L’agricoltura mondiale consuma il 70% delle risorse idriche e il trend è in crescita. Un pericolo per produzione alimentare e salute dei terreni. Stimolare l’innovazione diventa quindi un percorso obbligato. Due aziende premiate dal Santa Chiara Lab dell’università di Siena indicano che le scelte virtuose esistono e creano vantaggi per tutti
di Emanuele Isonio
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Tutelare suolo, risorse naturali e salubrità dei terreni richiede un approccio olistico. Ecco perché le innovazioni tecnologiche che riducono il consumo di materie prime, a partire dall’acqua, rivestono un ruolo particolare. Il tema della tutela delle risorse idriche riveste un particolare rilievo: la FAO ha infatti calcolato che alla fine del XX secolo, a livello mondiale l’agricoltura era responsabile mediamente del 70% dei prelevamenti idrici. E, stando ai calcoli della stessa agenzia Onu per l’alimentazione, senza correttivi adeguati, le estrazioni idriche entro il 2030 aumenteranno del 14%. Facile comprendere quanto possa essere elevato sia il rischio di depauperamento per suoli e falde acquifere, sia lo scoppio di pericolose crisi di produzione alimentare.

Consumo idrico dei tre comparti principali (agricoltura, industria e municipalità), suddiviso per i vari continenti. Dati aggiornati a settembre 2015. FONTE: AQUASTAT – FAO’s Global Information System on Water and Agriculture.
Innovazioni al servizio dell’agricoltura sostenibile
Stimolare le innovazioni che possono invertire il trend è quindi cruciale. In Italia le best practice da cui prendere esempio si moltiplicano. Due di queste, attive in Toscana e in Sicilia, saranno tra quelle ospitate nel Padiglione Italia dell’EXPO 2020 di Dubai dopo essere state selezionate dal Santa Chiara Lab dell’università di Siena come le più innovative tra le oltre 50 aziende che hanno partecipato ad #AgriFutureAwards, contest sul futuro dell’agricoltura organizzato in occasione del Maker Faire Rome, il più grande evento europeo sull’innovazione. Una sorta di viaggio nell’Italia più lungimirante.
Sfera Agricola, come abbattere l’uso di acqua del 90%
Sfera Agricola, ad esempio, opera nella produzione di ortaggi. Ma lo fa in un modo particolare: i cicli di coltivazione avvengono infatti con mezzi di lotta biologica e con risparmi idrici del 90%. L’idea risale a cinque anni fa, grazie all’Expo di Milano dedicato a “cibo e sostenibilità”. “La Fao – spiega Luigi Galimberti, amministratore delegato dell’azienda – ci ricorda che nel 2050 saremo 10 miliardi e avremmo bisogno del doppio dell’acqua e del suolo per produrre cibo per tutti. Ma avremo invece solo la metà dell’acqua. Quindi ce ne sarà un quarto rispetto al fabbisogno. Da questa consapevolezza nasce l’esigenza di inventare sistemi per produrre di più, meglio e con meno”.
Il sistema ideato da Sfera abbina due elementi: una serra altamente tecnologica, collocata a Gavorrano (in provincia di Grosseto) e la tecnica idroponica. Al suo interno, produce pomodori, insalata ed erbe aromatiche tutto l’anno. Il vantaggio è che non contengono metalli pesanti come il nickel e nessun residuo di prodotti chimici perché sono banditi i fitofarmaci. Le piante crescono attingendo con le radici i nutrienti direttamente dall’acqua.
I vantaggi in termini idrici sono evidenti: “Questo ci permette di produrre 365 giorni l’anno, 15 volte di più del campo aperto ma consumando pochissima acqua grazie al ciclo chiuso” ricorda ancora Galimberti. “Quindi noi riusciamo a produrre un chilo di insalata e pomodori con 2 litri d’acqua invece dei 75 litri del campo aperto. Di questi 2 litri, oltre il 90% viene recuperato da acqua piovana e non attinto alla falda, che deve rimanere lì per i nostri figli”. Il recupero delle acque piovane e il ciclo di coltivazione chiuso permettono peraltro a Sfera di accumulare acqua nei mesi piovosi per poi impiegarla nei periodi di siccità. Un’esigenza sempre più forte, visti gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti.
Dalla Sicilia alla conquista del mondo con le “ali gocciolanti”
Opera invece a Capo d’Orlando, sulla costa settentrionale della Sicilia, l’altra azienda scelta dal Santa Chiara Lab: Irritec. La soluzione in questo caso è un’ala gocciolante leggera, brevettata dall’azienda. La sua peculiarità: quella di avere la superficie filtrante più estesa al mondo. Il progetto nasce appositamente per acque difficili, perché consente l’irrigazione con acqua meno filtrata. Due barriere filtranti continue, ai lati del labirinto, permettono all’acqua di fluire attraverso i due canali di alimentazione laterali continui che distribuiscono il flusso con uniformità costante. Il suo filtro, poi, è da 20 a 50 volte più lungo dei gocciolatori tradizionali. E in questo modo il rischio di occlusione dei filtri è ridotto proporzionalmente. Inoltre, la sua resistenza all’occlusione la rende riutilizzabile anche per più stagioni. Un vantaggio sia economico sia ambientale per chi lo utilizza: i costi diminuiscono e la quantità di plastica stesa sul campo si riduce del 28%.
Ma per incentivare comunque il corretto smaltimento della plastica dopo l’utilizzo, Irritec ha lanciato un programma. Il suo nome è Green Fields: grazie all’iniziativa gli agricoltori possono smaltire i componenti dell’impianto a fine ciclo, assicurandogli una seconda vita. Il team Irritec, in collaborazione con una rete capillare di raccoglitori esperti nella gestione dei rifiuti, assiste gli agricoltori fino alla raccolta del materiale direttamente sul campo, incentivandoli con un buono d’acquisto per il successivo impianto e un attestato di irrigazione sostenibile e circolare.
Non solo: per formare i propri clienti sul tema del risparmio delle risorse idriche, ha anche lanciato una vera e propria accademia: “La Irritec Academy – spiega Giulia Giuffrè, direttrice marketing di Irritec – consiste in un ciclo di seminari ed eventi pubblici che hanno il compito di promuovere l’irrigazione sostenibile. Agli agricoltori diamo delle ‘dritte’ su come utilizzare al meglio i sistemi di irrigazione e alle istituzioni ed enti governativi diamo suggerimenti sui tipi di irrigazione che possono più di altri dare contributi effettivi ai vari Paesi”.
Un osservatorio che valorizza l’innovazione
Oltre ad essere state premiate dal Santa Chiara Lab, Sfera e Irritec sono due delle numerose aziende presenti sulla piattaforma realizzata dall‘Osservatorio sull’Innovazione di PRIMA, che raccoglie, valorizza e racconta le idee progettuali dei ricercatori e le buone pratiche innovative delle imprese del settore agroalimentare italiano, che hanno promosso concretamente esperienze di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. L’iniziativa PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) è infatti un programma di ricerca congiunto tra 11 Paesi Ue e altri 8 del bacino del Mediterraneo. Il suo obiettivo è costruire un partenariato di lungo periodo per promuovere soluzioni e progetti di innovazione e ricerca nella gestione delle risorse idriche, agricoltura sostenibile e nella filiera alimentare.
L’Osservatorio è aperto al contributo di tutte le aziende che hanno adottato una pratica innovativa sostenibile in uno dei suoi prodotti, in un suo processo, tecnologico o organizzativo, o nelle relazioni con i suoi clienti, consumatori o interlocutori esterni, che rende l’azienda più sostenibile (dal punto di vista ambientale, economico o sociale), contribuisce al successo economico o competitivo dell’azienda e potrebbe diventare un modello su più ampia scala.