Legge Ue sul suolo, accordo (provvisorio) tra Europarlamento e Consiglio
I rappresentanti delle due istituzioni legislative Ue hanno trovato un compromesso su un testo comune. L’ok definitivo dovrà ora arrivare dalle rispettive plenarie. E lì i giochi sono ancora aperti
di Emanuele Isonio
Il via libero definitivo ancora non è arrivato (e la strada per arrivarci non è ancora spianata). Ma la Legge europea per il monitoraggio sul suolo fa in ogni caso un ulteriore passo avanti. Il Consiglio dell’Unione (che riunisce i rappresentanti degli Stati membri) ha infatti raggiunto nei giorni scorsi un accordo provvisorio con i rappresentanti del Parlamento Ue su un testo condiviso della direttiva che, negli obiettivi della Commissione che l’aveva proposta, dovrà aiutare a raggiungere l’obiettivo di riportare in salute i suoli continentali entro il 2050.
La direttiva avrà il compito di istituire un quadro per il monitoraggio del suolo, in grado di migliorare la resilienza e gestire i rischi dei siti contaminati. Definirà inoltre i principi di mitigazione del consumo di suolo, con particolare attenzione all’impermeabilizzazione e alla rimozione del suolo.
La soddisfazione di Consiglio e Commissione Ue
“Con l’accordo raggiunto – commenta Paulina Hennig-Kloska, Ministro polacco per il Clima e l’Ambiente (la Polonia ha la presidenza di turno del Consiglio) – abbiamo istituito il primo quadro UE in assoluto per la valutazione e il monitoraggio dei suoli in tutta Europa. È giunto il momento di agire, poiché oltre il 60% dei suoli europei non è sano e le sue condizioni stanno peggiorando. Un suolo sano e resiliente è fondamentale per garantire cibo sano e nutriente e acqua più pulita alle generazioni future”.
Anche la Commissione, in una nota, esprime soddisfazione per l’accordo. “Si tratta di un passo importante per affrontare le urgenti sfide legate alla salute del suolo che hanno un impatto su tutti i paesi europei, sulla resilienza della nostra catena alimentare e sull’economia in generale. La nuova legge contribuirà inoltre a rafforzare la resilienza del suolo ai disastri naturali, alle ondate di calore e agli eventi meteorologici estremi, nonché ad altre sfide ambientali critiche, come l’erosione, la contaminazione e la perdita di biodiversità”.

Perdite economiche causate nella Ue da ondate di calore, siccità e incendi, tempeste ed erosione. FONTE: Agenzia Europea Ambiente, 2023.
Dati preoccupanti
La Commissione ricorda che il 60-70% dei suoli dell’UE è in uno stato di salute precario e le cause principali di questa situazione critica sono da additare all’intensificazione delle pratiche agricole e all’urbanizzazione, passando per la contaminazione da sostanze pericolose e gli effetti dei cambiamenti climatici. Ogni anno, si perdono un miliardo di tonnellate di suolo per erosione, con un impatto economico stimato in 1,25 miliardi di euro solo in termini di produttività agricola. I costi complessivi del degrado del suolo superano i 50 miliardi di euro annui.
Trovare un accordo tra Consiglio Ue ed Europarlamento su una versione condivisa della direttiva ha richiesto una negoziazione serrata. Un passaggio complesso ma necessario per appianare le divergenze tra i testi che le due istituzioni avevano approvato in prima lettura.
“Seppure provvisorio e con il voto del Parlamento ancora incerto, questo accordo è un passaggio molto importante, che testimonia la raggiunta maturità del testo. È stato un lunghissimo percorso negoziale e di confronto tecnico, nel quale l’Italia ha sempre sostenuto la necessità di un quadro comune e sostenuto il mantenimento di tutti gli aspetti fondamentali ovvero salute del suolo, consumo di suolo e contaminazione” spiega Francesca Assennato, Responsabile dell’Unità Monitoraggio del territorio, cambiamenti di uso del suolo e desertificazione di ISPRA, che ha seguito da vicino il negoziato tra le isittuzioni Ue.

I principali fattori di degrado dei suoli italiani. FONTE: Rapporto “La salute dei suoli italiani al tempo della crisi climatica”, Re Soil Foundation, 2023 su dati JRC.
Le novità post Trilogo
Durante la fase di conciliazione (il cosiddetto “Trilogo” cui ha preso parte anche la Commissione Ue, promotrice della direttiva), il testo ha subito ulteriori modifiche, che hanno indebolito alcuni obblighi inizialmente previsti nel testo originario approvato dall’Europarlamento. In ogni caso, l’accordo raggiunto prevede alcune misure chiave che gli Stati membri dovranno adottare:
- Stabilire un quadro completo e armonizzato, ma flessibile, per il monitoraggio della salute del suolo, con criteri per i suoli sani;
- Fornire supporto ai gestori del suolo per migliorarne la salute e la resilienza;
- Attenuare gli impatti dell’uso del suolo, come edifici e infrastrutture, sulla capacità del suolo di fornire altri servizi ecosistemici senza impedire l’autorizzazione di tali attività;
- Individuare i siti potenzialmente contaminati e gestirli per eliminare i rischi per la salute umana e per l’ambiente, nel rispetto del principio “chi inquina paga”.
“Seppure depotenziato, il nuovo quadro sul suolo fissa i principi e un punto di partenza comune. Per l’Italia sarà l’occasione per costruire finalmente un sistema integrato di monitoraggio e supportare la gestione con l’obiettivo di ottenere suoli sani entro il 2050” aggiunge Assennato.
Sia il Consiglio che il Parlamento hanno concordato sulla necessità di realizzare un quadro di monitoraggio solido e coerente, con dati comparabili. Hanno concordato che gli Stati membri determineranno i punti di campionamento per il monitoraggio, sulla base di una metodologia comune a livello UE. I colegislatori hanno concordato i primi passi verso il monitoraggio dei PFAS e dei pesticidi.
Valutazione dello stato di salute del suolo
L’accordo provvisorio mantiene il concetto di descrittori comuni del suolo (parametri fisici, chimici e biologici), come previsto dall’orientamento generale e dalla proposta iniziale della Commissione. Introduce inoltre classi per descrivere la salute del suolo, basate sui valori obiettivo e soglia, stabiliti nell’approccio generale del Consiglio:
– valori obiettivo sostenibili non vincolanti a livello UE che riflettono gli obiettivi a lungo termine;
– valori soglia operativi, stabiliti a livello di Stato membro per ciascun descrittore del suolo, al fine di stabilire le priorità e attuare gradualmente le disposizioni che portano a uno stato di salute del suolo.
Prossimi passi
Come detto, l’accordo raggiunto all’interno del Trilogo dovrà superare ora l’approvazione formale delle due istituzioni, che dovranno adottare formalmente la nuova direttiva. A quel punto, il testo entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue. A quel punto, gli Stati membri saranno tenuti a istituire il quadro normativo nazionale entro 3 anni, affinché la direttiva possa essere applicata.
“Il voto formale al Consiglio e all’Europarlamento non saranno solo passaggi formali. Lì tutto può succedere” ammonisce Luca Montanarella, ex componente del Joint Research Center della Commissione europea, vincitore del Glinka World Soil Prize della FAO e attuale membro del Comitato Tecnico Scientifico di Re Soil Foundation. A preoccuparlo, sono in particolare le possibili conseguenze del nuovo assetto politico in Germania: “della nuova coalizione di governo tedesca non fanno più parte i Verdi e, al contrario, ha una posizione preminente la CDU e la CSU bavarese. Ricordiamo che da sempre è agguerrita contro ogni legislazione europea sul suolo, esattamente come avvenne nel 2006 quando una legge Ue fu affossata proprio per l’opposizione della Germania”.


Patrick Domke / ETH Zurich, per uso non commerciale
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