Il risultato del rapporto di valutazione del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo: in 20 anni, i progetti in favore dei piccoli agricoltori hanno contribuito alla mitigazione climatica, con un effetto positivo sul bilancio dell’anidride carbonica. Determinanti gli investimenti in agroecologia e agroforestazione
di Emanuele Isonio
Investire per rafforzare l’agricoltura su piccola scala non aiuta solo i tanti milioni di agricoltori in giro per il mondo e ovviamente le loro comunità. Ma offre un contributo positivo per ridurre i gas serra presenti in atmosfera. La conclusione è contenuta in un rapporto dell’IFAD (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo), dedicato alla valutazione degli impatti ambientali dei progetti finanziati nel corso degli ultimi 20 anni.
Il documento, presentato durante la COP27 di Sharm el-Sheikh, ha preso in esame un campione randomizzato di 27 progetti finanziati dall’IFAD nelle diverse macroaree mondiali. La valutazione è stata condotta come parte degli sforzi in corso per costruire un cronoprogramma che aiuterà l’IFAD ad allineare i suoi investimenti con gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi sul clima.
Dall’intero portafoglio IFAD oltre 20 milioni di tonnelate di CO2 sequestrate
In particolare, i 27 progetti oggetto degli investimenti IFAD e inseriti nel campione si sono estesi su un’area di 377mila ettari. Il gruppo riflette il peso dei finanziamenti concessi dall’Agenzia dela NAzioni Unite nei vari continenti: poco meno della metà (44,9%) in Asia e Pacifico, un quarto (26,5%) in Africa centro-occidentale, attorno al 3% sia in America latina e Caraibi, sia in Area mediterranea, Medio Oriente e Asia Centrale.
Per ogni progetto sono stati calcolati sia il bilancio di carbonio globale sia quello direttamente attribuibile all’investimento fatto. Risultato: in un periodo di 20 anni, il campione è risultato “net-negative” (ovvero ha sottratto CO2 dall’atmosfera e sequestrato in suoli e biomasse) per quasi 18 milioni di tonnellate di CO2 eq. Di queste, oltre 7,8 milioni sono legate ai fondi IFAD.
I dati ottenuti da questo campione sono stati poi utilizzati per stimare l’impatto climatico dell’intero portafoglio di progetti IFAD: il bilancio complessivo ha superato i 20,5 milioni di tonnellate di CO2eq sequestrate in 20 anni.

Bilancio delle emissioni nette legate all’intero portafoglio di progetti finanziati da IFAD. FONTE: Greehouse Gas Accounting Analysis for IFAD’s investment portfolio in the AFOLU sector, 2022.
Dall’Agenzia ONU $1,2 miliardi ai piccoli agricoltori dal 2019 al 2021
“Siamo entusiasti di questi risultati perché dimostrano che quegli investimenti contribuiscono agli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra” ha commentato Jyotsna Puri, Vicepresidente associato IFAD. “Ciò evidenzia un vantaggio molto importante ma poco riconosciuto dell’investimento nell’agricoltura su piccola scala: con i giusti sostegni, i piccoli agricoltori possono adattarsi al cambiamento climatico e aiutarci ad assorbire carbonio, mitigando il cambiamento climatico. Il loro contributo non va quindi trascurato”.
Solo nell’ultimo triennio, IFAD ha destinato finanziamenti per 1,2 miliardi di dollari ai piccoli agricoltori. Un modo per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici poiché l’aumento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi come siccità, inondazioni e cicloni mettono a rischio le loro vite e i loro mezzi di sussistenza. “È tempo che la comunità globale si unisca a noi in questo momento critico per aumentare gli investimenti climatici per i piccoli agricoltori. Producono un terzo del cibo mondiale e ricevono solo l’1,7% dei finanziamenti per il clima”, ha aggiunto Puri.
Nel rapporto vengono anche elencate le attività che contribuiscono allo sforzo di mitigazione climatica. Pratiche che includono l’agroecologia, l’agroforestazione, la gestione del suolo, il pascolo a rotazione e la produzione di bestiame e riso a basso contenuto di metano. Per ciascuna viene evidenziato quanto è rilevante la sua capacità di sequestro di CO2.

Quali sono le fonti di emissioni di gas serra e quali i serbatoi di carbonio nei progetti IFAD. FONTE: Greehouse Gas Accounting Analysis for IFAD’s investment portfolio in the AFOLU sector, 2022.
Dalle colture annuali il 54% del sequestro di CO2 nel campione IFAD
La valutazione IFAD evidenzia che la gestione delle terre coltivate con colture annuali è l’attività con il potenziale di mitigazione più elevato, con il sequestro del carbonio nei suoli che rappresenta il maggior serbatoio di CO2. Da sola questa attività ha assicurato oltre 4,2 milioni di tonnellate di CO2 eq, pari al 54% del bilancio totale del portafoglio progetti considerati nel campione. Peraltro, il rapporto ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, che “l’aumento di carbonio nei suoli ha una moltitudine di vantaggi, non sono per la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma anche in termini di adattamento e resilienza. L’aumento della materia organica del suolo migliora infatti la capacità di trattenere l’acqua nei suoli. Ci sono poi vantaggi legati all’aumento della biodiversità e della disponibilità di nutrienti nel terreno”.
Cruciale, per il risultato delle colture annuali IFAD, l’introduzione dell’agricoltura conservativa, l’uso di varietà ad alto rendimento e l’uso di letame. “Tutte queste attività – si legge nel documento – hanno portato a a maggiori apporti di materia organica al suolo, direttamente (letame) o indirettamente attraverso l’aumento della produttività delle piante”.

Bilancio della CO2 dei progetti IFAD suddiviso per settore di attività. FONTE: Greehouse Gas Accounting Analysis for IFAD’s investment portfolio in the AFOLU sector, 2022.
Il potenziale di sequestro per ettaro più alto? Dalle zone umide costiere
Il gruppo delle attività con potenziali più elevati di sequestro di carbonio comprende anche la gestione forestale (-1,6 milioni di tonnellate di CO2 eq) e le colture perenni in aree nelle quali non esisteva precedente copertura vegetale e arborea (-1,5 milioni di tonnellate di CO2 eq). “Le colture perenni possono offrire molteplici vantaggi ai piccoli proprietari” spiegano i tecnici IFAD. “Diversificano i loro guadagni, estendono il periodo nel quale possono generare reddito e in alcuni casi fungono da combustibili. Hanno poi una serie di vantaggi ambientali: la protezione dal sole, dal vento, dalla pioggia e dalla siccità, l’aumento degli apporti al suolo”.
Ulteriori vantaggi, anche se quantitativamente minori in termini di sequestro di carbonio, li hanno garantiti l’agroforestazione (colture intercalari nelle aree boschive) e la produzione di riso da bestiame a basso contenuto di metano.
Ci sono poi le attività di ripristino delle zone umide costiere. Queste ultime offrono un importante potenziale di mitigazione climatica, in particolare nelle zone dominate da specie legnose come le mangrovie. Il carbonio dell’ecosistema in tali zone può essere quasi il doppio di quello che si trova negli ecosistemi terrestri. Da notare che solo uno dei 27 progetti considerati nella Valutazione IFAD – in Bangladesh – includeva il ripristino delle zone umide costiere. E da solo assicura un potenziale di mitigazione ventennale di 168mila tonnellate di CO2eq. “ Ciò ha dato al ripristino delle zone umide costiere il più alto potenziale di sequestro di carbonio per ettaro all’anno di tutte le attività riportate nel campione del portfolio IFAD”.