Lighthouse farms, il valore di fare rete per diffondere le buone pratiche
Incontro a Roma tra le aziende appartenenti alla rete di Lighthouse farms di Re Soil Foundation. L’appuntamento, realizzato nell’ambito del progetto europeo Prepsoil, ha permesso di confrontarsi sulle priorità per far consolidare e diffondere le pratiche agricole in grado di rigenerare la salute dei suoli
di Emanuele Isonio
C’è chi ha realizzato aree destinate agli insetti impollinatori per aumentare la biodiversità, chi ha sviluppato impianti di digestione anaerobica e di compostaggio per avere sempre a disposizione digestato e compost con cui fertilizzare i terreni agricoli affrancandosi dall’uso della chimica. C’è chi ha coltivato prati stabili, sposato tecniche di agricoltura biologica e biodinamica, investito in innovazione per migliorare il benessere degli animali, allevato insetti antagonisti per mettersi al riparo da attacchi fungini. E c’è chi ha organizzato un programma periodico di visite guidate per studenti e cittadinanza per far capire il valore dell’agroecologia e ha saputo coniugare le attività colturali che riportano sostanza organica nei suoli con iniziative di agricoltura sociale. È davvero ampia la lista di idee e azioni messe in atto dalle aziende appartenenti alla rete di Lighthouse farms sviluppata da Re Soil Foundation.
Il valore dello scambio tra pari per costruire l’agricoltura del futuro
Tante best practice che rappresentano, concretamente, la conferma di come si possa fare agricoltura garantendo, al tempo stesso, sia le rese produttive sia la cura della salubrità dei suoli danneggiati da pratiche agronomiche non sostenibili. Un’occasione per conoscere la storia e il punto di vista delle lighthouse italiane di Re Soil l’ha dato un incontro organizzato nei giorni scorsi a Roma nella sede di Coldiretti. L’appuntamento si è svolto nell’ambito delle attività di divulgazione previste dal progetto europeo Prepsoil che ha sviluppato strumenti di mappatura, tassonomia, valutazione e modelli di business per le lighthouse farms e i living labs. L’evento di Roma ha visto riuniti agricoltori appassionati di territori ed età differenti. Ad accomunarli, la stessa visione lungimirante del modo giusto di fare l’agricoltore.
“Le lighthouse farms sono aziende virtuose che si pongono come ‘fari’ in grado di rispondere alle esigenze dell’agricoltura del futuro. Ma al tempo stesso devono essere anche ben calate in un mondo reale, per unire i principi di sostenibilità ambientale e sociale con la capacità di sussistere autonomamente a livello economico” spiega Caterina Capri, Soil Health specialist di Re Soil che ha guidato le presentazioni delle diverse aziende intervenute. “Re Soil Foundation ha creato un network di lighthouse farms proprio per creare occasioni di connessione e comunicazione. Sia verso l’esterno, per dare visibilità a un mondo agricolo capace di unire produzioni di qualità e tutela del suolo. Sia verso l’interno, tra i vari partecipanti, per aumentare la loro capacità di scambiarsi informazioni, esigenze e progetti per il futuro. Una comunicazione tra pari che crea sinergie, diffonde buone pratiche di difesa del suolo ed evita di duplicare gli sforzi”.
L’esigenza, quella di confrontarsi, sviluppare sinergie e scambiarsi buone pratiche, è tra l’altro stata più volte sottolineata dai rappresentanti delle diverse aziende agricole intervenute nel corso della giornata. A testimonianza di quanto sia importante la connessione tra addetti ai lavori, capaci di parlare lo stesso linguaggio e consapevoli di affrontare analoghi problemi quotidiani, e lo scambio con il mondo della ricerca e dell’innovazione. Il programma della giornata ha previsto infatti una tavola rotonda curata da alcuni membri del CTS di Re Soil, che hanno dialogato sull’importanza di connettere ricerca, agricoltura e decisori per lo sviluppo di strategie efficaci per la rigenerazione dei suoli.
Durante il pomeriggio è stata presentata una panoramica degli strumenti di progettazione finanziata disponibili a livello comunicatario, nazionale e regionale.
I criteri per diventare Lighthouse
Attualmente la rete di lighthouse di Re Soil conta 16 aziende, selezionate in diverse regioni italiane sulla base del rispetto di 6 criteri fondamentali:
- adozione di buone pratiche agronomiche per migliorare la qualità del suolo e dell’ambiente in funzione degli obiettivi delineati dal Mission Board Soil health and food
- adozione di innovazioni e attivazione/promozione/partecipazione a progetti di ricerca in collaborazione con i soggetti della ricerca
- successi ottenuti con quantificazione (costi-benefici, rischi-opportunità) del risultato dell’adozione delle buone pratiche agronomiche ed innovazioni
- monitoraggio delle buone pratiche
- ricadute ambientali e socio-economiche delle pratiche e/o innovazioni
- attività di comunicazione e sensibilizzazione relativa all’adozione delle buone pratiche al territorio.


Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
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Re Soil Foundation


