28 Giugno 2022

Il World Economic Forum evidenzia il nesso tra la salute del suolo e il contrasto al cambiamento climatico. Fondamentale sostenere gli agricoltori remunerando le pratiche a tutela dei terreni e del clima

di Matteo Cavallito

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Il degrado del suolo, un fenomeno che interessa il 40% delle terre emerse a livello globale, rappresenta una minaccia per il clima e per la sicurezza alimentare. Lo ha affermato in questi giorni il World Economic Forum (WEF). La presa di posizione assume un significato particolare di fronte alla concomitante emergenza vissuta dalle nazioni in via di sviluppo, colpite dal rialzo dei prezzi delle materie prime e dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

Ad oggi, come rileva la Convenzione ONU Contro la Desertificazione, il deterioramento delle condizioni del terreno impatta sulla vita di un essere umano su due. Per questo, ha ricordato la stessa agenzia delle Nazioni Unite attraverso il suo Segretario Esecutivo Ibrahim Thiaw, “dobbiamo ripensare con urgenza i nostri sistemi alimentari globali, che sono responsabili dell’80% della deforestazione, del 70% dell’utilizzo di acqua dolce e sono la causa principale della perdita di biodiversità”.

Quel nesso tra suolo sano e clima

Il Forum, in particolare, evidenzia il nesso tra la salute del suolo e il contrasto al cambiamento climatico. Il collegamento si colloca ovviamente nella capacità del terreno sano di sequestrare il carbonio prevenendone la dispersione nell’atmosfera. In questo quadro gli agricoltori possono svolgere un ruolo decisivo applicando buone pratiche di gestione. Tra queste la diversificazione delle piante – in contrasto con la monocoltura intensiva – e l’uso di additivi naturali come il biochar.

Realizzato attraverso un processo di carbonizzazione di materie prime organiche, il biochar è un prodotto di origine biologica vegetale capace di trattenere l’umidità. Ma anche di distribuire i nutrienti più lentamente e creare condizioni idonee per lo sviluppo dei microrganismi del suolo. Pur non potendo essere considerata una panacea per i problemi dei terreni, l’applicazione della sostanza si è dimostrata utile per incrementare il contenuto di carbonio organico e la fertilità del suolo. E, come tale, merita di essere studiata a fondo in questi anni per individuarne tutte le potenzialità.

Il sostegno agli agricoltori vale il 6% di CO2 in meno

Il sostegno a queste iniziative è altrettanto importante. Una recente indagine a cura dello stesso WEF condotta presso gli agricoltori europei, ha evidenziato come questi ultimi lamentino tipicamente l’esistenza di difficoltà a livello economico e gestionale, sottolineando al tempo stesso una adozione disomogenea delle tecnologie e patendo gli effetti della frammentazione delle politiche a livello nazionale.

Il risultato è l’impossibilità di cogliere un’opportunità di enorme valore, come certificato dalle stime dell’organizzazione.

Nell’Unione Europea, ad esempio, “il sostegno agli agricoltori chiamati a intraprendere azioni mirate per il clima consentirebbe di ridurre del 6% le emissioni di gas serra, di ripristinare la salute del suolo su oltre il 14% dei terreni agricoli e di aumentare il reddito degli operatori del settore con un incremento annuale compreso tra 1,9 e 9,3 miliardi di euro”.

Il suolo sano va retribuito

Il WEF, infine, ha sottolineato l’importanza della retribuzione delle pratiche agricole rispettose del suolo e del clima. Dal 2024, ricorda l’organizzazione, gli agricoltori del Regno Unito saranno ricompensati se la qualità dei loro terreni raggiungerà standard più elevati. E non si tratta di un caso isolato.

Nella stessa logica, infatti, rientrano anche le nuove norme allo studio della Commissione Europea. In un rapporto pubblicato nel 2021, la Commissione ha ricordato come l’agricoltura sia responsabile di circa il 10% delle emissioni totali di gas serra dell’UE riconoscendo l’importanza del carbon farming, ovvero delle buone pratiche agricole che contribuiscono all’incremento del sequestro di carbonio e che, come, tali dovrebbero essere retribuite secondo schemi basati sui risultati raggiunti. Nell’aprile di quest’anno il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato le conclusioni espresse dalla Commissione precisando di attendersi una proposta legislativa sul tema entro la fine dell’anno.