22 Febbraio 2022

Un caso di contaminazione nel Michigan fa suonare l’allarme sui pericoli di questi prodotti chimici che possono infiltrarsi nel terreno entrando nel ciclo della filiera. La linea morbida delle autorità USA non convince, rileva il quotidiano britannico

di Matteo Cavallito

Listen to “Guardian: allarme dagli USA sui prodotti chimici nella carne e nel suolo” on Spreaker.

Per ora si parla di incidente isolato ma le preoccupazioni restano, soprattutto alla luce delle denunce raccolte in passato. Siamo in Michigan, negli Stati Uniti, dove nel mirino della autorità locali è finita l’iconica carne di manzo, risultata contaminata dalla presenza eccessiva di alcuni prodotti chimici notoriamente pericolosi. L’incidente, per ora, coinvolge un’azienda che riforniva le scuole locali e chiama in causa i PFAS o sostanze perfluoro alchiliche, composti nocivi e persistenti (chiamati, non a caso, forever chemicals) capaci di insinuarsi nel suolo entrando così nel ciclo dell’agricoltura e dell’allevamento.

“La notizia arriva dopo che nel 2019 le associazioni dei consumatori avevano avvertito che l’uso di fanghi di depurazione carichi di PFAS avrebbe potuto contaminare latticini, manzo, colture e altri prodotti alimentari”, scrive il Guardian. “Tuttavia, all’epoca l’ente regolatore del settore agricolo del Michigan aveva assicurato pubblicamente agli allevatori dello Stato che la sua agenzia non avrebbe testato il latte per individuare la presenza di sostanze chimiche tossiche evitando così di causare danni economici a un’industria da 15 miliardi di dollari“. Oggi, prosegue il quotidiano britannico, “i consumatori sostengono che i loro timori potrebbero essersi avverati”.

La vicenda

La storia, spiega la stampa locale, risale alla fine di gennaio quando i dipartimenti della salute e dell’agricoltura del Michigan hanno emesso un avviso comune sui pericoli del consumo prolungato della carne bovina della Grostic Cattle Company, un’azienda attiva da circa un secolo. L’analisi dei campioni, infatti, ha rivelato una presenza compresa tra 0,98 e 2,48 parti per miliardo di un composto noto come perfluoroottansolfonato. Il provvedimento rappresenta solo un formale “invito alla cautela”. Visto che i livelli di concentrazione non sono risultati abbastanza alti da imporre il ritiro del prodotto. Il consumo prolungato di questa carne, notano tuttavia le autorità, potrebbe comportare un rischio per la salute.

All’origine del problema vi sarebbe la contaminazione dei biosolidi, ovvero i prodotti finali del processo di trattamento delle acque reflue comunali. Questi fanghi di depurazione, acquistati dalla Grostic tra il 2010 e il 2015, sono utilizzati abitualmente come fertilizzanti.

Prodotti chimici dannosi per la salute

La sostanza individuata rientra nella più ampia categoria dei composti perfluoro alchilici, usati nel trattamento di tessuti, carta, imballaggi alimentari e di molto altro ancora. Il loro ampio utilizzo, ricorda l’Agenzia americana per la Protezione dell’Ambiente, contribuisce alla loro ampia diffusione. Al punto che “molti PFAS si trovano nel sangue di persone e animali in tutto il mondo”.

Negli anni, nota il Guardian, la loro presenza è stata rilevata anche “nei pesticidi, nella pioggia, negli imballaggi e nell’acqua usata per le colture”. I test, inoltre, “stanno riscontrando sempre più spesso i PFAS in verdure, frutti di mare, carne, latticini e alimenti trasformati”. Questi prodotti chimici, inoltre, “sono correlati anche a una serie di gravi problemi di salute come il cancro, le malattie del fegato, i problemi ai reni, il colesterolo alto, i difetti di nascita e l’indebolimento del sistema immunitario”.

Autorità americane sotto accusa

Alla luce di tutto questo non sorprende che le polemiche abbiano investito la stessa Agenzia del Farmaco statunitense, la Food And Drug Administration. L’ente, scrive infatti il Guardian, “conduce solo test annuali di portata limitata e recentemente ha cambiato la sua metodologia per rilevare solo livelli di contaminazione estremamente elevati, ignorando quelli relativamente bassi o moderati che pure possono ancora rappresentare un rischio per la salute”.

Inoltre, “Nel 2019, la FDA aveva individuato inizialmente 182 campioni di cibo contaminati da PFAS”, prosegue il quotidiano. “Ma, dopo aver cambiato metodo di rilevazione nel corso dello studio, la cifra è scesa a 78, inducendo i critici ad accusare l’agenzia di voler nascondere intenzionalmente il problema della contaminazione”. Ad oggi, gli imballaggi alimentari contenenti PFAS sono ancora legali negli Stati Uniti.