L’antibiotico-resistenza è fortemente legata anche al loro abuso in ambito zootecnico. Il problema potrebbe diventare presto più pericoloso del cancro. La soluzione passa dalla riduzione al minimo del loro utilizzo, dall’aumento di controlli e dallo sfruttamento del compost prodotto negli impianti di digestione anaerobica
di Stefania Cocco, Valeria Cardelli, Dominique Serrani, Lorenzo Camponi, Andrea Salvucci, Giuseppe Corti *
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Quando nel 2050 raggiungeremo i nove miliardi di persone previsti sul pianeta, sarà necessario disporre di adeguate quantità di cibo e di acqua sani. L’unica soluzione possibile per conservare nel tempo entrambe le risorse è quella di salvaguardare da subito la salute dei suoli, la loro ricchezza di nutrienti e la capacità di espletare la loro funzione di bio-filtro nei confronti di aria e acqua, così da soddisfare tutti i servizi ecosistemici, diretti e indiretti, necessari ai fabbisogni umani.
Da antibiotici una contaminazione insidiosa
Tra le tante minacce che possono compromettere la qualità e la salute del suolo, l’inquinamento è una insidia incombente sulla sicurezza dell’ambiente e del cibo e, pertanto, una agricoltura sostenibile deve preoccuparsi sempre più di avere il controllo di quei potenziali contaminanti che minano la salute della catena trofica. Esistono diversi tipi di contaminazione puntiforme o diffusa, facili da individuare ma a volte difficili da percepire nella loro pericolosità. Fra questi ultimi la dispersione in acqua e suolo di molecole di antibiotici è particolarmente insidiosa e silente.
Secondo quanto riportato dal Ministero della Salute italiano, l’aumento della resistenza agli antibiotici sarebbe legata a fonti di contaminazione diffuse, come aree ad agricoltura intensiva, distretti industriali e attività umane distribuite sul territorio, ma anche a sorgenti puntiformi come gli impianti zootecnici intensivi, le attività di acquacoltura, gli scarichi fognari urbani, ospedalieri e di alcune aziende farmaceutiche. La resistenza microbica non controllata a causa di un uso eccessivo di antibiotici per la cura delle persone e degli animali potrebbe diventare di questo passo più pericolosa del cancro se non saranno prese le dovute precauzioni nell’uso di queste molecole e nel monitoraggio ambientale del loro destino.

La percentuale di resistenza agli antibiotici in Italia è raddoppiata in 10 anni. FONTE: Antimicrobial Resistance, OECD 2016.
I pericoli connessi con l’uso zootecnico degli antibiotici
Per quanto l’uso di antibiotici sia normato e controllato quasi ovunque nel mondo, in molti paesi il settore veterinario-zootecnico fa ancora largo uso di una vasta gamma di antibiotici per favorire l’accrescimento (vietato in tutti i Paesi europei), per profilassi e per il trattamento di malattie. Solo una parte della dose somministrata viene assorbita dall’apparato intestinale dell’animale, mentre una parte consistente, che varia da molecola a molecola, viene espulsa con le feci e le urine.
L’uso di letame come ammendante rappresenta quindi una fonte di contaminazione del suolo, che può diffondersi tramite l’acqua di run-off.
Per meglio comprendere il problema è necessario tener presente tre aspetti essenziali:
- alcune colture assorbono le molecole di antibiotici, che ritroviamo nelle derrate;
- batteri possono mutare velocemente e diventare resistenti agli antibiotici poco dopo esserci venuti a contatto;
- la resistenza batterica agli antibiotici può avvenire nel suolo e nell’apparato digerente dell’uomo e degli animali.

Mercato degli antibiotici utilizzati principalmente per scopi zootecnici nei diversi paesi OCSE. FONTE: Antimicrobial Resistance, OECD 2016.
Riduzione e controllo
Alla luce di tutto questo, si rende assolutamente necessario il controllo analitico delle materie organiche ammendanti prima che vengano distribuite sui suoli agrari per evitare la diffusione della resistenza agli antibiotici. Per ridurre l’insorgere di resistenza agli antibiotici, dobbiamo sicuramente ridurre l’uso di antibiotici su uomo e animali da allevamento e promuovere un adeguato trattamento delle acque reflue (civili e da allevamenti), così come degli escrementi di animali domestici e selvatici.
Di sicuro, però, dobbiamo intervenire, anche dal punto di vista normativo, per fare in modo che vengano distribuite al suolo matrici organiche prive o quasi di antibiotici, e questo è molto più difficile da ottenere. Infatti, la sola maturazione o il solo compostaggio delle deiezioni animali per produrre letame riducono il contenuto di antibiotici in maniera trascurabile.
Il vantaggio di usare compost da
Per questo motivo, mentre in passato la pratica della letamazione era una consuetudine sicura che permetteva di reintegrare parte della sostanza organica perduta dai suoli, oggi può rappresentare una condizione di debolezza se guardiamo alla salute pubblica nel suo complesso. Un trattamento che si è rivelato estremamente promettente nell’abbattere la quasi totalità degli antibiotici presenti nelle deiezioni è la combinazione di digestione anaerobica seguita da compostaggio aerobio.
In pratica, l’introduzione di scarti vegetali e deiezioni animali all’interno di un digestore per la produzione di gas ha come sottoprodotto un digestato che, una volta sottoposto a processo di compostaggio, produce un compost di ottima qualità dove le concentrazioni dei principali antibiotici di uso veterinario sono state completamente abbattute. Solo per quelli più recalcitranti come certe molecole appartenenti alle classi delle sulfonamidi e delle macrolidi si hanno abbattimenti meno efficaci.
La produzione di biogas rappresenta quindi un processo win-win per la produzione di energia e di un digestato che, se sottoposto a compostaggio produce un ammendante di ottima qualità, quasi privo di effetti secondari, che potrebbe contribuire a risollevare la fertilità e la qualità generale dei suoli coltivati.
* Gli autori
Stefania Cocco
Professore associato di Pedologia, PhD in Geobotanica e Geomorfologia. Interessi di ricerca: genesi di suoli agrari, forestali, urbani e subacquei; suolo e cambio climatico; rizosfera; soluzioni ecologiche; mineralogia del suolo; erosione idrica; suoli di ambienti aridi; suoli alpini e artici; paleosuoli; Oxisols.
Valeria Cardelli
PhD in pedologia. Collabora con università spagnole e americane per lo studio di suoli forestali e naturali, e sul reimpiego di materiali di scarto in agricoltura. Titolare di assegno di ricerca su riuso sostenibile di scarti di estrazione di idrocarburi.
Dominique Serrani
PhD in Pedologia. Studia gli effetti dello slash and burn sulla fertilità di suoli di sistema agroforestale in Mozambico. Titolare di assegno di ricerca sulla misura dell’erosione e sul monitoraggio della fertilità del suolo in ambienti collinari dell’Italia centrale.
Lorenzo Camponi
Dottore Forestale, CONAF Marche, attualmente dottorando in Pedologia. Si interessa di valutazione degli effetti dei cambi d’uso del suolo su differenti tipologie colturali in ambiente agro-forestale. In particolare: valutazione degli effetti sui parametri fisico-chimici della componente organica del suolo in foreste in conversione; valutazione degli effetti della gestione sulla rizosfera di nocciolo.
Andrea Salvucci
Dottore Agronomo, CONAF Marche. Attualmente dottorando in Pedologia. Si interessa di caratterizzazione pedologica e miglioramento di suoli salini.
Giuseppe Corti
Già presidente della Società Italiana di Pedologia, è attualmente direttore del Centro Agricoltura e Ambiente del CREA.