Secondo uno studio internazionale il fosforo presente nel suolo si riduce a causa dell’esposizione prolungata ad alti livelli di CO2 in atmosfera. Il conseguente calo dei raccolti nelle risaie è una minaccia alla sicurezza alimentare
di Matteo Cavallito
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L’incremento dei livelli di CO2 in atmosfera potrebbe portare a una riduzione del fosforo nei terreni coltivati a risaia minacciando la sicurezza delle forniture alimentari in futuro. È l’ipotesi avanzata da uno studio a cura di un gruppo di ricercatori provenienti da Australia, Spagna, Canada, Stati Uniti, Francia e Cina pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.
“La nostra ricerca suggerisce che in futuro la riduzione delle rese delle colture di riso potrebbe essere particolarmente acuta nei Paesi a basso reddito senza l’apporto di fertilizzanti aggiuntivi”, ha dichiarato Dengjun Wang, professore di chimica delle acque presso la School of Fisheries, Aquaculture and Aquatic Sciences dello University College of Agriculture di Auburn, negli Stati Uniti.
La presenza di fosforo diminuisce di oltre il 20%
Wang e i suoi colleghi hanno esaminato diverse misurazioni raccolte nel corso di due esperimenti a lungo termine protrattisi rispettivamente per nove e quindici anni. Gli autori, in particolare, hanno stimato la presenza di fosforo nel suolo a seguito di un intervento di arricchimento di anidride carbonica in aria libera.
“Sebbene non siano stati osservati cambiamenti nel corso del primo anno di test, alla conclusione degli esperimenti il fosforo disponibile nel suolo era diminuito del 26,9% e del 21% rispettivamente nell’arco di 15 e 9 anni”, si legge nella ricerca.
Secondo lo studio, la riduzione può essere spiegata dalla produzione di fosforo organico nel suolo, non prontamente disponibile per le piante, e da una maggiore rimozione dell’elemento attraverso il raccolto. L’aumento dei trasferimenti di fosforo biologico, biochimico e chimico, legato quindi all’impiego dei fertilizzanti, non sarebbe sufficiente a compensare la riduzione di lungo periodo. Un fenomeno destinato ad acuirsi con il cambiamento climatico.
Un problema per la sicurezza alimentare
I risultati mostrano la presenza di un problema evidente, osserva una nota del Consiglio superiore delle ricerche scientifiche spagnolo, un ente di ricerca pubblico coinvolto nell’indagine. La CO2 presente nell’aria è la principale fonte di carbonio per le colture. La sua elevata concentrazione nell’atmosfera, però, limita nel lungo termine la presenza nel suolo del fosforo. Un elemento essenziale per il metabolismo e la crescita delle piante nei terreni agricoli.
“Quando c’è un’alta concentrazione di CO2 nell’atmosfera, le piante sfruttano il suo effetto fertilizzante nel breve termine”, spiega Josep Peñuelas, uno degli autori. “Col tempo, tuttavia, il fosforo non è più disponibile e il suolo si impoverisce, compromettendo la crescita delle piante”. Il risultato è la compromissione della sicurezza alimentare, soprattutto considerando il peso della crescita demografica globale e il ruolo centrale del riso nella dieta.
Conseguenze per i Paesi più poveri
La riduzione delle rese agricole nelle risaie, sostengono i ricercatori, si farebbe sentire soprattutto nei Paesi a basso reddito, ampliando ulteriormente le disuguaglianze economiche come conseguenza, in ultima analisi, dalla crescita delle emissioni di CO2. Il 55% delle grandi aree coltivate a risaia in Cina e in India subirà un aumento del rischio di riduzione della resa.
In termini relativi, le nazioni povere – soprattutto quelle del Sud-Est asiatico, dell’America centrale e meridionale, dell’Africa e del Medio Oriente – vivranno situazioni più critiche. In queste ultime, la quota delle risaie a maggiore rischio di riduzione della resa potrebbe raggiungere il 70%, rispetto al 52% rilevato nei Paesi a medio e alto reddito.
Non solo CO2
Sul fenomeno della riduzione del fosforo, è bene ricordarlo, non incide solo l’esposizione alla CO2. Determinante, infatti, è anche il deterioramento della salute del terreno. Nel 2020, ad esempio, un’indagine promossa dall’Università di Basilea ha rivelato che oltre il 50% della perdita globale dell’elemento in agricoltura è ascrivibile al degrado del suolo.
L’erosione, in particolare, fa defluire il fosforo dai terreni agricoli alle zone umide, ai corsi e agli specchi d’acqua (danneggiandone, per altro, l’ecosistema). L’elevato contenuto dell’elemento nelle acque – segnalato dai dati già pubblicati a livello globale – evidenzia di riflesso la perdita di quest’ultimo da parte dei terreni.