Nei vigneti, sottolinea uno studio della Penn State University, è possibile sfruttare la competizione esercitata dalle colture di copertura per limitare l’esposizione alle malattie da parte delle viti. Riducendo così l’uso degli erbicidi
di Matteo Cavallito
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L’applicazione delle colture di copertura nei vigneti può costituire una strategia sostenibile in grado di tutelare le piante e il suolo fornendo servizi ecosistemi essenziali. Lo suggerisce uno studio della Penn State University. L’indagine, realizzata con il sostegno del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e del Pennsylvania Wine Marketing Board, ha evidenziato in particolare come questa pratica consenta ai coltivatori di evitare l’uso di erbicidi e di proteggere il terreno dalle piogge intense.
Il ruolo delle colture di copertura
“Quando crescono in quantità intorno ai grappoli d’uva, le foglie grandi intrappolano l’umidità e impediscono il flusso del vento, creando un microhabitat che favorisce le malattie”, ha spiegato, citata in un articolo diffuso dall’ateneo USA, Michela Centinari, docente di viticoltura alla Penn State e co-autrice dello studio insieme ai colleghi Suzanne M. Fleishman, David M. Eissenstat e Grant M. Hoffer. Da qui l’idea dei ricercatori: favorire la competizione esercitata dalle erbe di copertura per limitare la crescita vegetativa delle viti.
Questa strategia fa i conti con alcune ricadute, a cominciare dal calo delle rese. In determinate condizioni, però, il suo impiego diventa conveniente.
In particolare, si legge nella ricerca, “nei suoli caratterizzati da un’elevata disponibilità di risorse, la riduzione dell’eccessiva crescita vegetativa è spesso considerata vantaggiosa, se la resa non è fortemente penalizzata”. In questo contesto, per garantire l’ottimizzazione dei servizi offerti dalle colture di copertura, diventa comunque necessario valutare il responso della pianta nello spazio di diversi anni. Esattamente ciò che hanno fatto gli autori.
Lo studio
Per cinque anni, sottolinea l’articolo, i ricercatori hanno monitorato la coltura di copertura presso un vigneto gestito dal Russell E. Larson Agricultural Research Center della Penn State. In questo modo gli autori dello studio hanno potuto osservare gli effetti della coltura stessa – la festuca rossa strisciante (Festuca rubra L.), un tipo di erba molto comune – sulla produzione di uva nonché sulla crescita delle foglie e delle radici della pianta.
“Nel complesso, le colture di copertura hanno ridotto la crescita vegetativa della vite tra il 13% e il 30% in tutti gli anni, con una tendenza a cali più consistenti nei primi due anni”, spiega la ricerca.
Per contro, la resa è risultata ridotta in tre dei cinque anni di osservazione e in una misura variabile, compresa tra il 9% e il 25%, a seconda del portainnesto. Ovvero delle caratteristiche della pianta su cui viene saldata la porzione di ramo su cui si sviluppano i germogli. Contemporaneamente, infine, i ricercatori non hanno rilevato alcuna alterazione rilevante (o comunque attribuibile alla coltura erbacea) nella chimica dei frutti.
Una valida alternativa da verificare negli anni
La ricerca, quindi, ha evidenziato come in un vigneto giovane e relativamente fertile, la combinazione di un portainnesto adeguato (in questo caso di bassa vigoria) con una coltura di copertura perenne sotto la vite sia stata in grado di fornire i necessari servizi ecosistemici essenziali. Questa operazione si è dimostrata dunque una valida alternativa alle pratiche più diffuse che comprendono l’impiego di erbicidi.
La combinazione efficace delle colture e dei portinnesti, sottolinea la ricerca, ha determinato un miglioramento del rapporto tra massa fruttifera e vegetativa e un aumento della disponibilità di fosforo e acqua nel suolo.
Implicando al tempo stesso, con ogni probabilità, una riduzione dei costi di manutenzione del vigneto stesso. I risultati, precisa in ogni caso lo studio, dovranno essere ulteriormente monitorati nei prossimi anni per valutare, in particolar modo, se l’effetto competitivo della specie erbacee non finisca col tempo per determinare una riduzione eccessiva dei livelli nutrizionali, della crescita e della resa della vite.