Dopo un monitoraggio durato 5 anni, il governo inglese autorizza la reintroduzione dei castori. L’analisi del Devon Wildlife Trust ha dimostrato che l’attività del mammifero contrasta l’erosione dei suoli, riduce le inondazioni e migliora la qualità delle acque
di Emanuele Isonio
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Pelosi, simpatici, decisamente fotogenici, amatissimi dai bambini. Ma soprattutto i migliori ingegneri in circolazione. Sono bravissimi a contrastare alluvioni, ridurre inondazioni, filtrare le acque, migliorarne la qualità. In questo modo donano maggiore salubrità ai terreni e ricadute positive sulla biodiversità vegetale e animale. In una parola: castori. Della loro utilità si è convinto anche il governo inglese: attraverso il suo Dipartimento Ambiente, Alimentazione e Affari rurali ha infatti autorizzato la permanenza dell’operoso roditore nella contea del Devon, nel sud-ovest del Paese. L’esito non era affatto scontato ma è la diretta conseguenza di uno studio lungo cinque anni, condotto dal Devon Wildlife Trust in collaborazione con l’università di Exeter.
Un ritorno dopo 400 anni di assenza
L’analisi serviva proprio a monitorare le conseguenze della reintroduzione dei castori in Inghilterra. Grazie al loro studio, gli scienziati hanno dimostrato che i benefici legati alla presenza dei castori superano di gran lunga i costi, concludendo che questi mammiferi possono migliorare i bacini fluviali in tutto il Paese.
D’altro canto, sull’isola britannica questi animali erano ampiamente diffusi fino a 400 anni fa. A causarne l’estinzione fu la spasmodica ricerca della loro calda pelliccia, della loro carne e degli olii secreti dalle loro ghiandole, ritenuti molto preziosi per profumi e unguenti. La reintroduzione approvata dal governo britannico punta a ripristinare la presenza di quello che è a tutti gli effetti un “ingegnere ecosistemico”. La sua natura infatti lo porta a costruire le dighe che lo hanno reso celebre. La conseguenza è un impatto profondo sugli habitat naturali, nei quali i corsi dei fiumi vengono rallentati, l’erosione contrastata e la qualità dell’acqua migliorata.

Due tratti del fiume Utah, negli USA: nella foto di sinistra, i castori sono presenti. Nella foto di destra sono invece assenti. FOTO: Stacy Passmore, “Landscape with Beavers,” Places Journal, July 2019
East Budleigh, il borgo ringrazia i castori
L’esempio positivo ricordato degli autori del River Otter Beaver Trial è quello del villaggio di East Budleigh, spesso soggetto a pericolose inondazioni. La presenza dei castori, che in cinque anni hanno ripreso a costruire dighe e sbarramenti, ha finito per rallentare il flusso delle acque. Il borgo è stato quindi protetto e reso più resiliente al climate change. Lo studio quinquennale condotto nel Devon infatti ha quantificato che i castori, hanno permesso di trattenere negli stagni e nei laghetti creati con la loro opera, circa un milione di litri d’acqua.
Non solo: le dighe di questi eco-ingegneri, riducendo il flusso d’acqua di fiumi e torrenti, inondano le aree limitrofe, creando i requisiti per la formazione di habitat complessi delle zone umide. Spazi di cruciale importanza per molte altre specie viventi che tornano a popolare quelle aree: un vero boom di biodiversità che fa dei castori una “specie chiave di volta”, stando alla definizione data loro dai ricercatori inglesi, per la capacità di influenzare l’ambiente circostante.
L’analisi costi-benefici
Tutti i vantaggi legati alla reintroduzione dei castori sono stati attentamente inseriti dai ricercatori inglesi in una griglia che elenca benefici e costi dell’iniziativa, concludendo che i primi superano senza dubbio i secondi. “Nelle caselle “positive” – spiega Richard Brazier, docente dell’univeristà di Exeter – vengono indicate l’attività di filtraggio degli inquinanti delle acque, l’immagazzinamento di acqua dolce nelle zone umide di nuova creazione, lo stoccaggio di carbonio a causa dell’aumento della sedimentazione dei composti organici, la creazione di una rete di corsi d’acqua più lenti e di stagni che fungono da barriera contro le inondazioni violente”.
Sul fronte dei costi, i più rilevanti riguardano principalmente gli impatti sui terreni agricoli immediatamente adiacenti ai territori ripopolati dai castori. Nulla di insormontabile però, secondo i ricercatori. “Riteniamo – scrivono nel loro rapporto – che tali impatti, laddove si presentino, possano essere ridotti al minimo attraverso la gestione del fenomeno, adottando un approccio olistico per sostenere finanziariamente chi sarà colpito negativamente dalle attività dei castori. In tal modo si possono massimizzare i benefici della loro reintroduzione”.

Uno dei castori trasferito all’Holnicote Estate del National Trust britannico a Exmoor nel gennaio 2020 per un progetto di reintroduzione. FOTO: © National Trust Images, Nick Upton
L’opinione pubblica è con i roditori
Peraltro, l’opinione pubblica locale è decisamente favorevole al ritorno dei roditori nelle campagne inglesi. Gli autori del rapporto hanno anche effettuato sondaggi a più riprese, man mano che il piano di reintroduzione andava avanti. L’ultimo di questi, svolto nel 2019, evidenziò che il 90% degli intervistati si era espresso a favore.