Il boom dei prezzi dei fertilizzanti evidenzia i rischi per l’agricoltura britannica, tuttora troppo dipendente dalle importazioni. Più di 60 aziende chiedono ora al governo di attuare un piano per la transizione verso un nuovo modello
di Matteo Cavallito
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La soluzione alla crisi dei fertilizzanti? L’agricoltura rigenerativa. Non hanno dubbi le oltre 60 aziende agricole britanniche che hanno rivolto un appello al governo per chiedere un sostegno concreto alla transizione verso un nuovo metodo di coltivazione. L’iniziativa è coordinata dal Sustainable Food Trust, un’associazione con sede a Bristol. Il cambio di rotta, sostiene la stessa organizzazione, “è essenziale per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine dei cittadini in un mondo sempre più insicuro e caratterizzato da una crescita del costo della vita”.
Cinque richieste
Sono cinque le richieste avanzate dagli agricoltori. In primo luogo si chiede al governo britannico di adottare una visione comune sull’agricoltura rigenerativa; inoltre si invoca un’azione ampia che comprenda il sostegno finanziario per la transizione, la retribuzione degli agricoltori per i risultati ottenuti e la garanzia di accesso ad alimenti di alta qualità per i gruppi a basso reddito.
I firmatari dell’appello, poi, chiamano in causa la necessità di un pacchetto di finanziamenti verdi da parte di banche e investitori privati a condizioni agevolate per gli agricoltori impegnati nella trasformazione del loro modello agricolo.
La quarta richiesta è rivolta a rivenditori e i produttori di alimenti, chiamati a fornire prezzi garantiti e contratti legati al costo reale di produzione. Infine, spiegano i firmatari, “è necessario trovare un accordo su un insieme di misure per la sostenibilità della produzione alimentare a livello di azienda agricola” attraverso l’adozione “di un sistema di etichettatura universale per consentire ai consumatori di fare scelte informate”.
Il boom dei prezzi dei fertilizzanti
Alla base dell’iniziativa c’è la crescente difficoltà vissuta dalle aziende agricole a seguito degli effetti del conflitto in Ucraina. Oltre a esacerbare la crisi alimentare a livello globale, la guerra avrebbe evidenziato infatti anche l’insostenibile dipendenza dell’agricoltura britannica dalle importazioni di combustibili, mangimi e fertilizzanti.
“Dopo l’invasione russa, i prezzi dei fertilizzanti sono saliti alle stelle raggiungendo i livelli più elevati dalla crisi alimentare globale del 2008”, spiega Sustainable Food Trust citando le preoccupazioni già espresse dalla Banca Mondiale.
E ancora: “Insieme alla Bielorussia, anch’essa sottoposta a sanzioni commerciali, la Russia è uno dei maggiori esportatori al mondo di tre elementi chiave usati nella produzione di fertilizzanti artificiali, ovvero l’azoto (15% del totale globale), il fosforo (14%) e il potassio (37%). Il settore agricolo britannico utilizza attualmente circa un milione di tonnellate di fertilizzanti azotati”. La buona notizia, tuttavia, è che l’adozione di un nuovo modello agricolo rappresenta una soluzione efficace.
L’agricoltura rigenerativa favorisce la sicurezza alimentare
In un rapporto pubblicato a giugno, la stessa organizzazione aveva infatti evidenziato le potenzialità offerte dall’agricoltura sostenibile. Orientata al mantenimento della salute del suolo, l’agricoltura rigenerativa esclude l’uso di prodotti chimici e si fonda sull’applicazione di diverse buone pratiche tra cui l’uso delle colture di copertura, la rotazione delle coltivazioni e il compostaggio.
Secondo lo studio, la transizione verso questo approccio nel Regno Unito consentirebbe alla produzione di frutta e ortaggi di quadruplicare, compensando il calo della disponibilità di carne ovina e suina. La produzione di carne bovina e di agnello resterebbe invariata.
“In questo scenario”, sostiene l’organizzazione, “il Regno Unito sarebbe in grado di mantenere o addirittura migliorare i suoi attuali livelli di autosufficienza, a patto di adottare una dieta più sana“. Inoltre, aggiunge il CEO di Sustainable Food Trust, Patrick Holden, l’adozione massiccia dell’agricoltura rigenerativa “aiuterebbe a combattere il cambiamento climatico, a proteggere la natura e la nostra salute e a costruire la sicurezza alimentare nazionale”.