Un nuovo rapporto realizzato dalla FAO e dal JRC della Commissione europea spiega l’importanza della gestione integrata foresta-acqua. È la prima pubblicazione globale che sottolinea i vantaggi di un approccio olistico per assicurare la qualità delle risorse idriche e la tutela dei servizi ecosistemici dei sistemi boschivi
di Emanuele Isonio
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Se vogliamo assicurarci di avere acqua in quantità e qualità adeguate nelle nostre città, dobbiamo preoccuparci del nostro patrimonio forestale. Ben due terzi delle forniture idriche urbane infatti trarrebbero vantaggio da una migliore gestione delle foreste, che comprenda sistemi di protezione e iniziative per ridurre al minimo il rischio di incendio. Alla salute delle foreste è infatti strettamente connessa la possibilità di soddisfare la crescente domanda mondiale di acqua.

Domanda di acqua nei Paesi OCSE, nei Paesi BRIICS e nel resto del mondo. Confronto tra 2000 e 2050 (stime). FONTE: OCSE Environmental Outlook 2050.
A sottolinearlo è una nuova pubblicazione realizzata dalla FAO in collaborazione con il Joint Research Center (JRC) della Commissione europea, l’Unione internazionale delle Organizzazioni di ricerca forestale (IUFRO) e il servizio forestale degli Stati Uniti d’America. “La Guide to Forest-Water Management – sottolineano dalla FAO – è la prima pubblicazione globale completa che fornisca una guida sul contributo delle foreste per un approccio olistico alla gestione delle risorse idriche, compresa la manutenzione, il monitoraggio e la valutazione delle foreste nella loro capacità di fornire servizi ecosistemici legati all’acqua”.
Acqua dolce accessibile
Le principali città del mondo dipendono sempre più dall’acqua proveniente dai bacini idrografici forestali. Questi ultimi peraltro contribuiscono in modo sostanziale a rendere l’acqua dolce accessibile a livello mondiale per usi agricoli, industriali, ambientali e domestici.
La nuova guida FAO è destinata ai professionisti delle risorse naturali. Il suo obiettivo? Sostenere e gestire attivamente le foreste per la fornitura di servizi idrici e coinvolgere la comunità, i responsabili politici e gli investitori in questo impegno. La guida esamina le tecniche e le metodologie emergenti, fornisce indicazioni pratiche e raccomandazioni su come gestire le foreste per migliorare i loro servizi dell’ecosistema idrico. Presenta poi casi di studio di ecosistemi in cui le due risorse sono fortemente connesse: mangrovie, torbiere, zone aride e foreste pluviali, montane e tropicali.
Un lungo percorso ancora da fare
“La sicurezza idrica è una sfida globale significativa, con ripercussioni sull’agricoltura, la produzione di energia, i bisogni primari delle persone e i nostri ecosistemi di supporto” ha affermato il vicedirettore generale della FAO Maria Helena Semedo. “Le sfide gemelle del cambiamento climatico e di una popolazione in crescita stanno aumentando la pressione sui nostri ecosistemi. Dobbiamo riconoscere che le foreste svolgono un ruolo chiave nella sicurezza idrica e dare priorità all’acqua nelle decisioni di gestione e governance delle foreste”.
La situazione attuale della gestione forestale – nemmeno a dirlo – non è neanche lontanamente vicina a quella che sarebbe necessaria:
secondo l’ultimo Global Forest Resources Assessment della FAO, appena il 12% delle foreste mondiali è gestito avendo come obiettivo primario la protezione del suolo e dell’acqua.

La relazione tra servizi ecosistemici e benessere umano. FONTE: A Guide to Forest-Water Management, FAO 2021.
10 trilioni di dollari di servizi ecosistemici perduti
Le foreste assicurano un gran numero di servizi ecosistemici connessi con l’acqua: fornitura e regolazione dei flussi idrici, controllo dell’erosione, fornitura degli habitat per la fauna selvatica, oltre ai benefici culturali e immateriali di cui tutti noi godiamo. Eppure la condizione di tali servizi è preoccupante. Nella guida si ricorda inoltre che il valore della fornitura globale dei servizi assicurati dalle foreste è diminuita di 10 trilioni di dollari ogni anno solo tra il 1997 e il 2011.

Valori aggregati e medi stimati di servizi idrici offerti da diversi tipi di biomi – confronto 1997/2011. FONTE: Adattamento da Costanza e altri (2014).
Ecco perché gli autori della guida sono convinti che “la valutazione dei servizi ecosistemici sia il punto di partenza per la gestione delle foreste e di tutti i benefici che forniscono” spiega Shirong Liu, vicepresidente IUFRO e vice coordinatore della task force IUFRO sulle foreste e le interazioni idriche.
“Pagare per i servizi ecosistemici offerti dai bacini idrografici è un meccanismo promettente per la condivisione dei benefici e la cooperazione tra i settori forestale e idrico” ricorda la guida FAO. “Tuttavia tali pagamenti dovrebbero essere visti come parte di un processo più ampio di governance partecipativa locale. Le reti e gli approcci collaborativi a livello locale sono una caratteristica comune degli schemi PWS (payments for watershed services) di successo nei quali i regolatori, le aziende private, le autorità locali e le organizzazioni tecniche e della società civile condividono le rispettive competenze per fornire soluzioni di alto livello per i bacini forestali”.
4 ecosistemi chiave per la gestione foresta-acqua
Come accennato, nel documento FAO vengono anche esaminati quattro tipi di foreste scelti perché ritenuti di particolare importanza nella gestione foresta-acqua. Per ciascuna tipologia vengono poi fornite indicazioni utili a ottimizzarne il ruolo.
Mangrovie
In tutto il mondo ci sono circa 13,8 milioni di ettari di foreste di mangrovie. Ciascuna fornisce molti servizi ecosistemici essenziali e svolge un ruolo importante nella mitigazione e nell’adattamento al cambiamento climatico. Si stima però che la loro salute sia tutt’altro che buona. Dagli Anni ’80, il 30-35% delle mangrovie è stato perso. Circa un quarto di quelle rimanenti è inoltre considerato da moderatamente a gravemente degradato. La larghezza della foresta è il fattore più importante che determina il potenziale di mitigazione delle foreste di mangrovie contro gli tsunami e le mareggiate. L’integrazione delle mangrovie nelle strategie di pianificazione della gestione costiera può aiutare a ridurre il rischio di disastri costieri.
Foreste di torba
Le foreste umide che crescono su terreni torbosi svolgono ruoli cruciali nella regolazione dell’acqua. Aiutano quindi a mitigare le inondazioni e ridurre la siccità. Sono inoltre fondamentali per mantenere la qualità dell’acqua a livello di bacino. A differenza di altri tipi di foreste, esiste una relazione sinergica tra i servizi idrici e di carbonio forniti dalle foreste di torbiera. Le torbiere sono gli ecosistemi terrestri più densi di carbonio al mondo. La loro conservazione è uno dei modi più convenienti per ridurre le emissioni di gas serra.
Il drenaggio delle torbiere aumenta drammaticamente il rischio di incendi. Si stima che un quarto delle foreste di torbiera del mondo sia scomparso tra il 1990 e il 2008. “Un efficace ripristino dell’ecosistema delle torbiere – sottolineano gli esperti FAO – aiuterebbe a garantire la fornitura di servizi di filtraggio e regolazione dell’acqua. Assicurerebbe poi opzioni di sostentamento sostenibili nelle torbiere umide, riducendo al contempo gli incendi di foreste e torbiere e il degrado e la perdita del territorio”.

Le preziose Torbiere del Tonale, a cavallo tra Trentino e Lombardia. Un eccezionale scrigno di biodiversità che le ha fatte dichiarare area protetta all’interno della Rete Natura 2000 della Ue. FOTO: archivio Apt Val di Sole
Foreste nebulose tropicali montane (TMCF)
Le TMCF sono foreste umide sempreverdi tropicali o subtropicali. La loro caratteristica principale è di essere coperte, in modo persistente, frequente o stagionale, da una cortina di nuvole a bassa quota, in genere a livello della chioma arborea. Sono tra gli ecosistemi terrestri più preziosi per il loro ruolo nel ciclo idrologico. Esse influenzano infatti la quantità di acqua disponibile e regolano i flussi di acqua superficiale e sotterranea nei bacini idrici mantenendo un’alta qualità dell’acqua. L’alto rendimento idrico di queste foreste deriva dalla loro posizione in aree con alte precipitazioni, input aggiuntivi di cattura dell’acqua delle nuvole da parte delle chiome, e basse perdite evaporative.
Le TMCF sono rare: le stime dell’area vanno dall’1% al 14% delle foreste tropicali a livello globale. Circa il 55% della area originale è andato perso. La conservazione delle rimanenti foreste mature deve essere rafforzata e la loro conversione in terreni agricoli dovrebbe essere evitata.
Il taglio selettivo a bassa intensità nelle TMCF secondarie, in conformità con le linee guida per gli interventi a basso impatto, è fortemente raccomandato per mitigare gli effetti deleteri sui suoli, la produzione di acqua e la biomassa. “Nel ripristinare queste foreste, gli sforzi dovrebbero essere fatti per piantare miscele di specie autoctone efficienti nell’uso dell’acqua”, si legge nella guida FAO. I sistemi di pagamento per i loro servizi idrici potrebbero aiutare a compensare i proprietari terrieri, mantenere la copertura forestale e contrastare la deforestazione e la scarsità d’acqua.

Una suggestiva immagine di uno dei ponti sospesi della Sky walk di Santa Elena (Costa Rica), un tipico esempio di foresta nebulosa tropicale. FOTO: Photograph by Dirk van der Made CC BY 1.0.
Foreste aride
Ci sono 1079 milioni di ettari di foreste nelle zone aride, che aiutano il sostentamento di milioni di persone in tutto il mondo. Le foreste e gli alberi delle zone aride sopravvivono e crescono su risorse idriche limitate, ma influenzano anche varie componenti del ciclo dell’acqua e la sua disponibilità. Le proiezioni sul cambiamento climatico indicano un’espansione verso ecosistemi più aridi.
Le strategie di gestione di questa tipologia di foreste, come l’apertura delle chiome, la potatura e la selezione delle specie, potrebbero aiutare a combattere la scarsità d’acqua locale aumentando lo spessore del suolo fertile e ricaricando le falde acquifere. “Data la complessità della gestione multi-obiettivo e la variabilità intrinseca delle foreste di terre aride – sottolinea il documento FAO – sono necessari maggiori sforzi per quantificare e valutare i beni e i servizi ecosistemici prodotti in questi sistemi e le opzioni di gestione disponibili. Il riutilizzo delle acque reflue – conclude – può aiutare a mantenere i servizi ecosistemici delle terre aride di fronte alla scarsità d’acqua”.