22 Novembre 2021

La quantità di CO2 assorbita dagli alberi italiani cresce. Ma i segnali di preoccupazione non mancano. Legambiente, durante il IV Forum sulla Bioeconomia delle foreste, indica le azioni indispensabili da intraprendere. Intanto, la Commissione Ue annuncia un regolamento con norme vincolanti per le imprese che importano legno extra-europeo

di Emanuele Isonio

 

Ascolta “Conservare, ricostruire, rigenerare: 10 proposte per valorizzare il "tesoro-foreste"” su Spreaker.

Nella sola estate scorsa gli incendi hanno mandato in fumo non meno di 158mila ettari di territorio boscato. Una delle peggiori stagioni degli ultimi decenni, con ben l’87% dei roghi concentrato in tre regioni, Sicilia, Sardegna e Calabria. È l’ultimo segnale, solo il più evidente, di quanto siano a rischio le funzionalità strategiche del patrimonio forestale italiano, fondamentali per la salute umana e per tutelare i territori dagli effetti del cambiamento climatico.
Eppure, i boschi e gli ecosistemi forestali, con i loro quasi 11 milioni di ettari, rappresentano l’infrastruttura verde più importante d’Italia. Un terzo dell’intero territorio nazionale.

In 10 anni cresce CO2 assorbita dalle foreste nazionali. Tuttavia…

E l’ultimo Inventario Forestale Nazionale evidenzia come, insieme alla crescita dei boschi, sia aumentata l’anidride carbonica assorbita: un incremento di 290 milioni di tonnellate negli ultimi 10 anni. Ma i nuovi Forest Reference Levels adottati dalla Commissione Europea prevedono che, mantenendo invariate le attuali modalità di gestione forestale (età e intensità dei tagli, modalità di rinnovazione della foresta, specie prelevate, etc.), tra il 2021 e il 2025 la quantità di CO2 assorbita nelle foreste e nei prodotti legnosi in Italia si ridurrà di circa il 7% rispetto al periodo di riferimento 2000-2009.

Solo 8 città su 109 hanno un Piano del verde

In questo scenario, a giocare un ruolo strategico saranno anche e soprattutto le città, dove gli alberi risultano fondamentali per incrementare la permeabilizzazione del suolo, dare rifugio alla fauna, trattenere gli inquinanti atmosferici, attutire i rumori e stemperare gli effetti termici, riducendo l’effetto “isola di calore”. Nonostante queste evidenze, le aree verdi presenti nelle zone costruite nel nostro Paese rappresentano appena il 7,8% (dati MIPAAF) e gli ultimi dati Istat sul verde pubblico in Italia rivelano una sostanziale stasi dei suoi valori d’incidenza nei Comuni capoluoghi di provincia, con una media nazionale che si attesta intorno al 3%. Appena 8 su 109 (il 7%) capoluoghi italiani dichiarano di avere elaborato un Piano del verde.

“La corretta pianificazione e gestione del verde pubblico in Italia rimane ancora troppo spesso sottovalutata, complici una scarsa conoscenza del patrimonio arboreo, una sottovalutazione delle specie piantate e una gestione delle alberature fatta senza criteri selvicolturali e senza l’ausilio di tecnici esperti”. A dirlo sono gli analisti di Legambiente in occasione del IV Forum nazionale dedicato alla Bioeconomia delle foreste.

“Per il decennio 2020/30 l’Italia deve elaborare una proposta coerente con gli obiettivi europei sulla biodiversità, prevedendo ad esempio di tutelare il 30% del territorio nazionale e almeno il 10% in maniera rigida. O ancora, una pianificazione strategica per aumentare il verde e ridurre le emissioni in città, responsabili di circa il 70% delle emissioni di anidride carbonica sul Pianeta” – dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.

Le 10 proposte per il futuro delle foreste italiane

Per conservare, ricostruire e rigenerare le foreste d’Italia, Legambiente ha elaborato dieci proposte che individuano altrettante priorità:

  1. mantenere gli ecosistemi sani e le foreste resilienti per frenare gli effetti del climate change;
  2. incrementare il territorio protetto e creare la rete nazionale delle foreste primarie e vetuste;
  3. realizzare un sistema di monitoraggio, ricerca e conoscenza degli ecosistemi forestali;
  4. prevenire i rischi naturali e ridurre le minacce per le foreste;
  5. creare foreste urbane per rigenerare le città e combattere la crisi climatica;
  6. garantire la diffusione della pianificazione e della certificazione forestale;
  7. realizzare il Cluster del Legno nazionale per sostenere il Made in Italy e supportare le filiere forestali locali sostenibili;
  8. aumentare l’uso del legno nei processi produttivi e l’uso a cascata ai fini energetici;
  9. sostenere la bioeconomia circolare e finanziare la biodiversità e le infrastrutture verdi;
  10. contrastare il commercio illegale del legno e dei prodotti di origine forestale.

“Il nostro patrimonio forestale ha bisogno di maggiori attenzioni, servono politiche innovative per migliorare la sua capacità di mitigare l’impatto del clima sulla biodiversità forestale” spiega Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette e Biodiversità di Legambiente. “Ci conforta la decisione della Commissione Europea che ha presentato misure per limitare l’importazione in UE di materie prime legate alla deforestazione. Non basta, invece, annunciare la generica piantagione di nuovi alberi. Occorre definire come e dove farla e prevedere un sistema di monitoraggio dei risultati da parte dell’opinione pubblica. Senza dimenticare che la tutela e il recupero del patrimonio forestale esistente, così come il sostegno alle comunità locali, sono urgenti tanto quanto la messa a dimora di nuove piante”.

La speranza nel nuovo regolamento Ue

In particolare, le nuove regole proposte la scorsa settimana dalla Commissione Ue garantirebbero “che i prodotti che i cittadini europei acquistano, usano e consumano sul mercato dell’Ue non contribuiscano alla crescita globale della deforestazione e al degrado forestale”, spiega una nota dell’esecutivo comunitario. Una presa di posizione successiva ai calcoli delle associazioni ambientaliste che da tempo evidenziano il legame tra i consumi europei di legname e la deforestazione.

“La Ue è responsabile del 17% della deforestazione tropicale legata a materie prime scambiate a livello internazionale” denuncia ad esempio Greenpeace.

La proposta di regolamento annunciata da Bruxelles prevede norme vincolanti di due diligence per le imprese che vogliono collocare materie prime sul mercato europeo. Obiettivo: ridurre la quantità di prodotti illegali, provenienti da deforestazioni indiscriminate. Il giro d’affari del traffico internazionale di legname supera i 100 miliardi di euro ogni anno. Secondo l’Interpol rappresenta la seconda fonte di reddito per la criminalità organizzata dopo il traffico di droga.

“La Commissione – prosegue la nota – utilizzerà un sistema di benchmarking per valutare i Paesi e il loro livello di rischio di deforestazione e degrado forestale e intensificherà il dialogo con altri grandi Paesi consumatori”.