In passato le foreste attorno al Mare Nostrum si sono in parte trasformate in steppe nel giro di pochi decenni al mutare dei ritmi di precipitazione. Oggi, spiega una ricerca tedesca, lo scenario potrebbe ripetersi
di Matteo Cavallito
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Colpita da fenomeni di siccità prolungata, l’area del Mediterraneo rischia di andare incontro alla desertificazione nel prossimo futuro. Un evento definito “probabile” secondo i più recenti modelli climatici. A suggerirlo una ricerca realizzata da un gruppo di scienziati della Terra dell’Università di Heidelberg, in Germania, che hanno studiato le fluttuazioni naturali del clima e della vegetazione degli ultimi 500.000 anni.
Gli autori dello studio, guidati dal ricercatore Andreas Koutsodendris, hanno analizzato il polline fossile conservato in un campione di sedimento proveniente dalla Grecia. In questo modo hanno cercato di prevedere le conseguenze dei cambiamenti climatici causati dall’uomo sugli ecosistemi. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.
Lo studio
Gli scienziati hanno sviluppato la loro analisi ricostruendo la reazione delle foreste mediterranee ai cambiamenti climatici del passato. Per raggiungere questo obiettivo, i ricercatori tedeschi, in collaborazione con i colleghi provenienti da Francia, Grecia e Regno Unito, hanno prelevato con il metodo del carotaggio campioni di suolo dall’area di Tenaghi Philippon.
Questo sito, collocato nel nord est della Grecia, rappresenta un autentico archivio climatico terrestre in cui sono conservati grani di polline fossile che si mantengono intatti nel terreno.
“Le informazioni sullo sviluppo della vegetazione nel passato ottenute dai grani di polline sono state correlate con dati geochimici sulle fluttuazioni contemporanee delle precipitazioni“, afferma una nota dell’Università di Heidelberg. I risultati del team guidato dal dottor Koutsodendris mostrano che, in passato, le foreste mediterranee si sono trasformate in steppe nel giro di pochi decenni, non appena sono state superate specifiche soglie di precipitazione”.
La trasformazione può ripetersi anche oggi
Utilizzando modelli ecologici, gli scienziati hanno ricostruito le trasformazioni del passato. “La nostra analisi documenta due regimi di vegetazione stabili attraverso l’ampia gamma di livelli di CO2 e umidità registrati durante gli ultimi quattro cicli glaciali-interglaciali”, afferma lo studio. “Il nostro approccio evidenzia che una diminuzione dell’umidità causata dall’effetto dell’anidride carbonica nel prossimo futuro potrebbe comportare un rischio imminente di bruschi cambiamenti del regime di vegetazione, con conseguente perdita di foreste nella regione mediterranea”.
Il principio è valido ancora oggi. Con ovvie conseguenze. “In passato, una diminuzione delle precipitazioni del 40-45% è stata sufficiente a innescare un improvviso passaggio da biomi forestali a biomi steppici in condizioni naturali”, afferma Koutsodendris. Ne consegue, aggiunge, che un simile cambiamento potrebbe verificarsi anche nel prossimo futuro se non si interviene per proteggere le foreste.
Dalle foreste mediterranee servizi ecosistemici essenziali
La preoccupazione per il futuro delle foreste mediterranee, peraltro, è legata anche alla perdita dei servizi ecosistemici ad esse associati. Oltre a conservare un’ampia biodiversità, infatti, questi ambienti proteggono dall’erosione del suolo, regolano il clima regionale e le condizioni idrologiche e forniscono cibo e legname.
“Alla luce del rilascio di CO2 di origine antropica, non ancora arrestato, cresce la preoccupazione per la resilienza di questi biomi alle ricorrenti siccità previste per la regione mediterranea nei prossimi 70 anni”, spiega la ricerca.
A monitorare il rischio desertificazione sono le elaborazioni periodiche dello European Drought Observatory (EDO) del Joint Research Center, basate sull’indice sulla siccità CDI. Quest’ultimo si ottiene combinando il confronto tra precipitazioni attuali e quelle degli anni passati (a parità di periodo), l’anomalo tasso di umidità del suolo e la valutazione dell’impatto che la siccità ha sulla vegetazione locale. Gli ultimi dati dell’Osservatorio evidenziano come il 21,3% del territorio UE si trovi in condizioni di “Allarme” e il 5,6% in una situazione di “Allerta”.