9 Giugno 2023

Il processo di biofortificazione a base di zinco funziona con gli ortaggi più piccoli. Secondo i ricercatori della Penn State University la semplice immersione dei semi in una soluzione garantisce ottimi risultati

di Matteo Cavallito

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La biofortificazione dei semi realizzata con l’impiego di zinco produce piccole piante mature in grado di contrastare la malnutrizione su scala globale. Lo sostengono alcuni ricercatori della Penn State University. L’indagine si è concentrata sui cosiddetti microgreens, ovvero gli ortaggi raccolti a breve distanza dalla semina che sono particolarmente ricchi di nutrienti, vitamine, minerali e antiossidanti.

“I microgreens e i germogli sono simili ma non sono la stessa cosa”, sottolinea una nota della stessa università americana. “Il germoglio è il primo stadio del ciclo di vita dopo la maturazione del seme. Quando la crescita supera la fase del primo germoglio e della prima radice, si passa allo stadio di microgreen. I microgreens sono essenzialmente piante mature in miniatura, con foglie, steli e radici”.

La biofortificazione

La biofortificazione è il processo di coltivazione pensato per incrementare il valore nutrizionale delle piante a partire dal seme. Secondo Francesco Di Gioia, professore di scienze delle colture vegetali e coordinatore del gruppo di ricerca, la semplice immersione dei semi in una soluzione di zinco si rivela efficace per produrre microgreens particolarmente nutrienti.

Il tutto, va da sé, senza la necessità di ricorrere all’ingegneria genetica. Aprendo la strada, al contrario, a una strategia facilmente replicabile ovunque.

“Stavamo pensando a come aumentare il contenuto di zinco nei microgreens, sviluppando un metodo molto semplice che la gente potesse usare a casa con un ‘kit di coltivazione’ che potesse essere consegnato in una situazione di emergenza”, ha spiegato Pradip Poudel, dottorando e co-autore dello studio. “Sarà importante includere una fonte di fertilizzante per lo zinco, in modo che le persone debbano solo mettere a bagno i semi prima di farli germogliare”.

L’esperimento

L’esperimento è stato realizzato nel 2021 in una serra dell’Università della Pennsylvania. Gli autori hanno immerso i semi nella soluzione a base di zinco misurando successivamente la concentrazione dell’elemento nei microgreens dei piselli e dei girasoli.

“I semi immersi in una soluzione di solfato di zinco a 200 parti per milione hanno determinato un maggiore accumulo dell’elemento sia nei microgreens dei piselli (+126,1%) che in quelli dei girasoli (+229,8%)”, si legge nella ricerca.

“Tuttavia, un effetto antagonista sull’accumulo di altri micronutrienti (ferro, manganese e rame) è stato osservato solo nei microgreen di piselli”. Gli autori, inoltre, hanno osservato come l’immersione dei semi in soluzioni di solfato e ossido di zinco a concentrazioni più elevate avesse ridotto l’acido fitico nei microgreens di entrambe le piante. L’acido fitico è considerato potenzialmente dannoso poiché limita l’assorbimento di importanti nutrienti.

Una risorsa contro la fame nascosta

L’interesse per la biofortificazione è aumentato negli anni di fronte al fenomeno della cosiddetta “fame nascosta”, ovvero la carenza di micronutrienti nella dieta umana. Questa mancanza può essere il risultato del degrado del suolo che genera a sua volta una perdita di sostanze nutritive nei frutti della terra.

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, citate dalla BBC, la fame nascosta interesserebbe soprattutto l’Asia meridionale, il Sudamerica e l’Africa Subsahariana.

La soluzione proposta dai ricercatori della Penn State potrebbe rivelarsi utile per affrontare questo problema. Ma anche, sostengono i ricercatori, per fornire una soluzione, per lo meno nel breve periodo, in caso di catastrofe globale. Ovvero, nell’eventualità in cui un evento dirompente dovesse mettere a rischio la produttività agricola.