21 Luglio 2021

La nuova rete mondiale riunisce i protagonisti della filiera per usare il vino come strumento per tutelare paesaggio, crescita sociale e salute della terra. Primo appuntamento: a Bologna nel febbraio 2022

di Emanuele Isonio

 

Ascolta “Il vino che cura il territorio Nasce Slow Wine Coalition” su Spreaker.

Non solo un compagno di momenti piacevoli ma strumento di sostenibilità ambientale autentica, tutela del paesaggio e crescita sociale e culturale dei territori per migliorare il rapporto tra terra, uomo e natura. L’obiettivo è alla base della nascita della Slow Wine Coalition. Dietro al progetto, come si intuisce dal nome, c’è Slow Food. L’associazione fondata da Carlo Petrini da vari decenni è impegnata, tra gli altri ambiti, anche a sottolineare il ruolo positivo che vino e viticoltura possono apportare ai territori.

“La Slow Wine Coalition – spiega il coordinatore del progetto, Giancarlo Gariglio – nasce perché Slow Food ha pensato che fosse giunto il momento di riunire attorno all’idea di un vino buono, pulito, giusto tutti coloro che condividono alcuni valori, pensano che il vino debba essere prodotto in un certo modo e che grazie ad esso si possa proteggere il paesaggio e aiutare lo sviluppo sociale e culturale delle campagne. La coalizione non sarà solo una associazione di produttori ma anche una rete solidale internazionale che coinvolgerà tutti gli appassionati e i professionisti della filiera”.

Sostenibilità ambientale, difesa del paesaggio, giustizia sociale

Le azioni future della coalizione sono riunite in un decalogo, il Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto. Il documento si ispira alle riflessioni di centinaia di vignaioli riuniti nel 2009 per la seconda edizione di Vignerons d’Europe. Al suo interno, vengono fissati alcuni punti fermi sul mestiere del vignaiolo, sull’agronomia e sull’enologia, allargando il discorso anche ad altri ambiti quali la biodiversità, il valore del territorio e il rapporto con chi lavora in vigna e in cantina.

Le responsabilità ambientali del settore vitivinicolo

Inquinamento, depauperamento della biodiversità a causa dell’utilizzo di diserbanti e disseccanti, monocoltura nelle aree di maggior pregio, sfruttamento della manodopera. Sono alcuni dei danni purtroppo ancora legati al mondo del vino. Un retaggio di una vecchia cultura agricola cui molti produttori stanno rinunciando a favore di una vera e propria rivoluzione che sta rimodellando lentamente il volto di questo settore.

“Indubbiamente – prosegue Gariglio – il comparto vinicolo ha un impatto sull’ambiente piuttosto importante, inutile negarlo. Ci sono studi che hanno dimostrato come l’uso di antifungicidi inquinino molto di più rispetto alla superficie occupata dalla viticoltura. Essa occupa l’8% della superficie agricola mentre inquina per una percentuale molto più ampia. Da questo punto di vista si devono fare passi in avanti molto importanti. Porsi il problema dell’inquinamento e cercare soluzioni è un passo in avanti ma che non può più essere rimandato”.

Emissioni nocive settore AFOLU (Agricoltura, foreste e usi del suolo) - Fonte: IPCC

Emissioni nocive settore AFOLU (Agricoltura, foreste e usi del suolo) – Fonte: IPCC

Ridurre l’impatto ambientale conviene

La strada per riuscire nell’impresa è lunga. Soprattutto all’inizio è necessario uno sforzo collettivo guidato da chi si è già messo in cammino. Molte cantine infatti hanno avviato la sperimentazione e il ricorso a sistemi di coltivazione sostenibili, praticando l’agricoltura biologica e biodinamica.

Una scelta la cui lungimiranza è stata confermata anche da indagini accademiche. Uno studio dell’università Ca’ Foscari di Venezia sulla sostenibilità nel settore vinicolo spiegava ad esempio: “È ormai chiaro che la sostenibilità si sta trasformando da scelta etica a vera e propria leva per il business. La sostenibilità permette di affrontare e ridurre una serie di rischi: ambientali (scarsità delle risorse), economici (volatilità dei prezzi), politico-legislativi (regolamentazione su temi ambientali, sicurezza). Grazie a un approccio sostenibile, basato sulla trasparenza, l’azienda può migliorare i rapporti con tutti gli stakeholder lungo la filiera, inclusi i consumatori. La sostenibilità – prosegue il documento – sembra agire positivamente sulle performance aziendali; le migliori performance non sembrano associarsi a singoli indicatori di sostenibilità, semmai più all’insieme delle azioni intraprese che si rafforzano vicendevolmente”.

Vigne, strumento per non spopolare le aree marginali

C’è un altro aspetto da non sottovalutare: molto spesso le vigne più vocate sono collocate in collina o in montagna, in zone in forte pendenza, spesso in territori dove l’uva è l’unica opportunità per creare valore e mantenere un presidio umano. Ecco quindi che la moderna azienda vitivinicola assume un ruolo centrale nella difesa del paesaggio, tutelandone la bellezza e l’integrità, e incoraggiando lo sviluppo di un sistema di turismo attento all’ecologia e alla gastronomia.

Le tappe della Slow Wine Coalition

Fitto il calendario della Slow Wine Coalition per i prossimi mesi. Slow Food è già impegnata a organizzare incontri tra i primi protagonisti della rete italiani ed esteri che firmeranno il Manifesto.

L’appuntamento più importante per tutti i vigneron, i professionisti del settore e gli appassionati – che in tutto il mondo si riconoscono nei dieci punti indicati dal Manifesto – si terrà invece a Bologna. Dal 26 febbraio al 1° marzo 2022, con Sana Slow Wine che presenta la Slow Wine Fair. La manifestazione, organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food ospiterà, infatti, il primo incontro internazionale della Slow Wine Coalition, occasione di confronto e dibattito tra tutti gli attori della rete, nel solco della quasi ventennale esperienza di Terra Madre. Durante i quattro giorni della Slow Wine Fair si riuniranno centinaia di produttori da tutto il mondo in conferenze, dibattiti, degustazioni e con l’esposizione di migliaia di etichette provenienti da ogni parte del globo.