La gestione circolare dei rifiuti organici alla base della nuova iniziativa del governo di Canberra per la rigenerazione del suolo. Importanti i benefici per il clima
di Matteo Cavallito
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Il governo federale australiano ha stanziato 80 milioni di dollari locali (circa 62 milioni di dollari USA) per la gestione circolare degli scarti. Una quota ampiamente maggioritaria del budget – 67 milioni – sarà riservata in particolare al riciclo dei rifiuti organici alimentari e organici da giardino (il cosiddetto FOGO, Food Organic and Garden Organic waste). Lo ha riferito, tra gli altri, anche la Waste Management and Resource Recovery Association of Australia (WMRR). L’operazione prevede l’istituzione di un Fondo per i suoli alimentari con l’obiettivo di destinare all’uso produttivo nei suoli agricoli il materiale comunemente diretto alla discarica.
“Tra il 2018 e il 2019, l’Australia, che ospita alcuni dei terreni più aridi del mondo, ha generato 42,9 milioni di tonnellate di rifiuti organici” ha dichiarato la CEO del WMRR, Gayle Sloan. Il FOGO rappresenta il 20% del totale. Le discariche, prosegue la Sloan, hanno accolto quasi 6,9 milioni di tonnellate di rifiuti potenzialmente recuperabili.
Dalla scelta circolare più cibo e lavoro
Notevoli, secondo l’associazione, i benefici attesi: dalla riduzione della dismissione improduttiva nelle discariche al calo delle emissioni di carbonio. Passando per una nuova spinta al settore agricolo con conseguente incremento della produzione alimentare e dei posti di lavoro nel settore. L’operazione evoca un’iniziativa simile condotta a partire dal 2019 dall’Università di Cleveland, Ohio, che ha permesso di produrre 125 tonnellate di compostaggio con un calo della CO2 in atmosfera quantificato in circa 9,5 tonnellate Il progetto ha consentito all’ateneo USA anche di limitare gli sprechi. Tema, quest’ultimo, sul quale la stessa organizzazione australiana esprime una certa sensibilità. Il contrasto allo spreco di cibo, secondo la stessa Sloan, rappresenterebbe infatti “la massima priorità nella catena dei rifiuti ed è allineato all’obiettivo nazionale di dimezzare il fenomeno entro il 2030”.
“Massimizzare l’uso di materiale riciclato”
Il fondo, che punta a finanziare anche le attività di protezione degli oceani, di mitigazione del clima e di tutela della biodiversità, dovrebbe generare, secondo il governo, 401 milioni di dollari di valore industriale e fino a 2.700 posti di lavoro supplementari. Parte delle risorse andranno anche alla realizzazione di nuovi prodotti nati dal riciclo. Favorendo, sempre secondo la Sloan, importanti passi avanti “verso le nostre aspirazioni di economia circolare”. Le prospettive di sviluppo, in questo senso, sono ampie. Il bilancio australiano, ricorda l’associazione, prevede una spesa per infrastrutture pari a 15,2 miliardi di dollari. Diventa quindi fondamentale, per tutti i soggetti coinvolti, adoperarsi per “massimizzare l’uso di materiale riciclato nei progetti”.
Impegno internazionale
Il piano australiano si colloca in un contesto internazionale caratterizzato da un crescente interesse per le potenzialità dell’economia circolare. Ma anche da un certo ritardo nello sviluppo delle soluzioni basate sul riciclo. Emblematico, in questo senso, il caso del Regno Unito dove, ha riferito una recente inchiesta del Guardian, il volume dei rifiuti inceneriti supera quello dei materiali riciclati: 11,6 milioni di tonnellate contro 10,9. Nella prima voce, incredibilmente, rientra anche l’11% del materiale separato a priori dagli stessi cittadini attraverso la raccolta differenziata.
Ma sono proprio le persistenti lentezze, al tempo stesso, ad offrire implicitamente nuovi margini di crescita. A patto, ovviamente, di realizzare ovunque nel mondo un auspicato cambio di passo. Se i governi saranno in grado di impegnarsi, conclude la Sloan, “potremo cogliere l’opportunità imperdibile di stimolare la rigenerazione nelle aree metropolitane, regionali e rurali”. Con conseguente sviluppo delle economie e dei posti di lavoro a livello locale.