9 Maggio 2022

Agricoltura e allevamento favoriscono la dispersione dell’ammoniaca nell’ambiente. Ma le buone pratiche nell’uso dei fertilizzanti, spiegano i ricercatori del progetto Life PrepAIR, offrono soluzioni efficaci

di Matteo Cavallito

Listen to “Ammoniaca nella Valle del Po si studiano fertilizzazioni a basso impatto” on Spreaker.

L’applicazione di buone pratiche di gestione dei fertilizzanti contribuisce vistosamente al calo dell’inquinamento. Lo evidenziano i dati raccolti fin qui dagli operatori coinvolti nel progetto Life PrepAir, finanziato dall’Unione Europea. Presentati a Bologna in occasione della conferenza “Agricoltura e qualità dell’aria”, i numeri evidenziano una drastica riduzione del rilascio di ammoniaca e nitrati, con benefici evidenti per l’ambiente e per il suolo.

Lanciato nel 2017 e sostenuto dal Tavolo di Bacino Padano promosso dalle regioni per pianificare azioni comuni per limitare le emissioni nei prossimi anni, il progetto, guidato dalla Regione Emilia Romagna con l’ausilio di 17 partner, “mira ad implementare le misure previste dai piani regionali”, ampliandone la portata e “rafforzando la sostenibilità e la durabilità dei risultati”. L’operazione si concluderà nel 2024.

Dall’ammoniaca un contributo all’inquinamento

Dal punto di vista ambientale, ricordano i promotori del progetto, quella del Bacino Padano resta un’area critica per la qualità dell’aria. Ogni anno, infatti, “tonnellate di ossidi di azoto, polveri e ammoniaca sono emesse in atmosfera da un’ampia varietà di sorgenti inquinanti”. Industria, traffico, e consumi domestici hanno un ruolo importante.

Ma l’agricoltura non è da meno, se è vero – come ricorda Alexander de Meij, ricercatore e collaboratore del Joint Research Centre – che le attività sui campi nella Valle del Po contribuiscono mediamente al 15-20% dell’inquinamento rilevato.

In questo quadro, rilevano ancora i promotori, l’impatto dell’ammoniaca – risultato dell’ampio uso di fertilizzanti nelle attività agricole e delle deiezioni animali nell’allevamento – appare particolarmente problematico. Per questo il progetto punta a identificare le migliori pratiche di applicazione dei fertilizzanti. Così come l’adozione di sostanze alternative (dai reflui ai compost a lento rilascio di azoto) per limitare la diffusione del composto. Altri studi nelle regioni che partecipano al progetto si sono concentrati sulla formulazione di un modello per quantificare e valutare le emissioni negli allevamenti intensivi. I risultati emersi dai casi studio sono incoraggianti.

Con le buone pratiche la dispersione di azoto può calare dell’89%

Una parte del progetto ha interessato – tra indagini e prove sperimentali – lo studio delle migliori soluzioni per la riduzione delle emissioni di ammoniaca dai composti a base di urea che, ricorda Laura Valli, ricercatrice del Centro Ricerche Produzioni Animali S.p.A. di Reggio Emilia, “hanno un fattore di volatilizzazione talvolta anche dieci volte superiore a quello di altri fertilizzanti”. Come evidenziato dalle prove sul campo in Emilia Romagna, ad esempio, l’applicazione diretta dell’urea in superficie produce una perdita significativa di azoto, l’elemento base dell’ammoniaca. Pari in media all’8,1% del totale presente nel fertilizzante.

Ma basta adottare una buona pratica a basso impatto come l’interramento della sostanza per sperimentare un risultato sorprendente: ovvero il dimezzamento della dispersione (-51%).

Altre pratiche offrono esiti ancora migliori: l’applicazione dell’urea accompagnata da irrigazione riduce la perdita di azoto del 59%. Mentre l’uso della subirrigazione – sia con l’urea che con il digestato – determina un calo dell’89%.

La riduzione delle emissioni di ammoniaca con l’applicazione delle buone pratiche di fertilizzazione nelle prove sul campo in Emilia Romagna. Fonte: presentazione di Laura Valli (CRPA), Progetto Life PrepAir, conferenza online “Agricoltura e qualità dell’aria”, Bologna 5 maggio 2022

La riduzione delle emissioni di ammoniaca con l’applicazione delle buone pratiche di fertilizzazione nelle prove sul campo in Emilia Romagna. Fonte: presentazione di Laura Valli (CRPA), Progetto Life PrepAir, conferenza online “Agricoltura e qualità dell’aria”, Bologna 5 maggio 2022

Soluzioni equilibrate per la gestione dell’azoto

Le indagini riportano sotto i riflettori il ruolo ambivalente dell’azoto, elemento prezioso per le colture ma anche pericoloso per l’ambiente. Lo scorso anno, uno studio dell’Università di Melbourne ha misurato la perdita dell’elemento in un’ampia varietà di colture e prodotti alimentari. Identificandone gli impatti ambientali e i costi sociali ed evidenziando la necessità di rendere i sistemi agricoli di tutto il mondo più sostenibili, meno inquinanti e più redditizi.

Gli studi condotti nella Pianura Padana evocano gli stessi auspici con il conforto dei numeri. Le indagini realizzate in Veneto nell’ambito dello stesso progetto hanno confermato la rilevanza delle buone pratiche di fertilizzazione testando soluzioni diverse ma non meno efficaci.

Tra queste l’iniezione di urea a solco chiuso (con un calo delle emissioni pari al 48%) e la sostituzione della sostanza con il nitrato ammonico (-49%). A conti fatti, rilevano gli operatori, la diffusione equilibrata delle buone pratiche nelle regioni coinvolte (tra cui anche Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia) permetterebbe di ridurre del 44% la dispersione dell’ammoniaca.