30 Settembre 2024

Per gli invertebrati del suolo l’inquinamento è una minaccia peggiore del clima

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Una meta-analisi su oltre 600 studi mostra come l’inquinamento sia il fattore più critico per la conservazione della biodiversità degli invertebrati del terreno

di Matteo Cavallito

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L’inquinamento del suolo impatta sulla sopravvivenza degli invertebrati più di quanto si pensi. Con ovvie conseguenze per i servizi ecosistemici svolti da questi organismi. A suggerirlo è una ricerca a cura di un gruppo di scienziati di diversi Paesi pubblicata sulla rivista IScience. Secondo gli autori, in particolare, i fenomeni di contaminazione peserebbero sulla tenuta delle specie che agiscono in profondità – come vermi, insetti e acari – anche più di altri fattori maggiormente “visibili”.

“In superficie sono l’uso del suolo, il cambiamento climatico e la presenza di specie invasive ad avere il maggiore impatto sulla biodiversità, per questo avevamo ipotizzato che la situazione fosse simile anche in profondità”, ha spiegato Victoria Burton, ricercatrice del Natural History Museum di Londra e co-autrice dello studio, citata dal portale Earth.com. “I risultati ottenuti, tuttavia, dimostrano che non è così”.

L’inquinamento è il maggiore pericolo per la biodìversità

Il suolo ospita il 60% circa della biodiversità del Pianeta, ricordano gli autori, identificare le principali minacce per quest’ultima è dunque  fondamentale. Molte indagini già realizzate sull’impatto di diversi fenomeni globali hanno però dedicato uno spazio limitato alla fauna del terreno o, se non lo hanno fatto, si sono concentrate su un numero limitato dei fenomeni stessi. Per offrire un contributo più ampio, si legge nello studio, i ricercatori “hanno condotto una meta-analisi su larga scala focalizzata sulle comunità della fauna del suolo, analizzando 3.161 misure di impatto da 624 pubblicazioni riguardanti il cambiamento climatico, l’intensificazione dell’uso del suolo, l’inquinamento, l’arricchimento dei nutrienti, la presenza di specie invasive e la frammentazione dell’habitat”.

Il modello analitico ha evidenziato come “l’intensificazione dell’uso del suolo ha comportato una forte riduzione delle comunità faunistiche, soprattutto per i gruppi più numerosi. Inaspettatamente, l’inquinamento ha causato il maggiore impatto negativo sulla biodiversità”. Anche il cambiamento climatico “ha avuto un effetto negativo rilevante, mentre la frammentazione degli habitat, le specie invasive e l’arricchimento di nutrienti non hanno avuto un impatto significativo”.

Non solo metalli e pesticidi

Sul fronte dell’inquinamento, rilevano gli autori, “abbiamo scoperto che sia i metalli che i pesticidi hanno un forte impatto sulla biodiversità del suolo”. Il tema è ampiamente noto: molti studi, infatti, si sono concentrati finora sul ruolo di questi due fattori. Ma il rischio, aggiungono i ricercatori, è che altri agenti inquinanti possano essere sottovalutati.

“In generale, l’impatto degli inquinanti sulla biodiversità terrestre è ancora poco studiato”, prosegue lo studio, e “sebbene esistano diversi studi in materia, le nostre conoscenze sono ancora molto lacunose”.

I ricercatori auspicano così che studi futuri possano occuparsi anche di altri contaminanti come le microplastiche e gli idrocarburi e di come essi impattino sul cambiamento della biodiversità.

Proteggere gli invertebrati e il suolo

L’indagine contribuisce ad attirare ulteriore attenzione sul  ruolo svolto dagli invertebrati nel mantenimento della salute del suolo, ma anche, come noto, nella fornitura di servizi ecosistemici e nella partecipazione alle interazioni tra i processi fisici, chimici e biologici. Azioni essenziali, insomma, che rendono questi organismi un vero e proprio indicatore della qualità stessa del terreno. Gli invertebrati, inoltre, sono corresponsabili della decomposizione delle foglie morte, del rilascio delle sostanze nutritive e del sequestro di carbonio nel suolo.

Come tutelarne, dunque, la sopravvivenza? “È essenziale adottare pratiche che favoriscano il delicato equilibrio degli ecosistemi sotterranei“, spiegano i ricercatori.

“Un approccio efficace è costituito dall’adozione della rotazione delle colture, che non solo migliora la struttura del suolo, ma interrompe anche i cicli di vita di parassiti e agenti patogeni dannosi”. Ma non è tutto: “Anche le colture di copertura possono essere preziose; questi presidi verdi aiutano a prevenire l’erosione del suolo e ad arricchire il contenuto di sostanze nutritive, a vantaggio dei nostri alleati nascosti”.  Importante, infine, ridurre l’utilizzo di pesticidi sintetici per proteggere le  comunità di lombrichi e insetti e, con essi, la salute dell’ecosistema anche in superficie.