13 Marzo 2023

Uno studio internazionale rivela: la perdita di biodiversità microbica nei suoli degradati, particolarmente presenti nelle città, favorisce la diffusione dei patogeni batterici e la resistenza agli antibiotici. Il ripristino degli spazi verdi, per contro, crea una barriera biologica alla loro azione

di Matteo Cavallito

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La perdita di biodiversità nelle aree urbane, legata alla diminuzione degli spazi verdi e alla crescita dell’inquinamento, sta riducendo l’esposizione delle persone ai benefici apportati dai microbi del suolo. In questo quadro, i residenti cittadini sperimentano un rischio maggiore di sviluppare allergie e altre malattie in assenza di interventi pensati per invertire il fenomeno. Lo sostiene un gruppo di scienziati provenienti da Cina, Europa e dalla Flinders University di Adelaide, in Australia, in un  articolo pubblicato sulla rivista Njp Urban Sustainability.

“Secondo le previsioni, entro il 2050 oltre il 70% della popolazione del Pianeta vivrà nelle città”, ha dichiarato  Xin Sun, professoressa presso l’Institute of Urban Environment dell’Accademia delle scienze cinese, in una nota diffusa dall’ateneo australiano. “Per questo riteniamo che sia necessario garantire il contatto con un suolo sano sia all’interno che all’esterno per mantenere e migliorare l’idoneità immunitaria, aiutare a sopprimere gli agenti patogeni e apportare benefici al microbioma umano”.

Il legame tra biodiversità del suolo e salute

Secondo gli autori, tra la diversità biologica e microbica da una parte e il benessere delle persone dall’altra esisterebbe un nesso rilevante. “Il potenziale di miglioramento della salute umana attraverso l’aumento della biodiversità dei suoli urbani è un campo importante ma poco compreso della ricerca”, prosegue Xin. Ma il vero problema, precisano i ricercatori, è che lo scenario attuale appare molto problematico.

Oggi, dichiara infatti Martin Breed, docente della Flinders University e coautore dello studio, “Le città stanno  sperimentando il collasso dell’ambiente naturale, la presenza di reti alimentari destabilizzate e rapidi cambiamenti della biodiversità del suolo che a loro volta rischiano di creare ambienti urbani malsani”.

Insomma, fattori chiave come l’impermeabilizzazione del suolo, la compattazione e la rimozione della vegetazione, gli fa eco Craig Liddicoat, ricercatore della stessa università, impattano sul terreno “che è stato tradizionalmente uno dei più grandi serbatoi di diversità biologica della Terra”.

Gli ecosistemi urbani sono incubatori di malattie

Secondo lo studio, gli ecosistemi urbani sono incubatori di malattie emergenti. Una conseguenza, quest’ultima, della loro capacità di “accelerare la persistenza e la diffusione di patogeni zoonotici (che possono cioè essere trasmessi direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo, ndr) attraverso il terreno soprattutto nelle regioni tropicali. Questi microrganismi nocivi sono maggiormente presenti negli ecosistemi del suolo disturbati e degradati. Che, a loro volta. sono particolarmente diffusi nelle città.

“Pertanto, un lungo elenco di agenti patogeni batterici e fungini per l’uomo può essere presente nei suoli urbani”, si legge nella ricerca. “La lista comprende agenti biologici che causano gravi malattie come tetano, antrace, botulismo, disturbi gastrointestinali, lesioni, malattie della pelle e del tratto respiratorio”.

E non è tutto. “Alcuni agenti patogeni umani hanno anche acquisito insensibilità ai trattamenti, come evidenzia in particolare il caso dei batteri resistenti agli antibiotici, che stanno aumentando a causa di un uso inappropriato di questi ultimi”, prosegue lo studio. Tali batteri sono diffusi negli ambienti cittadini, sia all’aperto sia al chiuso. “È importante notare che i patogeni umani multiresistenti, che oggi sono un problema comune per gli ospedali, provengono per lo più dal suolo”.

La soluzione? Ripristinare ed ampliare gli spazi verdi

La buona notizia, spiegano ancora i ricercatori, è che un aumento della complessità del biota del suolo può ridurre efficacemente i patogeni umani trasmessi da quest’ultimo. “La soppressione dei patogeni attraverso una maggiore biodiversità del suolo è stata ampiamente dimostrata negli ecosistemi agricoli per i parassiti delle piante“, rileva ancora lo studio. “I suoli dei sistemi naturali più diversificati, ad esempio, possono ridurre l’incidenza delle malattie trasmesse dal terreno stimolando la difesa delle piante, producendo antibiotici, entrando in competizione con i patogeni e regolando il sistema immunitario della vegetazione stessa”.

In sintesi: mentre la perdita di diversità microbica aggrava l’invasività dei patogeni batterici e la resistenza agli antibiotici, il mantenimento di un’ampia varietà di microorganismi nel suolo può agire da barriera biologica alla diffusione di agenti nocivi.

Da qui l’invito degli autori a ripristinare e ampliare gli spazi verdi per ridurre il rischio di malattie. Le aree di intervento, del resto, sono molte e includono i grandi parchi urbani, i cortili privati, le piante da appartamento in vaso e i bordi delle strade. “Dobbiamo rivedere le strategie per ricostruire la qualità e l’esposizione dei suoli attraverso il ripristino”, conclude Martin Breed. “E dobbiamo lavorare su modi più creativi di rinverdire le nostre città per migliorare non solo l’ambiente ma la nostra stessa salute”.