Lo studio americano: dal 2012 più del 50% della deforestazione in Amazzonia si è verificata nelle aree “protette” in mano ai privati. Decisiva la sanatoria che ha escluso i gestori dall’obbligo di ripristino
di Matteo Cavallito
Negli ultimi dieci anni oltre metà della deforestazione subita dall’Amazzonia brasiliana è avvenuta nelle aree di conservazione private. Ovvero all’interno di proprietà rurali che non avrebbero dovuto essere disboscate. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment.
L’indagine, realizzata dagli scienziati del Centro per l’Integrazione dei Sistemi e la Sostenibilità (MSU-CSIS) della Michigan State University, punta il dito in particolare sulle scelte del governo e il loro impatto sul clima. “Il condono concesso all’80% dei proprietari di piccoli appezzamenti in Amazzonia ha impedito il ripristino di 14,6 milioni di ettari di terreni agricoli”, afferma una nota dell’università USA.
Lo studio
Dal 2012 il Brasile ha modificato la legge sulla protezione della vegetazione nativa per incoraggiare una maggiore ricrescita. All’epoca, osserva lo studio, “molti piccoli proprietari privati si sarebbero trovati con una vegetazione naturale insufficiente per soddisfare i nuovi requisiti previsti per le riserve”.
Tuttavia, “la pressione politica del settore agroalimentare esercitata in occasione della revisione del Codice Forestale ha portato alla concessione di un condono eliminando l’obbligo di ripristino nei terreni produttivi”.
Nella cosiddetta Foresta Atlantica (la parte orientale della regione), prosegue la ricerca, “1.451.321 proprietà private – il 59% delle piccole proprietà – sono state amnistiate, risparmiando ai loro proprietari l’obbligo di recuperare 3 milioni di ettari di vegetazione naturale”. Il Cerrado è stato il bioma meno colpito con 241.271 proprietà condonate per un totale di un milione di ettari”.
La sanatoria è costata 2,4 miliardi di tonnellate di CO2
In Amazzonia, lo stock potenziale di carbonio che avrebbe potuto essere trattenuto nella vegetazione naturale in assenza di esenzioni per i proprietari terrieri sarebbe stato pari a 2,4 miliardi di tonnellate.
Nella Foresta Atlantica l’ammontare raggiunge quota 341 milioni di tonnellate mentre nel Cerrado – la savana situata al centro del Paese e nota per la ricchezza della sua biodiversità – si arriva a soli 76 milioni.
“Nonostante gli impatti negativi sugli stock di carbonio dovuti al condono”, proseguono i ricercatori, “stimiamo che la decelerazione dei trend di deforestazione tra i periodi 2003-2012 e 2012-2020 all’interno delle proprietà private nei biomi dell’Amazzonia (meno 3,2 milioni di ettari rispetto al periodo precedente) e del Cerrado (1,1 milioni di ettari), abbia impedito il rilascio di almeno 601 milioni di tonnellate di carbonio nell’atmosfera”.

La sanatoria è costata 2,4 miliardi di tonnellate di CO2. a. Stock di carbonio (tC/ha), cioè lo stock totale di carbonio; b. i poligoni rappresentano piccole proprietà rurali in Amazzonia; c. i colori di ogni poligono rappresentano la quantità equivalente di carbonio che potrebbe essere immagazzinata nella copertura vegetale naturale in caso di ripristino. Fonte: da Silva, R.F.B., de Castro Victoria, D., Nossack, F.Á. et al. Slow-down of deforestation following a Brazilian forest policy was less effective on private lands than in all conservation areas. Commun Earth Environ 4, 111 (2023) Open Access CC BY licence
La salute dell’Amazzonia ha un impatto su tutto il mondo
Gli autori notano come il Brasile sia tuttora sottoposto a pressioni crescenti per produrre più soia e carne bovina in terreni privati per i mercati internazionali e nazionali. Per questa ragione occorre disporre di uno strumento per conoscere lo stato di conservazione di questi terreni e implementare un’adeguata governance forestale.
“È importante coinvolgere i proprietari di terreni, in particolare quelli che si trovano in zone critiche per la biodiversità, come il Brasile, nella partecipazione a pratiche di riduzione delle emissioni di CO2 e di mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso il sequestro del carbonio”, ha dichiarato Jianguo Liu, direttore del Centro per l’Integrazione dei Sistemi e la Sostenibilità.
Che ha aggiunto: “Il nostro lavoro per svelare la vera natura dei terreni privati in Brasile ha un grande impatto non solo per quel Paese, ma per tutto il mondo. I fattori locali di mitigazione del cambiamento climatico costituiscono realmente un problema globale”.