Pubblicata la terza parte del Sesto rapporto di Valutazione del Panel intergovernativo sul clima (IPCC). Energia, Industria, trasporti, suolo: in ogni ambito si può intervenire con successo per ridurre di oltre la metà le emissioni di gas serra. Con costi molto limitati: tenere il riscaldamento globale entro 1,5°C costerebbe 0,1% di Pil l’anno
di Emanuele Isonio
“I risultati prodotti dalle azioni intraprese finora a livello climatico sono sempre più evidenti. Ma senza un’immediata e profonda riduzione delle emissioni in tutti i settori, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è fuori portata”. L’analisi è contenuta nell’ultimo rapporto dell’IPCC (Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) “Climate Change 2022: Mitigation of climate change“. Si tratta della terza parte del Sesto Rapporto di Valutazione (AR6) che l’IPCC completerà entro quest’anno.
Gli autori sottolineano però un punto in modo molto chiaro: “in tutti i settori esistono soluzioni che possono almeno dimezzare le emissioni entro il 2030”. Non farlo quindi dipende esclusivamente dalla volontà politica dei singoli Stati. E la motivazione economica non pare poter essere un alibi. Uno dei risultati che evidenzia il rapporto consiste infatti nella consapevolezza che i benefici, anche economici, di un’azione globale finalizzata alla riduzione di emissioni sono maggiori dei costi che quest’azione comporta.
The evidence is clear: the time for action is now. We can halve emissions by 2030.
The #IPCC has just released its latest #ClimateReport on the mitigation of #climatechange.
Press Release ➡️ https://t.co/N9cLJFBbnA
Read the report ➡️ https://t.co/mIdBKgvokW pic.twitter.com/JbvFYy72qf— IPCC (@IPCC_CH) April 4, 2022
Un costo inferiore a 100$ a tonnellate di CO2
Gli impatti economici sono diversi da Paese a Paese. Dipendono dalla struttura economica e, soprattutto, dalle politiche che si metteranno in campo e dai tempi con cui queste politiche diverranno operative. In termini prettamente numerici, limitare l’innalzamento della temperatura a 1,5°C potrebbe ridurre la crescita del PIL mondiale di circa 0,1% l’anno entro il 2050.
Pur con costi associabili alla transizione, il PIL continuerebbe comunque a crescere. Soprattutto, questi conteggi non tengono conto dei benefici economici che deriverebbero dall’evitare gli impatti dei cambiamenti climatici.
Secondo i calcoli IPCC, è possibile dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 (rispetto al 2019) ad un costo inferiore a 100 dollari per tonnellata di CO2 equivalente. Un costo in linea coi prezzi europei della CO2 sul mercato delle emissioni (ETS – Emissions Trading System).
L’aspetto non è affatto secondario. Il climate change – ricordano gli autori – ha infatti costi considerevoli in termini di vite umane, di mezzi di produzione e di sussistenza, di immobili, infrastrutture, danni e inefficienze dei servizi (come ad esempio la sanità), peggioramento delle condizioni di salute delle persone e degli animali, ripercussioni negative sulla sicurezza alimentare e idrica, sui servizi ecosistemici e sulla biodiversità.

Le emissioni di origine antropica stanno continuando a crescere per ognuno dei principali gas climalteranti. FONTE: IPCC AR6 WG III, 2022 Summary for policymakers
“Siamo a un bivio”
Dalla maggior parte della letteratura scientifica analizzata nel rapporto IPCC si evince che il beneficio economico aggregato nel lungo periodo supera i costi iniziali della mitigazione. I costi saranno più elevati nel lungo termine se non si agisce concretamente nel breve periodo.
“Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono assicurare un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessari per limitare il riscaldamento”, ha affermato il presidente dell’IPCC, Hoesung Lee. “Sono incoraggiato dall’azione climatica intrapresa in molti Paesi. Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno dimostrando efficaci. Questi, se estesi e applicati in modo più ampio ed equo, possono favorire una profonda riduzione delle emissioni e stimolare l’innovazione“.
Energia, l’elettrificazione soluzione matura
Energia, aree urbane, settore industriale, trasporti, agricoltura e altri usi del suolo sono gli ambiti espressamente ricordati nel rapporto come quelli nei quali le emissioni possono essere più che dimezzate.
Per quanto riguarda l’energia, ciò comporterà una riduzione sostanziale dell’uso di combustibili fossili, una diffusa elettrificazione, una migliore efficienza energetica e l’uso di sistemi di alimentazione alternativi (come quelli basati sull’idrogeno). Il costo dell’energia solare è sceso dell’85% e quello dell’eolico del 55%, dal 2010 a oggi. Le energie rinnovabili per la produzione di energia elettrica sono oggi più economiche dell’uso di carbone, petrolio e gas. “La diminuzione dei costi di generazione di energia elettrica da rinnovabili, insieme alla capacità di accumulo di elettricità tramite batterie – sottolineano gli autori – rende l’elettrificazione la soluzione tecnologicamente ed economicamente matura nel settore dei trasporti (con eccezione dei trasporti marittimi e dell’aviazione), e negli usi civili”.
“Avere operative e funzionanti le giuste politiche, le infrastrutture e le tecnologie per consentire cambiamenti nei nostri stili di vita e nei nostri comportamenti può portare a una riduzione fra il 40 e il 70% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Questo offre un significativo potenziale non sfruttato”, ha detto il co-presidente del III gruppo di lavoro dell’IPCC, Priyadarshi Shukla. “L’evidenza scientifica mostra anche che questi cambiamenti negli stili di vita possono migliorare la nostra salute e il nostro benessere”.
Il ruolo delle città
Per quanto riguarda le aree urbane, il rapporto ricorda come un numero crescente di città abbia già fissato obiettivi di emissioni nette di gas serra pari a zero. Le opzioni di mitigazione possibili in tutte le città includono sistemi di produzione e modelli di consumo sostenibili, l’elettrificazione (con produzione di energia a basse emissioni) e il miglioramento dell’assorbimento del carbonio. “Allo stesso tempo – sottolineano gli autori – sono fondamentali le azioni che verranno intraprese in questo decennio per capitalizzare pienamente il potenziale di mitigazione degli edifici. Esempi di costruzioni che garantiscono zero emissioni di carbonio o non consumano energia si notano ormai in quasi tutte le fasce climatiche”.
Per l’industria, la riduzione delle emissioni passerà attraverso un uso più efficiente dei materiali, il riutilizzo e il riciclo dei prodotti e la riduzione al minimo dei rifiuti. Ma questi sono attualmente sottoutilizzati nelle politiche e nelle pratiche industriali. La riduzione delle emissioni renderà anche necessari nuovi processi di produzione, l’uso di elettricità a basso o nullo contenuto di gas serra, l’uso dell’idrogeno e, se necessario, la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
Suolo, usarlo bene è cruciale. Ma non per coprire ritardi altrui
C’è poi il capitolo trasporti: si tratta di un settore che ha un significativo potenziale per la riduzione delle emissioni, ma questo dipende dalla decarbonizzazione del settore energetico. I veicoli elettrici, combinati con elettricità a emissioni basse o nulle, offrono il potenziale di riduzione delle emissioni più elevato. I progressi nelle tecnologie delle batterie potrebbero aiutare l’elettrificazione dei camion per integrare le ferrovie elettriche convenzionali nell’ambito del trasporto merci. L’idrogeno prodotto e utilizzato con basse emissioni e i biocarburanti offrono alternative nel trasporto marittimo e aereo.
Ovviamente cruciale sarà anche il comparto “AFLOLU” che riunisce agricoltura, foreste e altri usi del suolo. “Questo settore – ribadisce l’IPCC – non solo può fornire riduzioni di emissioni di gas serra su larga scala, ma può anche rimuovere e immagazzinare CO2”. Le opzioni di risposta alle esigenze di mitigazione possono apportare benefici per la biodiversità, aiutarci ad adattarci al cambiamento climatico e garantire risorse per mezzi di sussistenza, cibo, acqua e legno. Ma attenzione: gli scienziati ricordano che se un suolo ben utilizzato può permettere una riduzione delle emissioni e una rimozione e immagazzinamento dell’anidride carbonica su larga scala, “non può tuttavia compensare i ritardi nella riduzione delle emissioni in altri settori”.