California, gli incendi e le successive alluvioni accelerano l’erosione
Lo studio dell’Istituto Geologico USA: sulle coste della California l’erosione è strettamente connessa con gli eventi meteo estremi favoriti dal progressivo cambiamento climatico
di Matteo Cavallito
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Alcuni eventi estremi favoriti dal cambiamento climatico contribuiscono a far crescere il ritmo di erosione del suolo. A sostenerlo è un recente studio dell’Istituto Geologico degli Stati Uniti (United States Geological Survey -USGS) condotto nel bacino idrografico del fiume Carmel, sulla costa della California centrale.
La ricerca, in particolare, puntava a quantificare i sedimenti generati dagli incendi cui avevano fatto seguito piogge e inondazioni. I risultati “hanno evidenziato che il tasso di produzione di sedimenti a seguito di questi eventi è stato significativamente superiore alla media a lungo termine per la regione”, si legge in una nota dell’agenzia statunitense.
Incendi e piogge estreme fanno crescere l’erosione
I ricercatori hanno potuto così approfondire i dettagli di un problema significativo. “Con il riscaldamento globale, l’intensificazione del regime degli incendi e la maggiore probabilità di piogge estreme dovrebbero far aumentare la produzione di sedimenti nei bacini idrografici in molte regioni”, spiega lo studio. “Comprendere la variabilità regionale della risposta del paesaggio alle fiamme e alle successive precipitazioni è essenziale per la gestione delle risorse idriche e delle infrastrutture“.
Una volta completate le loro osservazioni, gli scienziati hanno convalidato i risultati con le previsioni di un modello noto come Water Erosion Prediction Project (WEPP) e sviluppato dallo stesso Istituto Geologico. Tale modello, spiegano, ha saputo prevedere con precisione la quantità di sedimenti che si sarebbero prodotti, dimostrandosi utile nello stimare in anticipo i risultati dei fenomeni di erosione che si verificano in ambienti simili.
L’accumulo di sedimenti può aumentare di oltre 4 volte
“Abbiamo misurato la produzione di sedimenti a seguito di incendi boschivi sequenziali e di piogge e inondazioni estreme nel bacino idrografico superiore del fiume Carmel (116 km2), sulla costa della California centrale, utilizzando i cambiamenti nel volume dei sedimenti già mappati”, prosegue lo studio. Qui “il tasso di accumulo dei sedimenti dopo l’incendio e le inondazioni post-incendio è stato pari a un ammontare compreso tra 854 e 1.100 tonnellate per km2 all’anno”.
Vale a dire, “un ritmo da 3,5 a 4,6 volte superiore al tasso a lungo termine di questo bacino idrografico e maggiore di oltre un ordine di grandezza rispetto a quello registrato durante le condizioni di grave siccità”.
Particolarmente soddisfacenti, per l’appunto, i dati sull’efficacia del modello predittivo. “In questo primo test di validazione su larga scala del Water Erosion Prediction Project (WEPP) su un paesaggio bruciato, il sistema ha fornito previsioni con valori compresi tra l’81 e il 106% della produzione di sedimenti misurata” afferma ancora la ricerca.
California al centro della crisi climatica
I dati emersi sono particolarmente rilevanti per comprendere meglio le dinamiche che si instaurano tra incendi, piogge e fenomeni erosivi soprattutto in quelle regioni caratterizzate da inverni umidi ed estati secche. Questi aspetti, esasperati dal cambiamento climatico, si sono evidenziati negli ultimi anni proprio in California, dove le fiamme, favorite dalla siccità, e le alluvioni hanno innescato questo genere di processi.
La distruzione delle piante provocata dagli incendi, per esempio, indebolisce le radici riducendo in questo modo la stabilità del terreno. Questo fenomeno, combinato con la diminuita permeabilità del suolo, fa crescere il deflusso di acqua durante le piogge determinando così un aumento del rischio dissesto. Anche per questo, concludono gli autori, la ricerca fornisce uno spunto di riflessione per la gestione degli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche e le infrastrutture.

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