29 Luglio 2024

La deforestazione rallenta. Ma il climate change “stressa” le foreste

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Presentato il nuovo rapporto “Stato delle foreste” FAO: il cambiamento climatico aumenta i fattori di stress per il patrimonio forestale mondiale. Su tutti: incendi e parassiti. Intanto la produzione globale di legno rimane a livelli record

di Emanuele Isonio

 

La buona notizia? I tassi di deforestazione mondiale, comparati con quelli degli anni scorsi, stanno diminuendo in diversi Paesi. La cattiva notizia? A fronte di ciò, il cambiamento climatico sta rendendo le foreste mondiali più vulnerabili a diversi fattori di stress, primi tra tutti incendi e parassiti. Una situazione che impone di essere affrontata con rapidità. Anche alla luce dei dati sulla produzione mondiale di legno e derivati, già a livelli record e che dovrà affrontare una domanda prevista in significativo aumento da qui al 2050.

C’è davvero tanta carne al fuoco nel nuovo “Stato delle foreste mondiali 2024”, pubblicato dalla FAO nei giorni scorsi, in occasione della 27a sessione del Comitato Forestale (COFO), principale organo di governo FAO delle foreste che ha un compito importante e delicato: è infatti incaricato di identificare le politiche emergenti e le questioni tecniche più rilevanti, cercare soluzioni e consigliare l’Agenzia Onu sulle azioni più appropriate da perseguire.

Italia nella top ten mondiale per guadagno netto di foreste

Partiamo dai numeri, dunque. Le foreste mondiali coprono attualmente circa 4,1 miliardi di ettari, pari al 31% della superficie mondiale. Per quanto riguarda la deforestazione, i dati evidenziano che a livello mondiale si è passati da 15,8 milioni di ettari per anno registrati nel periodo 1990-2000 ai 10,2 milioni per ettaro del quinquennio 2015-2020. Il tasso netto di cambiamento stimato delle aree forestali (dato dalla differenza tra espansione di nuove foreste e deforestazione) nel decennio 2010-2020 si è attestato a -4,7 milioni di ettari per anno. Nel periodo 1990-2000 era a -7,8 milioni annui per ettaro e a -5,2 milioni di ettaro per anno nel decennio successivo. Nota positiva anche per l’Italia: con un guadagno di 54mila ettari per anno, si colloca infatti al nono posto nella top ten mondiale degli Stati in cui il guadagno netto medio è maggiore.

Top Ten dei Paesi con il maggior guadagno medio annuo di superficie forestale. Periodo 2010-2020. FONTE: FAO, State of World's Forests 2024.

Top Ten dei Paesi con il maggior guadagno medio annuo di superficie forestale. Periodo 2010-2020. FONTE: FAO, State of World’s Forests 2024.

Il rapporto sottolinea poi alcuni dei casi in cui la riduzione nella deforestazione è particolarmente significativa: tra questi il calo dell’8,4% in Indonesia nel biennio 2021-2022 e del 50% nell’Amazzonia brasiliana nel corso del 2023. C’è poi il caso positivo della perdita di foreste di mangrovie, diminuito del 23% nel decennio 2010-2020 rispetto ai dieci anni precedenti.

Gli effetti del cambiamento climatico

A fronte di questi dati, indubbiamente incoraggianti, il documento FAO segnala gli effetti dirompenti che il cambiamento climatico sta già producendo: “L’intensità e la frequenza degli incendi sono in aumento, anche in aree non precedentemente colpite, con gli incendi che nel 2023 rilasceranno circa 6.687 megatonnellate di anidride carbonica a livello globale” si legge nel rapporto. Un dato che rappresenta più del doppio delle emissioni annuali di CO2 provocate nella Ue dai combustibili fossili. “In passato il fuoco nelle foreste boreali era responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di anidride carbonica. Nel 2021, tali incendi hanno raggiunto un nuovo massimo, principalmente a causa della prolungata siccità che ha causato un aumento della gravità dei roghi e del consumo di carburante, e hanno rappresentato quasi un quarto delle emissioni totali legate agli incendi”.

Connesso con questo fenomeno ce n’è un altro: la vulnerabilità alle specie invasive. Insetti, parassiti e agenti patogeni minacciano la crescita e la sopravvivenza degli alberi, rendendo così le foreste più soggette agli incendi. “Il nematode del legno di pino – avverte la FAO – ha già causato danni significativi alle foreste di pini nativi in ​​alcuni paesi dell’Asia, e si prevede che aree del Nord America subiranno danni devastanti a causa di insetti e malattie entro il 2027”. Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, si stima che, entro quattro anni, 25 milioni di ettari di foreste subiranno perdite superiori al 20% della superficie basale degli alberi ospiti a causa di insetti e malattie.

Produzione record e domanda in crescita

Nel frattempo, il patrimonio forestale mondiale rappresenta un importante voce nell’industria mondiale. E i prodotti della filiera bosco-legno sono ovviamente molto richiesti. La tutela delle foreste è quindi un obiettivo indispensabile per essere certi che la domanda di legno non causi perdita netta di superficie forestale. Anche perché non bisogna sottovalutare due altri dati, ricordati nel rapporto FAO: quasi 6 miliardi di persone utilizzano prodotti diversi dal legno ma comunque garantiti dalle foreste mondiali. Inoltre, il 70% dei poveri fa affidamento su specie vegetali e animali selvatiche per produrre cibo, medicine, energia e reddito familiare.

QUOTA DELLE ESPORTAZIONI MONDIALI DI PRODOTTI FORESTALI, PER CATEGORIA DI PRODOTTO, 2022

Quota delle esportazioni mondiali di prodotti forestali, suddivisi per categoria di prodotto. Dati 2022. FONTE: FAO, State of world’s forest 2024.

Dopo un breve calo durante la pandemia di Covid-19, la produzione globale di legno è tornata a circa 4 miliardi di metri cubi all’anno. “Si stima che nel 2022 siano stati raccolti 2,04 miliardi di metri cubi di legname tondo, un volume simile a quello del 2021. Nel 2022 sono stati raccolti circa 1,97 miliardi di metri cubi di legno a uso combustibile, che costituiscono poco meno della metà (49,4%) del raccolto totale di legname”. Dati che non potranno che crescere nei prossimi anni, per venire incontro a una domanda globale di legname che le proiezioni prevendono in aumento fino al 49% tra il 2020 e il 2050.

Produzione mondiale di legno, compresi gli usi industriali e carburanti. FONTE: FAO, State of world's forest 2024.

Produzione mondiale di legno, compresi gli usi industriali e carburanti. FONTE: FAO, State of world’s forest 2024.

Soluzioni innovative

Di fronte a tali sfide, il rapporto sostiene che l’innovazione nel settore forestale sia un fattore cruciale per raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. In particolare, i tecnici FAO identificano cinque tipologie di innovazione in grado di aumentare la capacità delle foreste di affrontare le sfide globali: tecnologica, sociale, politica, istituzionale e finanziaria.

Il documento segnala ad esempio il potenziale dell’intelligenza artificiale per facilitare l’analisi automatizzata di un vasto volume di dati ottici, radar e lidar esistenti e futuri raccolti quotidianamente da droni, satelliti e stazioni spaziali. Sottolinea poi l’importanza di utilizzare il legno massiccio e altre innovazioni a base di legno che possano sostituire i prodotti fossili nel settore edile e di sviluppare politiche volte a coinvolgere le donne, i giovani e le popolazioni indigene nello sviluppo di soluzioni guidate a livello locale. Altrettanto cruciali sono le innovazioni nel campo della finanza, sia pubblica sia privata, per aumentare il valore delle foreste esistenti.

“L’innovazione può creare vincitori e vinti” ammonisce però il rapporto. Ecco perché “sono necessari approcci inclusivi e attenti al genere per evitare danni e garantire l’equa distribuzione dei benefici tra uomini, donne e giovani in tutti i gruppi socioeconomici ed etnici. Gli sforzi per promuovere l’innovazione devono tenere in considerazione le situazioni locali, le prospettive, le conoscenze, le esigenze e i diritti di tutte le parti interessate”.