Con il sostegno di CESVI e della Fondazione Lavazza, le comunità indigene peruviane trovano nella noce dell’Amazzonia una nuova opportunità di crescita. Con ricadute positive per l’economia e l’ambiente
di Matteo Cavallito
Conservare il patrimonio naturale dell’Amazzonia, promuovere il ruolo delle comunità indigene nella salvaguardia delle risorse, risanare le aree degradate e garantire l’autonomia economica alle popolazioni locali. Sono gli obiettivi de “I guardiani della foresta”, il progetto avviato da Cesvi e dalla Fondazione Lavazza nella regione peruviana di Madre de Dios. L’iniziativa, presentata nei giorni scorsi in occasione di Terra Madre – Salone del Gusto 2022, il tradizionale evento torinese organizzato da Slow Food, è centrata “sulla promozione della produzione e della commercializzazione dei prodotti naturali locali come la noce amazzonica e la piantumazione di alberi da frutta, che per le comunità indigene rappresentano una fonte di autoconsumo e un’opportunità di ricavi”.
Sostenibilità ambientale e sociale
“In Amazzonia la protezione della foresta chiama in causa due dimensioni di sostenibilità: quella ambientale e quella sociale”, spiega Veronica Rossi, Sustainability Manager del Gruppo Lavazza. Un intreccio, quest’ultimo, che si evidenzia con chiarezza guardando alle caratteristiche della risorsa chiave al centro del progetto.
Capace di crescere fino a 50 metri di altezza, di vivere fino a 700 anni e di immagazzinare circa 64.000 kg di CO2 nel corso della sua vita, l’albero di noce svolge un ruolo importante nella mitigazione climatica. Oltre a rappresentare, insieme agli altri alberi da frutta, sia una fonte di autoconsumo che un’opportunità di introito economico per la popolazione locale.
“Il progetto si è posto l’obiettivo di rivitalizzare l’indotto nel settore della produzione della noce amazzonica”, spiega Roberto Vignola, vicedirettore generale e responsabile della comunicazione e della raccolta fondi di Cesvi. “Sostenere questa attività e garantire soprattutto un giusto prezzo sul mercato significa infatti scongiurare la ricerca di altre fonti di sostentamento economico dannose per l’ambiente, a cominciare dall’estrazione illegale”.
Il ruolo della comunità locale in Amazzonia
Lo sviluppo di miniere clandestine è un fenomeno tuttora diffuso nel Paese. “Nell’ultimo decennio, la rapida crescita economica del Perù è stata alimentata dall’aumento dei prezzi delle materie prime nei settori minerario, petrolifero e del gas”, nota ad esempio USAID. “L’incremento del valore di mercato dell’oro ha alimentato l’estrazione illegale negli ecosistemi sensibili, comprese le aree protette e le terre indigene”. Il crimine organizzato gioca ovviamente la sua parte. Ma ad alimentare le iniziative illecite, talvolta, è proprio la mancanza di alternative che spinge anche i piccoli gruppi familiari a dedicarsi alle operazioni estrattive.
In questo contesto, tuttavia, proprio le comunità locali possono rappresentare un efficace baluardo contro lo sfruttamento illecito delle risorse.
Tra il 2018 e il 2020, ad esempio, un programma di monitoraggio condotto da 80 comunità native della regione di Loreto, nel Perù settentrionale, con il sostegno di tre organizzazioni (Rainforest Foundation US, World Resources Institute e ORPIO) ha permesso di dimezzare il disboscamento illegale nello spazio di un anno.
Un mercato forte
Il progetto Guardiani della Foresta si è sviluppato su oltre 40mila ettari e ha portato alla piantumazione di circa 5mila alberi contribuendo allo sviluppo di una filiera caratterizzata da grandi potenzialità. “Al momento sono coinvolte dieci famiglie che appartengono a quattro comunità native ma il prossimo anno vorremmo salire a 20”, spiega Davide Belloni, coordinatore Cesvi per l’America Latina, sottolineando la forte vitalità del mercato della noce dell’Amazzonia.
“Si tratta di un prodotto molto apprezzato, soprattutto in Asia”, aggiunge. “Le sue proprietà nutritive e antiossidanti ne favoriscono l’impiego sia nell’industria alimentare che in quella cosmetica”.
I promotori dell’iniziativa, in ogni caso, sono consapevoli della necessità di diversificare le opportunità di guadagno dei residenti anche a fronte della stagionalità della raccolta. “La noce è la risorsa principale ma la foresta offre anche altri prodotti”, ricorda ancora Belloni. Secondo gli auspici, infine, il rafforzamento della filiera locale dovrebbe andare di pari passo con la riduzione dell’impiego di intermediari nelle attività di esportazione. Con l’obiettivo di garantire maggiori introiti alla comunità locale favorendone l’autonomia economica anche dopo la conclusione del progetto.