Trecento viticoltori francesi si affidano alla trazione animale per dissodare il terreno. Una scelta in controtendenza che genera benefici per la salute dei campi e non solo
di Matteo Cavallito
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I cavalli da tiro? Meglio dei trattori meccanici. Ne è convinto un buon numero di viticoltori francesi che da qualche tempo guidano idealmente una fronda alternativa in un settore agricolo quasi interamente meccanizzato. No, nessuna strategia di marketing né tanto meno una banale operazione nostalgia. La verità, ha spiegato di recente il quotidiano britannico Guardian, è che i benefici per la salute del suolo sono concreti. Al punto da attirare crescente attenzione.
Nei vigneti francesi si punta sui cavalli
La meccanizzazione dell’agricoltura è un fenomeno ormai antico. In Italia, per dire, il numero dei trattori in uso è passato da meno di 50mila a quasi 340mila tra la fine della guerra e l’inizio degli anni ’60. L’impiego della trazione animale, in altre parole, sembrava destinato a scomparire. Gli ultimi anni, tuttavia, hanno registrato una rinascita del fenomeno. Lo scorso anno uno studio dell’Institut Français du Cheval et de l’Équitation ha censito 299 aziende vinicole del Paese che impiegano i cavalli per le operazioni di dissodamento del terreno.
Il primo beneficiario? Il suolo
“I professionisti del cavallo da tiro, soprattutto nella viticoltura, hanno ottenuto un successo economico e hanno visto la domanda superare l’offerta stante la carenza di fornitori di servizi”, ha spiegato al Guardian Clémence Bénézet, co-autrice dell’indagine. Lo studio, inoltre, ha fatto emergere i fattori prevalenti dietro alla scelta degli agricoltori. E il responso è stato chiaro.
“L’ecologia del suolo è la motivazione principale dei viticoltori che usano la trazione dei cavalli” si legge nella ricerca. “La trazione equina permette di preservare anche le vigne più vecchie e di riabilitare gli appezzamenti abbandonati ritenuti troppo difficili da coltivare”.
La trazione animale genera minore compattazione
Il fatto è che i trattori meccanici portano con sé alcuni svantaggi. “Uno dei peggiori è l’effetto compattazione“, sottolinea la Société Française des Équidés de Travail, un’associazione promossa dal Ministero dell’Agricoltura. “Più il suolo è ventilato più è soggetto ad essa”. Un terreno troppo compatto ostacola l’azione degli invertebrati, attori notoriamente decisivi nel complesso equilibrio dell’ecosistema del terreno. “La stessa cosa vale per gli elementi minerali che hanno difficoltà a raggiungere la pianta, provocando l’asfissia del sistema delle radici”. Infine, “la terra smossa in cima è soggetta all’erosione”.
Al contrario, notano ancora gli esperti, “lavorare con i cavalli evita questi fenomeni”. E se è vero che la pressione per centimetro quadrato sul suolo esercitata dall’animale è maggiore di quella di un trattore, la sua superficie di appoggio, in compenso, è quasi nulla. “Inoltre lo strumento di lavoro si colloca dietro al cavallo ed è quindi in grado di invertire gli effetti della compattazione causata dagli zoccoli”.
Maggiore sostenibilità e altri vantaggi
E difficile ipotizzare l’impiego su vasta scala della trazione equina. Ma la diffusione dei cavalli nelle aziende di piccola taglia resta un fenomeno interessante con molte implicazioni sociali e ambientali. L’abbassamento dei ritmi delle operazioni, ad esempio, sembra incidere positivamente sulla qualità del lavoro. Per le aziende biologiche, inoltre, l’uso degli animali nel processo di aratura è associato all’abolizione dei pesticidi oltre che a un minore impatto ambientale legato al mancato impiego di mezzi meccanici alimentati da combustibili fossili.
Senza contare, infine, la maggiore reattività del terreno. “Nei vigneti che sono stati lavorati solo con la trazione animale”, spiega ancora la Société Française “la prima vendemmia può avvenire due anni prima, migliorando così la redditività di quegli appezzamenti”.