Il dato è contenuto nella Valutazione di impatto che accompagna la proposta di Direttiva UE sul suolo. Da qui al 2060 la gestione sostenibile del terreno continentale genera un saldo positivo di 320 miliardi di euro
di Matteo Cavallito
La gestione sostenibile del suolo europeo produrrebbe benefici complessivi capaci di superare i costi di 1,7 volte. È la conclusione della Valutazione di impatto presentata dai tecnici della Commissione europea. L’indagine, che accompagna la proposta di Direttiva sul suolo presentata all’inizio di luglio, propone un’analisi dettagliata delle diverse voci coinvolte, su un arco temporale di quasi quattro decenni.
“Per ottenere suoli sani – scrive la Commissione – è necessario garantire che i terreni siano trattati secondo i principi della gestione sostenibile, concentrandosi sui diversi tipi di degrado e utilizzando pratiche che mantengano o aumentino la capacità del suolo stesso di fornire servizi ecosistemici a lungo termine”. Sebbene alcune iniziative realizzate in questo senso siano già in atto, “sono tuttora necessari ulteriori sforzi significativi su larga scala da parte di tutti gli Stati”. Già, ma con quali ricadute economiche?
L’analisi costi/benefici
Secondo la Commissione, gli interventi progettati per fermare il degrado, applicare le pratiche di gestione sostenibile e rigenerare suoli sani costerebbero dai 28 ai 38 miliardi di euro all’anno. I maggiori benefici, al tempo stesso, derivano dall’applicazione della cosiddetta “opzione preferenziale”, che impone agli Stati membri di intervenire per arrestare il degrado e ripristinare i terreni malsani. Secondo le stime, i benefici economici potrebbero raggiungere i 52 miliardi di euro all’anno compensando così le spese di intervento.
Particolarmente significativo è il vantaggio economico annuale associato alla bonifica dei siti contaminati che, secondo una stima prudente, varrebbe 24,4 miliardi di euro.
Per contro, se le pratiche di gestione sostenibile non fossero attuate, sottolinea la Commissione, l’Europa si troverebbe a fronteggiare costi diversi legati al degrado del suolo e alla conseguente perdita di servizi ecosistemici. Il costo di questo degrado è stimato in 68,8 miliardi all’anno escludendo dal calcolo l’analisi di impatto dei siti contaminati.
Una stima sul lungo periodo
I diversi impatti delle iniziative hanno un profilo temporale variabile, per questo la Commissione ha scelto di realizzare un’analisi di lungo periodo che si estende fino al 2060. A conti fatti, spiega il rapporto di Bruxelles, entro quella data l’ammontare complessivo dei benefici associati al mancato degrado e alle sue ricadute è calcolato in 550 miliardi di euro.
Se a questa analisi aggiungiamo le ricadute positive associate alle pratiche di decontaminazione dei siti inquinati – stimate in 230 miliardi – ecco che il valore dei vantaggi totali accumulati entro il primo decennio della seconda metà del secolo arrivano a quota 780 miliardi.
Sull’altro fronte, l’attuazione delle pratiche di gestione sostenibile del suolo costerà 420 miliardi da qui al 2060. L’individuazione e la bonifica dei siti contaminati impone una spesa ulteriore di 38 miliardi che si aggiungono ad altre voci di costo di entità comunque trascurabile. In sintesi: il conto totale segna un saldo positivo di 320 miliardi circa. I benefici (780 miliardi) superano i costi (459 circa) di 1,7 volte. È tra l’altro significativo che la curva costi-benefici sarebbe in territorio positivo (quello nei quale i benefici ottenuti sono superiori ai costi) già alla fine di questo decennio, per poi aumentare sensibilmente nei due decenni successivi e stabilizzarsi da metà secolo.

Il profilo temporale degli impatti. Fonte: European Commission, “Impact Assessment Report. Accompanying the proposal for a Directive of the European Parliament and of the Council on Soil Monitoring and Resilience (Soil Monitoring Law)”. Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
La Direttiva UE sul suolo
La proposta di direttiva ha iniziato a percorrere l’iter di approvazione che coinvolge l’Europarlamento e il Consiglio dei ministri Ue. L’obiettivo è quello di arrivare all’approvazione definitiva prima della scadenza della legislatura. Nel frattempo la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica bimestrale per raccogliere riflessioni, opinioni e punti di vista sul testo fin qui presentato.
In questa fase di ascolto è possibile inviare alla Commissione un testo della lunghezza massima di 4.000 battute. All’iniziativa possono prendere parte, previa registrazione e autenticazione, sia i singoli cittadini europei sia le associazioni e le organizzazioni impegnate a vario titolo sul fronte della tutela ambientale e dello studio del suolo. Ma potranno esprimere il proprio parere anche organismi tecnici dei diversi enti e istituzioni nazionali o locali.