La ricerca brasiliana: tra il 2019 e il 2020, il 98% circa delle segnalazioni di deforestazione non si è tradotto in provvedimenti ufficiali. Sotto accusa la politica ambientale del Paese. Mentre la distruzione dell’Amazzonia viaggia a ritmi da record
di Matteo Cavallito
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Nel biennio 2019-20, quasi il 98% delle segnalazioni relative a pratiche di deforestazione illegale nell’Amazzonia brasiliana si è tradotto in un nulla di fatto. Lo sostiene uno studio diffuso in questi mesi sulla rivista Environmental Research Letters. L’indagine, a cura di un gruppo di ricercatori guidato da Marcondes G. Coelho-Junior, ricercatore presso l’Instituto de Florestas della Universidade Federal Rural do Rio de Janeiro, fornisce quindi un quadro preoccupante che implica pesanti accuse all’esecutivo del presidente Jair Bolsonaro.
“Il governo riceve segnalazioni ma queste non si trasformano in interventi”, ha spiegato Coelho-Junior, interpellato dalla ONG statunitense Mongabay. “Non è la mancanza di informazioni a causare l’inazione. Non è che il governo ignori l’esistenza della deforestazione. Sono le carenze della politica ambientale a bloccare i provvedimenti di fronte a questi allarmi”.
I dati del Brasile
Lo studio ha interessato nove diversi Stati del Brasile e si è basato sui dati satellitari della piattaforma MapBiomas Alert, sviluppata tra gli altri dall’Università del Maryland. Incrociando i dati stessi con le informazioni provenienti da due fonti ufficiali – l’Istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali rinnovabili (IBAMA) e la Procura Generale del Brasile (MPF) – gli autori hanno potuto così tracciare un bilancio degli effetti delle segnalazioni.
“La nostra analisi mostra che solo l’1,3% degli avvisi di deforestazione nell’Amazzonia brasiliana pubblicati da MapBiomas Alert corrisponde agli annunci di infrazione dell’IBAMA”, si legge nello studio. Quando le azioni di deforestazione illegale interessano un’area di estensione superiore ai 60 ettari a muoversi è invece la Procura Federale. Che, da parte sua ha agito nell’1,15% dei casi.

Fonte: Marcondes G Coelho-Junior et al 2022 Environ. Res. Lett. 17 041001 Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Nel 98% dei casi le segnalazioni non sono state indagate
Nel complesso, evidenziano quindi i ricercatori, nel periodo in esame si contano 115.688 segnalazioni che si sono tradotte in 1.510 interventi dell’IBAMA e in 1.330 procedimenti della Procura per un totale di 2.840 azioni. Detto in altri termini, a provocare una reazione ufficiale è stato appena il 2,45% delle segnalazioni. Come dire che quasi il 98% delle stesse non è stato soggetto a indagini. E siccome le denunce passano in primo luogo dall’Istituto per l’Ambiente ecco che a finire nel mirino dei ricercatori è proprio la scarsa reattività di quest’ultimo.
“Risultati così scarsi riflettono la diminuzione degli interventi dell’IBAMA negli ultimi anni”, scrivono i ricercatori. “Le ragioni rilevate includono la riduzione del numero di ispettori e le carenze nel processo di nomina per le posizioni strategiche nel team esecutivo. Anche i cambiamenti nelle procedure per le sanzioni amministrative e penali per gli avvisi di infrazione, che in pratica finiscono per congelare le procedure di sanzione ambientale, limitano l’efficacia dell’agenzia”.
Deforestazione da record in 12 mesi
I numeri, nel frattempo, sono estremamente preoccupanti. Tra l’agosto 2020 e il luglio 2021, segnala ancora la ricerca, l’Amazzonia ha perso 13.200 chilometri quadrati di foresta. La deforestazione, segnalano quindi le cifre, procede al ritmo più alto degli ultimi 15 anni. Difficile non pensare che a favorire il fenomeno siano state proprio le lacune del sistema di protezione.
“La presidenza di Jair Bolsonaro in Brasile è stata caratterizzata da un allentamento delle normative e da tagli al budget delle agenzie ambientali che hanno portato a un’impennata dei tassi di distruzione dell’Amazzonia dal suo insediamento nel 2019″, si legge ancora nella ricerca.
Eppure l’esperienza del passato dimostra che investimenti, accordi privati e monitoraggio possono portare a grandi risultati. Successi importanti, insomma, come quello conseguito nel 2012 quando il Brasile era riuscito a ridurre la deforestazione dell’84% su base annuale. Per questo, gli autori “chiedono che le agenzie federali recuperino i loro poteri e che le autorità statali riconoscano il loro ruolo nel rafforzamento dell’ambiente e nell’attribuzione delle responsabilità”.