13 Giugno 2023

I batteri isolati nei terreni contaminati sembrano essere più resistenti agli antibiotici, sostiene uno studio neozelandese. Un fenomeno ancora poco chiaro ma di per sé preoccupante a fronte dei rischi per la salute umana

di Matteo Cavallito

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La crescita della resistenza agli antibiotici da parte dei batteri potrebbe essere una conseguenza della presenza elevata di metalli pesanti nel suolo. È l’ipotesi che emerge alla luce di una recente ricerca realizzata dagli scienziati della Massey University di Palmerston North, in Nuova Zelanda.

Il meccanismo alla base di questa relazione non è noto. Il legame tra i due fenomeni, tuttavia, sembrerebbe evidente. Lo studio si è concentrato sui terreni pastorali della regione di Waikato, nel nord del Paese, dove è stata riscontrata una presenza significativa di cadmio e zinco.

L’indagine

“Sono stati raccolti campioni di suolo con una diversa storia di utilizzo, tra cui terreni soggetti a pastorizia e seminativi con alti livelli di metalli pesanti come ad esempio cadmio e zinco, e campioni di terreno prelevati in un’area di boscaglia nativa da utilizzare come gruppo controllo (nel corso dell’esperimento, ndr)”, si legge nello studio.

Le analisi condotte in laboratorio hanno fatto emergere differenti livelli di resistenza da parte dei batteri isolati nei diversi terreni. I dati, in particolare, “hanno evidenziato un numero significativamente maggiore di ceppi batterici resistenti agli antibiotici nei suoli con maggiore presenza di metalli pesanti”.

Un meccanismo ancora ignoto

Secondo Barry Palmer, principale autore della ricerca, citato dalla rivista Farmers Weekly, l’origine di questa correlazione non è chiara. Tuttavia, è possibile ipotizzare che i batteri utilizzino meccanismi simili per elaborare sia i metalli pesanti sia gli antibiotici nel terreno.

E che, soprattutto, siano in grado di trasmettere questa capacità “attraverso un processo noto come trasferimento genetico orizzontale”.

“I geni di resistenza al cadmio situati su elementi genetici mobili sono stati in grado di essere trasferiti orizzontalmente dai ceppi batterici donatori ai riceventi e i transconiuganti hanno mostrato resistenza non solo al cadmio, allo zinco e/o al mercurio, ma anche a una serie di antibiotici“, sottolinea lo studio.

Antibiotici e fertilizzanti, un binomio pericoloso

Quello della resistenza agli antibiotici resta un problema di grande attualità. Come hanno osservato di recente alcuni ricercatori della School of Geographic Sciences della East China Normal University di Shanghai, la diffusione di geni resistenti nei batteri patogeni genererebbe problemi nel trattamento farmacologico mettendo a rischio la salute degli esseri umani e degli animali. Sotto osservazione è da tempo l’uso massiccio degli antibiotici stessi negli allevamenti e il loro trasferimento nel suolo attraverso le deiezioni animali.

L’ipotesi di un nesso con la presenza dei metalli pesanti rappresenta una novità capace di chiamare in causa un altro fattore problematico: l’impiego dei fertilizzanti minerali a base di fosfato.

“Nei terreni di Waikato sono state riscontrate concentrazioni di cadmio cinque volte superiori a quelle iniziali dopo 70 anni di applicazione di superfosfati”, osserva ancora Farmers Weekly. “I livelli di zinco sono raddoppiati negli ultimi 30 anni“. Inoltre, “un terzo dei terreni in Nuova Zelanda presenta livelli troppo elevati di fosforo a causa di un eccesso di fertilizzanti, causando problemi di qualità dell’acqua e la crescita di alghe tossiche”, conclude la rivista.