La ricerca internazionale: a seguito dell’urbanizzazione le emissioni di protossido di azoto aumentano del 153%. Al tempo stesso la capacità di assorbire il metano si riduce
di Matteo Cavallito
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L’alterazione delle funzioni del suolo contribuisce all’aumento delle emissioni dal verde urbano. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology. La crescente urbanizzazione, evidenzia la ricerca, determina la conversione degli ecosistemi naturali in zone residenziali che inglobano aree verdi come parchi o prati.
“Tali conversioni influenzano le funzioni degli ecosistemi e incidono sulla biodiversità, sui servizi come la fornitura di acqua pulita e sulla mitigazione del clima”, spiega Klaus Butterbach-Bahl, docente dell’Università di Aarhus coinvolto nella ricerca in una nota diffusa dallo stesso ateneo danese. Da qui la necessità di considerare una gestione sostenibile del verde urbano per mitigare gli effetti di questo fenomeno sul clima.
L’urbanizzazione favorisce il cambiamento climatico
L’indagine, condotta da un gruppo di ricercatori internazionali provenienti anche dall’Accademia delle Scienze Cinese e dall’Università di New York, ha approfondito la relazione tra urbanizzazione, emissioni di gas serra nel suolo e clima. I ricercatori, in particolare, hanno elaborato i dati di diverse ricerche precedenti per comprendere le dinamiche di rilascio del protossido di azoto (N2O) e del metano (CH4).
Il protossido di azoto, sottolinea la nota, è un potente gas serra che contribuisce al cambiamento climatico e all’impoverimento dell’ozono stratosferico. Il metano, da parte sua, ha un effetto riscaldante.
Le emissioni di azoto crescono del 153%
La ricerca evidenzia come i suoli urbani presentino emissioni di protossido di azoto significativamente più elevate rispetto alle aree rurali. Determinanti l’aumento della deposizione dell’elemento che viene rilasciato nei processi di combustione delle fonti fossili e le condizioni alterate del suolo, come la compattazione derivante dallo sviluppo urbano.
Inoltre, la conversione di terreni naturali in aree urbane riduce la capacità del suolo di assorbire il metano, portando a concentrazioni atmosferiche più elevate di questo gas serra.
“In media, l’urbanizzazione fa crescere le emissioni di protossido di azoto nel suolo del 153%, fino a 3 kg per ettaro all’anno, mentre i tassi di assorbimento di metano si riducono del 50%, scendendo fino a 2 chili per ettaro nel medesimo periodo”, si legge nello studio. E ancora: “Su base globale, la conversione dei terreni in spazi verdi urbani ha provocato in un anno un aumento delle emissioni di protossido di azoto dal suolo pari a 460mila tonnellate e una diminuzione dell’assorbimento di metano pari a 580mila tonnellate”.
Soluzioni sostenibili
Questi fenomeni, prosegue la ricerca, “sono associati a cambiamenti nelle proprietà del suolo (densità apparente, pH, contenuto totale di azoto e suo ammontare in rapporto al carbonio), all’aumento della temperatura e alle pratiche di gestione a cominciare dall’uso dei fertilizzanti“. Tali effetti, tuttavia, “possono essere mitigati evitando la compattazione del suolo, riducendo la fertilizzazione dei prati e ripristinando gli ecosistemi nativi nei paesaggi urbani”.
“Questi interventi basati sulla natura possono aiutare a migliorare la resilienza degli ambienti delle città”, spiega ancora il docente.
Dando priorità alla pianificazione urbana sostenibile, sottolinea infine la nota, le città possono adottare strategie per ridurre le emissioni di gas serra, aumentare il sequestro di carbonio e migliorare la qualità ambientale complessiva. Questi sforzi, affermano i ricercatori, saranno fondamentali per combattere il cambiamento climatico e creare città vivibili in futuro.