
Cattive pratiche agricole e dipendenza dai fertilizzanti hanno danneggiato i terreni del Bangladesh. La carenza di nutrienti resta un problema. Cresce l’impiego di alternative organiche per il suolo
di Matteo Cavallito
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L’applicazione di cattive pratiche agricole sta causando il degrado del suolo in Bangladesh mettendo a rischio la sicurezza alimentare del Paese. Lo afferma la Ong americana Mongabay. Chiamata a sfamare una popolazione di 170 milioni di abitanti, la nazione asiatica fa tuttora largo uso di fertilizzanti chimici. Una scelta che nasce dall’esigenza di incrementare la produzione ma che, al tempo stesso, starebbe impattando sulla salute del terreno.
Ma a incidere sul fenomeno sono anche altri fattori. “Diversi studi”, spiega l’organizzazione, “attribuiscono il degrado del suolo alla crescente rimozione di alcune colture dovuta all’aumento dell’intensità di altre, tra cui quelle di varietà e ibridi ad alta resa, all’erosione, alla salinizzazione e all’acidificazione del suolo, alla deforestazione, alla lisciviazione dei nutrienti e all’applicazione ridotta di letame”.
La crisi alimentare (e del suolo)
La produzione in Bangladesh non appare per il momento sufficiente. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il Paese ha raccolto 35,7 milioni di tonnellate di riso, meno di quanto inizialmente previsto. La crescita del prezzo del cibo sul mercato mondiale – innescata dalla spirale inflazionistica e dalle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina – fanno il resto. Ma accanto all’insicurezza alimentare, come si diceva, si colloca il fenomeno del degrado del suolo.
Il problema, osserva Mongabay, ha radici antiche. In meno di quattro decenni, infatti, l’uso dei fertilizzanti chimici è aumentato sensibilmente. Tra la stagione di raccolto 1980-81 e quella 2015-16, ad esempio, l’ammontare dell’urea sparsa ogni anno nei campi del Bangladesh è passata da circa 366mila a 1,2 milioni di tonnellate.
L’uso massiccio delle pratiche agricole intensive ha inoltre prodotto un calo della presenza di microorganismi essenziali nel suolo. Ma anche erosione, incremento della salinità e dell’acidità e deforestazione. Secondo il Soil Resource Development Institute (SRDI), in Bangladesh la maggior parte dei terreni contiene meno dell’1,5% di materia organica. Una quota inferiore alla soglia minima del 2,5% richiesta per garantire la salute dei campi.
Carenza di micronutrienti in Bangladesh e nel mondo
Lo stesso istituto, inoltre, ha denunciato un ulteriore problema legato alla carenza di nutrienti nei terreni. “Si stima che nei suoli del Bangladesh il bilancio complessivo dell’azoto sia negativo, quello del fosforo prossimo allo zero e quello del potassio fortemente in passivo”, scrive Mongabay. Inoltre, prosegue l’organizzazione, “la stessa situazione si verifica per lo zolfo, lo zinco, il boro e altre sostanze organiche, così come per lo stato del pH”.
Il tema è noto da tempo e non solo in Bangladesh. I micronutrienti come ferro, zinco, folati, vitamine e altro ancora – che dalla terra si trasferiscono nei prodotti di quest’ultima e con essi nell’organismo umano – sono elementi cruciali ma non sufficientemente disponibili.
Ad oggi, rivelano le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 30% della popolazione mondiale non ne assume abbastanza. Oltre 2 miliardi di individui. È il risultato talvolta di diete non abbastanza variegate. Ma anche, se non soprattutto, la conseguenza del degrado del suolo.
Cresce l’impiego dei fertilizzanti organici
Per il Bangladesh la gestione dei fertilizzanti resta un’operazione complessa. Il Paese, dicono i dati ripresi da Mongabay, avrà bisogno quest’anno di 3,4 milioni di tonnellate di urea. Così come di 2,4 milioni di tonnellate di ammonio, 1 milione di tonnellate di perfosfato e 1,4 milioni di tonnellate di muriato di potassio. Buona parte della domanda dovrà essere soddisfatta dalle importazioni da Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Marocco, Tunisia, Giordania, Cina, Bielorussia, Russia e Canada. Sebbene attualmente in calo, gli alti prezzi registrati fino a poco tempo fa hanno alimentato per contro la domanda di fertilizzanti organici prodotti in loco. Le richieste sono salite del 30% in un anno.
Il Bangladesh Agricultural Research Council, un ente controllato dal Ministero dell’Agricoltura locale, “ha suggerito di salvaguardare la produttività del suolo utilizzando la materia organica”, ricorda Mongabay.
Secondo Hamidur Rahman, ex direttore generale del Department of Agricultural Extension, un altro ufficio governativo del Bangladesh, “Il concime organico si lega alla struttura del suolo facendone aumentare la biodiversità del 30% nel confronto con i fertilizzanti chimici”. Inoltre, ha aggiunto, ripreso ancora dall’organizzazione, “Per garantire un’agricoltura sostenibile, l’uso di prodotti chimici e di alternative di origine organica dovrebbe essere bilanciato per mantenere in buona salute il terreno facendo crescere la produzione agricola”.