La crescita del commercio di rifiuti recuperabili non pericolosi all’interno del mercato europeo rappresenta un’opportunità per l’economia circolare, sostiene l’Agenzia UE per l’ambiente. Il settore vale già 12 miliardi ma può crescere ancora creando nuove opportunità e migliorando la qualità del riciclo
di Matteo Cavallito
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Il commercio transfrontaliero di rifiuti riciclabili offre nuove opportunità di sviluppo per l’economia circolare. Tale strategia di gestione, infatti, permetterebbe di “individuare opzioni di trattamento ottimali dal punto di vista ambientale, consentendo la produzione di materie prime secondarie di buona qualità”. Alimenterebbe, inoltre, un mercato ampiamente inesplorato visto che ad oggi “oltre il 90% dei rifiuti prodotti nell’UE è trattato nel Paese di produzione”. Lo sostiene l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA).
In una nota diffusa nelle ultime settimane, in particolare, l’organismo con sede a Copenaghen suggerisce la necessità di riformare il regolamento UE sulle spedizioni dei prodotti di scarto. La regola, di base, si fonda sul cosiddetto “principio di prossimità” che impone il trattamento dei rifiuti nei Paesi in cui si sono generati. In questo senso, tuttavia, “i prodotti riciclabili non pericolosi dovrebbero fare eccezione”.
Dall’economia circolare vantaggi di scala
L’analisi giunge in concomitanza con la revisione, tuttora in corso, della Waste Shipment Regulation del 2006. La normativa sul commercio dei rifiuti che la UE vuole ora adeguare alle esigenze di promozione dell’economia circolare. Un paradigma fondato sulla progettazione di un ciclo di vita perpetuo dei prodotti (da recuperare proprio grazie al riciclo dei loro componenti) che può essere applicato pressoché ovunque, dalla produzione industriale alla gestione del suolo e dei processi agricoli. Alla base dell’approccio c’è la massimizzazione del valore delle attività di riciclo con la conseguente riduzione dell’estrazione delle risorse a beneficio del clima e dell’ambiente.
“Le spedizioni di rifiuti non pericolosi a scopo di riciclo”, si legge nella nota, “potrebbero essere la chiave per raggiungere questo obiettivo soprattutto nello sviluppo dei mercati delle materie prime secondarie“. Che, a loro volta, “svolgono un ruolo chiave nel soddisfare la domanda di risorse attraverso l’offerta di elementi di recupero”.
Favorire le spedizioni all’interno del mercato unico, prosegue l’Agenzia, può portare allo sviluppo di economie di scala. Ovvero a una riduzione del costo di trattamento dei rifiuti che impatta, a sua volta, sul prezzo delle materie prime secondarie. In questo modo, infine, si potrebbero creare nuove opportunità per lo sviluppo di impianti di riciclo di alta qualità e modelli commerciali economicamente competitivi.
Un mercato in crescita da 12 miliardi
Ma quanto varrebbe un mercato circolare pienamente sfruttato? Difficile fare delle stime ma i segnali raccolti finora sono promettenti. Negli ultimi 15 anni la quota di rifiuti recuperabili non pericolosi esportata dai Paesi UE all’interno dei confini dell’Unione è aumentata passando dai 42 milioni di tonnellate del 2004, pari al 5,4% del totale, ai 49,9 del 2018, equivalenti al 6,1%. Nel 2019, il valore di queste spedizioni nell’Unione Europea ha raggiunto i 12,2 miliardi di euro.
Un dato che indica la presenza di “significative opportunità per il mercato, soprattutto se sostenute da misure per la crescita della competitività”.
La riprogettazione delle attività in senso circolare, in ogni caso, offre in generale ottime prospettive per tutti i settori economici. Per le sole imprese italiane, ha segnalato ad esempio l’ultimo studio di Energy & Strategy, un centro di ricerca multi-disciplinare della School of Management del Politecnico di Milano, l’adozione di strategie manageriali votate alla circolarità potrebbe generare entro il 2030 un potenziale economico annuo da quasi 100 miliardi di euro.
Un miglior riciclo genera profitti più alti sul mercato
Il vero punto di partenza per lo sviluppo di un mercato circolare dei rifiuti a livello europeo, osserva infine l’Agenzia, è il miglioramento del sistema nazionale di gestione dei prodotti di scarto. Quest’ultimo, infatti, “è un elemento determinante nella formazione del prezzo nel mercato della spedizione dei prodotti recuperabili”.
Infatti, “la raccolta differenziata estesa e la selezione ottimale dei rifiuti a seconda dei diversi gradi di qualità producono grandi quantità di materiale relativamente omogeneo, che può essere venduto a prezzi più alti“. Per contro, “i rifiuti misti, dove i materiali migliori sono mescolati con quelli più scadenti, sono generalmente commercializzati a prezzi inferiori”.