Gestire in modo efficace la presenza di acqua nel suolo è una condizione fondamentale per sviluppare un’agricoltura capace di soddisfare la domanda globale nello scenario del cambiamento climatico, rileva la FAO
di Matteo Cavallito
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Tra l’acqua e il suolo si instaura da sempre una relazione profonda che costituisce “le fondamenta dei nostri sistemi agroalimentari, del nostro ambiente e della nostra stessa esistenza”. Così il direttore generale della FAO, Qu Dongyu, in apertura dei lavori dell’ultimo Global Symposium on Soils and Water, svoltosi nei giorni scorsi.
Un nesso, quello tra i due “elementi”, che è alla base di un dibattito esteso che coinvolge il degrado del terreno, l’inquinamento e gli incendi. Ma anche la capacità di ritenzione, la gestione e la conservazione delle risorse naturali e molto altro ancora.
La salinità interessa 1 miliardo di ettari di suolo
Gestire in modo efficace il livello di umidità del suolo è una condizione irrinunciabile per sviluppare un’agricoltura capace di soddisfare la domanda globale nello scenario del cambiamento climatico, rileva la FAO. L’acqua e il terreno, in particolare, costituiscono anche il fondamento di ecosistemi sani. Per tutelare questi ultimi, non a caso, diventa quindi necessario adottare misure di salvaguardia e mitigazione per ridurre al minimo problemi come l’erosione e la compattazione.
Questi fenomeni compromettono la capacità del suolo di immagazzinare, drenare e filtrare l’acqua facendo crescere il rischio di inondazioni, frane e tempeste di sabbia o polvere.
Oggi, ricorda la FAO, “più di un miliardo di ettari di suolo sono colpiti dalla salinità e dalla sodicità, soprattutto a causa di pratiche di irrigazione e drenaggio inadeguate”. Quasi tre miliardi, inoltre, sono gli ettari per i quali esiste perlomeno un rischio.
Il nesso tra suolo, acqua e salute
In questo contesto, la promozione dell’uso sostenibile dei fattori di produzione agricoli, l’impiego di metodi di irrigazione adeguati, il miglioramento dei sistemi di drenaggio e il monitoraggio del livello di salinità forniscono una risposta efficace alla crisi climatica. I suoli sani, infatti, fungono da serbatoio di carbonio, sequestrando l’elemento dall’atmosfera. Inoltre, “la materia organica del suolo può trattenere circa 20 volte il suo peso in acqua, come dire che un metro cubo di terreno riesce a racchiudere oltre 250 chilogrammi d’acqua. Un suolo danneggiato e compattato, invece, perde quasi la metà della sua capacità di ritenzione”.
Nei sistemi agricoli basati sul contributo irriguo della pioggia, è proprio l’abilità dei terreni nel trattenere l’acqua a risultare decisiva per offrire adeguate rese.
Ma non è tutto. I suoli del Pianeta, ricorda ancora l’organizzazione ONU, filtrano e puliscono grandi quantità d’acqua, favorendo la salute umana e completando così un nesso più ampio tra i diversi fattori coinvolti. La salute del suolo, in particolare, è un tema alla base del cosiddetto approccio “One Health”, pensato per tenere insieme “aspetti quali le soglie di sicurezza per i contaminanti e il loro impatto sulla biodiversità, la qualità e la sicurezza degli alimenti, nonché il valore nutrizionale del cibo che mangiamo”.
Nuove soluzioni
Per migliorare la gestione del suolo e delle risorse idriche diventa necessario sfruttare anche il potenziale delle nuove tecniche e delle tecnologie come l’agricoltura di precisione, il telerilevamento e l’analisi dei big data. Tra gli esempi citati a margine del Simposio e nel corso del concomitante evento del 2nd Rome Water Dialogue si colloca anche il sistema WaPOR, ovvero Water Productivity through Open access of Remotely sensed derived data, di cui è stata lanciata in questi giorni la nuova versione.
WaPOR, ha spiegato l’organizzazione ONU, è un portale che “offre agli utenti dati satellitari quasi in tempo reale per tracciare il consumo idrico effettivo nei campi coltivati, le applicazioni di acqua per l’irrigazione e il valore economico aggiunto che una goccia in più può offrire tenendo conto delle variazioni stagionali e garantendo un’elevata risoluzione spaziale”.
Il sistema, in particolare, misura l’evapotraspirazione ovvero la dispersione naturale dell’acqua dal suolo all’atmosfera. In questo modo, spiega Lifeng LI, direttore della divisione Land and Water della FAO, “la piattaforma è in grado di restituire, in mappe pixelate, un’immagine di quanta biomassa e resa colturale vengano prodotte per metro cubo di acqua consumata, consentendo di calcolare la produttività idrica delle colture”.