5 Aprile 2022

La denuncia della Ong Pusaka: nella provincia di Papua, in Indonesia, sono stati distrutti quasi 6mila ettari di foreste nel 2021. Sotto accusa la sussidiaria di una azienda coreana (che smentisce) e due operatori locali del settore dell’olio di palma

di Matteo Cavallito

 

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5.810 ettari, un’area grande quanto l’isola di Manhattan: è la misura della deforestazione subita dalla provincia di Papua, in Indonesia, nel corso del 2021. Lo ha riferito nelle scorse settimane un’indagine della Ong locale Pusaka. Lo studio, condotto con l’impiego delle immagini satellitari fornite dalla società Planet Labs integrate dai rilievi sul terreno, avrebbe fatto emergere le responsabilità di alcuni operatori dei settori della carta e dell’olio di palma. Due comparti che sono da sempre nel mirino degli ambientalisti per il loro contributo al disboscamento globale.

Un’azienda coreana nel mirino

Il rapporto di Pusaka, scrive il quotidiano Times of Nation, accusa in particolare la Plasma Nutfah Marind Papua (PNMP), sussidiaria dell’azienda cartiera sudcoreana Moorim. PNMP, sostiene Pusaka, avrebbe disboscato 1.789 ettari di foresta di pianura, palude e torba. Il direttore delle operazioni sul campo dell’impresa, Cha Hyun Soo, ha respinto gli addebiti negando la presenza stessa di foreste di torba nell’area soggetta alla concessione. Lo stesso direttore ha affermato che la compagnia starebbe operando in accordo con la sua valutazione di impatto ambientale.

Due imprese dell’olio di palma sotto accusa

Lo studio, riferisce la Ong ambientalista americana Mongabay, evidenzierebbe inoltre le responsabilità di due aziende locali del settore dell’olio di palma. La prima, la PT Medco Papua Hijau Selaras, sarebbe stata responsabile del disboscamento di 1.038 ettari nell’area di sua concessione nel distretto di Manokwari.

“Pusaka ha affermato che la popolazione locale e i lavoratori coinvolti si sarebbero spesso lamentati delle attività della compagnia, ritenendo che queste ultime stessero danneggiando le foreste, inquinando l’acqua e l’aria ed aggravando l’impatto delle inondazioni“, scrive Mongabay.

Sotto la lente degli ambientalisti anche la PT Perkebunan Boven Digoel Sejahtera, un’impresa dello stesso settore che avrebbe contribuito alla deforestazione nel distretto di Boven Digoel. Le sue operazioni di disboscamento avrebbero colpito un’area di 434 ettari.

Timori sul progetto Tanah Merah

Le zone soggette a concessione, scrive ancora Mongabay, fanno parte del progetto Tanah Merah, un piano di sviluppo destinato a creare la più vasta piantagione del mondo nel comparto dell’olio di palma. L’area interessata comprende sette zone di coltivazione, per complessivi 2.800 chilometri quadrati, soggette a permessi rilasciati dal governo di Jakarta. Le operazioni, che avrebbero coinvolto una serie di società di comodo, sono state oggetto di controversie dopo che un’indagine condotta dalla stessa Mongabay ne ha denunciato la scarsa trasparenza e le presunte irregolarità.

Secondo le stime pubblicate dall’organizzazione non governativa statunitense, la deforestazione associata al pieno sviluppo del progetto potrebbe generare emissioni complessive per 102 milioni di tonnellate di CO2. Equivalenti all’impronta di carbonio di tutti i consumi annuali di energia da fonti fossili nello Stato della Virginia.

Dubbi sugli impegni dell’Indonesia

Il boom economico sperimentato dall’Indonesia negli ultimi 20 anni, rilevano i critici, si è basato ampiamente sullo sfruttamento delle risorse naturali. I costi generati sono stati enormi. Al punto che secondo che secondo le stime di Global Forest Watch, un progetto dell’organizzazione no profit World Resources Institute di Washington, dal 2002 al 2020 il Paese ha perso 9,75 milioni di ettari di foresta primaria, pari al 10% circa del totale.

Nel 2010, il governo della Norvegia aveva siglato un accordo con Jakarta per incentivare la lotta alla deforestazione. L’intesa, raggiunta nell’ambito del meccanismo REDD+ delle Nazioni Unite, impegnava Oslo a finanziare con un miliardo di dollari gli sforzi della nazione asiatica nella mitigazione del clima. Lo scorso anno il contratto è stato stralciato. Le autorità indonesiane hanno precisato che la fine dell’intesa non avrebbe intaccato in alcun modo l’impegno dell’esecutivo nel taglio delle emissioni. La promessa non ha convinto il direttore della campagna di conservazione forestale di Greenpeace in Indonesia, Kiki Taufik. Lo stralcio – ha affermato Taufik – sarebbe infatti il preludio a un allentamento dei controlli sul disboscamento.