoltura mette sotto pressione le risorse naturali del Pianeta, distruggendole. Fa infatti perdere biodiversità ai territori, ricchezza ai suoli e contribuisce in modo determinante ai cambiamenti climatici. E, in un circolo vizioso, finisce per trasformarsi essa stessa in vittima, a causa delle ondate di calore, della siccità crescente, delle alluvioni e degli eventi meteorologici estremi. Risultato: la produzione di tutte le coltivazioni non irrigue dell’Europa mediterranea sono destinate a calare del 50% entro i prossimi 30 anni.
I danni dell’agricoltura intensiva
Una situazione preoccupante, figlia dello strapotere dell‘agricoltura intensiva basata sulle monocolture, responsabile principale dei gas climalteranti in atmosfera (come tutto il settore dei trasporti messi insieme): il comparto agricolo, secondo i dati del World Resources Institute, causa infatti l’11% dei gas serra (e, per di più, il dato è in crescita del 14% rispetto a 20 anni fa). Se poi si aggiungono anche le emissioni prodotte dal settore degli allevamenti, il dato totale aumenta fino al 25%.
I vantaggi dell’agroecologia
Per invertire la rotta sono essenziali investimenti in sostenibilità delle filiere, uso delle rinnovabili, lotta agli sprechi energetici e idrici, diffusione delle colture biologiche. E gli interventi sono sempre più improcrastinabili. Alcuni di questi sono finiti in un vero e proprio decalogo dell’agroecologia, stilato dall’associazione ambientalista Legambiente. Uno strumento utile per rilanciare e rendere più resiliente il made in Italy di qualità. “L’agroecologia – spiega Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente – può rappresentare un percorso per le produzioni italiane di qualità. È un tipo di agricoltura capace di sposare natura, biodiversità, tecnologia e riesce ad essere competitiva a livello nazionale e internazionale, fornendo ai consumatori cibi sani e rispettosi del capitale naturale”.
Il primo terreno di prova di questa conversione deve essere quello della nuova Politica Agricola Comune che le istituzioni della Ue stanno per approvare. “I 400 miliardi della nuova PAC – osserva Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – devono favorire la transizione verso l’agroecologia, e i fondi del Recovery Plan che le si aggiungeranno, essere destinati a un reale cambio di passo in chiave ambientale”.
Stop agli incentivi ad agricoltura e allevamenti intensivi
Uno dei passaggi cruciali è far cessare i sussidi a pioggia. Questi ultimi hanno infatti caratterizzato negativamente la precedente PAC nel settennio 2014-2020 e che rischiano di compromettere il futuro dell’intero settore. “Quasi 60 miliardi di euro dei contribuenti dell’UE – ricorda Ciafani – vengono spesi ogni anno per finanziare agricoltura e zootecnia intensive. Serve, invece, scommettere, su un sistema che aiuti gli agricoltori nella transizione verso un modello sostenibile a lungo termine, trasformando quei sussidi in incentivi che favoriscano la riduzione degli impatti su acqua e aria, la conservazione della fertilità del suolo, come stabilito nelle strategie dell’Unione europea Farm to fork e Biodiversità. Queste sono la riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci e del 20% dei fertilizzanti entro il 2030, il taglio del 50% dei consumi di antibiotici per gli allevamenti, il 40% di superfici agricole convertite a biologico e la trasformazione del 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità e habitat naturali. Legambiente chiede quindi che siano incorporate nella PAC in maniera vincolante”.
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I 10 punti del decalogo per l’Agroecologia circolare
Il decalogo per l’Agroecologia è stato presentato durante il Forum per l’Agroecologia circolare, organizzato dall’associazione con i patrocini dei ministeri dell’Ambiente, delle Politiche agricole e della Regione Lazio. Questi in sintesi i suoi 10 punti:
1. Agricoltura biologica
Puntare con decisione allo sviluppo del comparto a partire dall’approvazione della proposta di legge ancora ferma al Senato.
2. Agricoltura integrata
Alzare l’asticella dell’agricoltura integrata attraverso innovazione e ricerca secondo il modello agroecologico, riducendo fortemente input negativi.
3. Salute dei suoli
Incrementare la sostanza organica ed aumentare la fertilità dei suoli, contribuendo allo stoccaggio di carbonio attraverso buone pratiche agricole e rotazione di colture.
4. Biodiversità
Proteggere habitat naturali e tutelare insetti impollinatori indispensabili per biodiversità agricola e naturale.
5. Allevamenti
Ridurre carichi zootecnici e allevamenti intensivi responsabili di due terzi emissioni settore, favorendo modelli sostenibili di allevamento. Essi sono infatti in grado di migliorare benessere animale, riducendo importazione mangimi e foraggi causa di deforestazione.
6. Acqua ed energia
Ridurre fortemente i consumi idrici ed energetici del comparto e abbattere l’utilizzo di molecole di sintesi dal campo alla tavola, unendo pratiche tradizionali a sperimentazione agronomica e innovazione digitale, per rendere sostenibile l’intera filiera agroalimentare.
7. Rinnovabili
Incentivare l’utilizzo delle rinnovabili in agricoltura in ottica di multifunzionalità. Dal solare termico al biogas al biometano, passando dalla promozione dell’agrivoltaico – che unisce produzione energetica del fotovoltaico con la coltivazione agricola – e dalla riconversione del parco macchine agricolo per renderlo più efficiente e meno inquinante.
8. Stop plastica
Porre un freno al consumo di plastica in agricoltura, favorendo il riciclo di imballaggi, l’utilizzo di bio-materiali e l’eco-packaging.
9. Aree interne
Promuovere l’agricoltura come collante sociale, presidio territoriale e antidoto al dissesto idrogeologico nelle aree interne, marginali, collinari e montane particolarmente colpite dal fenomeno dell’abbandono.
10. Legalità
Rispettare e difendere i diritti dei lavoratori del comparto agricolo, contrastando le agromafie e il fenomeno del caporalato.