16 Luglio 2021
Milano Roma consumo suolo cementificazione

L’indagine, realizzata da ISPRA all’interno del progetto Soil4Life, compara la città di Roma con l’Area metropolitana milanese. In entrambi i territori, dal 2006 sono stati consumati più di 2mila ettari. Nel Comune di Milano già cementificato il 58% dei terreni. Ma i progetti di rigenerazione urbana fanno ben sperare

di Emanuele Isonio

 

Ascolta “Milano – Roma, una videoinchiesta svela il derby del consumo di suolo” su Spreaker.

Tra Roma e Milano la partita finisce in un sostanziale pareggio. Il calcio non c’entra ma, mai come in questo caso, nessuno può essere felice del risultato. La posta in palio stavolta è la salute dei suoli urbani. E i risultati sono preoccupanti per entrambe le principali città italiane. Tra il 2006 e il 2020, nell’Area metropolitana di Milano sono stati consumati 2153,2 ettari di territorio. Nel Comune di Roma, il consumo di suolo ha riguardato 2023,66 ettari. Una differenza di poco meno di 130 ettari.

Un viaggio lungo 14 anni

I dati sono contenuti in uno studio realizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca ambientale (ISPRA) nell’ambito del progetto europeo Soil4life. Quest’ultimo vede coinvolti diversi soggetti: tra gli altri, Legambiente, CREA, ERSAF Lombardia, Politecnico di Milano e Roma Capitale con l’obiettivo di promuovere l’uso sostenibile del suolo in quanto risorsa strategica e non rinnovabile.

Nei 14 anni presi in esame dall’indagine, la crescita delle aree edificate delle due città non si è mai fermata, nemmeno con l’emergenza Covid. Oltre 123 gli ettari consumati nella Capitale tra il 2019 e il 2020, mentre nell’Area Metropolitana di Milano, nello stesso periodo, sono stati impermeabilizzati 93,54 ettari di suolo. Complessivamente la percentuale di suolo ormai perso nel Comune di Roma è pari al 24 per cento del totale con un consumo procapite di 108 metri quadrati per abitante. Nella Città Metropolitana di Milano la percentuale sale al 32%.

Suolo consumato pro-capite. Confronto Roma-Milano. FONTE: ISPRA, 2021.

Il consumo di suolo a Roma e Milano al 2020. FONTE: ISPRA, 2021.

A Milano città il suolo libero è quasi zero

Ma perché mettere a confronto il Comune di Roma con l’intera Area metropolitana milanese? Due le considerazioni di fondo: i due Comuni di Roma e Milano hanno confini amministrativi troppo diversi, sia in termini di superficie che di popolazione. Per avere un aggregato simile, almeno in termini di dimensioni, occorre analizzare l’intera area metropolitana del capoluogo lombardo. C’è poi una motivazione più tecnica: “Guardando i dati – spiega Michele Munafò, responsabile Monitoraggio territorio e consumo di suolo di ISPRA – emerge chiaramente come la gran parte del consumo di suolo degli ultimi 15 anni si concentri, nel caso della Città Metropolitana di Roma, all’interno dei limiti del comune centrale (quasi la metà, con una tendenza alla crescita negli ultimi anni), mentre la situazione opposta si verifica a Milano, dove il 90% del consumo dello stesso periodo avviene nei comuni di cintura e non nel comune capoluogo”.

Peraltro, per il comune di Milano la percentuale di superfici già consumate raggiunge livelli molto alti: 58%, contro il 23,5% di Roma. “Per questo il poco suolo naturale rimasto – aggiunge Munafò – andrebbe tutelato con molta attenzione. Basti pensare che nella città lombarda ogni residente ha oggi a disposizione poco più di 50 metri quadri di aree non consumate, a fronte dei 350 mq per abitante disponibili invece nella Capitale”.

Roma Milano consumo di suolo cementificazione

Suolo consumato pro-capite. Confronto Roma-Milano. FONTE: ISPRA, 2021.

Il fattore logistica

Le diverse problematiche che investono il tema della gestione e del contenimento del consumo di suolo nelle due principali città italiane sono diventate l’oggetto di una videoinchiesta presentata a margine del lancio del Rapporto Suolo 2021. “Il suolo conta. Allora abbiamo voluto davvero contare quanto suolo è stato consumato nelle due città, per verificare come sono cambiate le loro strutture urbane” spiega Emanuele Perugini, tra gli autori della videoinchiesta.

Il documentario però, non si limita a descrivere i soli numeri. Si indagano infatti i motivi principali del consumo di suolo e si sottolineano gli interventi virtuosi che possono frenarlo.

“La dinamica attuale del consumo di suolo nell’area metropolitana milanese e in altre parti della Lombardia è molto legata allo sviluppo della logistica, della grande distribuzione e degli aspetti emergenti come i magazini per l’ecommerce” spiega Damiano Di Simine, di Legambiente Lombardia. “Tra Milano e Brescia c’è ad esempio una continuità di terreni sigillati destinati a crescere, guidati dalla presenza di un’autostrada deserta come la BreBeMi”.

Rigenerazione urbana, un ottimo investimento

Ma sempre da Milano, ricorda la videoinchiesta, arrivano alcuni interessanti esempi positivi. Come l’importante progetto di rigenerazione urbana ad opera del Comune nell’area di Porta Romana e del Quartiere Symbiosis. “Dove c’erano distillerie e altri stabilimenti industriali – prosegue Di Simine – la superficie è stata recuperata, anche attraverso concorsi internazionali di architettura. È così diventata luogo di forte attrazione di investitori privati. In questo modo, la città di Milano ha attratto investitori e capitali che hanno rappresentato un elemento di forte rinascita negli ultimi anni. La città ha smesso di crescere in modo centrifugo, occupando nuovi suoli. Anzi, ha deciso di trasformare previsioni urbanistiche di espansione urbana in aree agricole. Nonostante questo è cresciuta in popolazione (115mila abitanti all’anno) e anche in visibilità internazionale”.

Una prova di come gli interventi di rigenerazione urbana, che costano di più rispetto a occupare terreni liberi, permettono però di creare contesti utili alla nascita di ecosistemi di imprese e servizi che sono forti attrattori di investitori privati. “E questo – conclude Di Simine – può essere replicato in molte altre parti d’Italia. Il nostro Paese è pieno di sedimi industriali dismessi che aspettano solo l’opportunità di essere rimessi sul mercato anziché continuare a consumare nuovi suoli”.

Il PNRR sbloccherà la legge sul consumo di suolo?

Per incentivare questo modo di operare, diventa sempre più urgente approvare le leggi sul consumo di suolo e sulla rigenerazione urbana ferme in Parlamento. “Le comunità urbane necessitano di continua trasformazine e crescita. Ma questo deve avvenire sul già costruito, per conformarci a un’idea di sviluppo circolare e non più lineare, come peraltro indicato chiaramente anche dall’Unione europea. Tuttavia, una volontà politica di non realizzare questo tipo di norme quadro ha fatto in modo che anche in questa legislatura queste leggi siano rimaste bloccate” denuncia nell’inchiesta la senatrice Paola Nugnes, relatrice del disegno di legge sul consumo di suolo a Palazzo Madama.

Ultima chance per invertire la rotta, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel testo inviato a Bruxelles, è scritto chiaramente che “il governo si impegna ad approvare una legge sul consumo di suolo che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola”.