FAO: “Per proteggere ambiente e salute serve un uso efficiente dell’azoto”
L’azoto, ricorda l’Agenzia Onu, è un elemento essenziale ma anche un fattore di contaminazione. Il suo apporto al suolo rischia di quadruplicare entro la fine del XXI secolo. Nel rapporto si sottolinea il ruolo chiave della bioeconomia circolare
di Matteo Cavallito
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La diffusione dei fertilizzanti a base di azoto a partire dal XX secolo ha contribuito in modo significativo a migliorare la produzione agricola e a rafforzare la sicurezza alimentare globale. L’utilizzo improprio dei composti azotati, tuttavia, può danneggiare gravemente la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo determinando la perdita di biodiversità e aggravando il cambiamento climatico. Per questo è necessario un uso sostenibile dei prodotti basati su questo elemento anche attraverso l’adozione di opportuni principi di bioeconomia circolare. Lo suggerisce un nuovo rapporto della FAO.
Sui suoli globali 150 milioni di tonnellate di azoto ogni anno
“L’azoto è un componente essenziale degli alimenti, in particolare degli aminoacidi e delle proteine necessari per la crescita di piante, animali ed esseri umani”, scrive l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Grazie alla conversione dell’azoto non reattivo presente in abbondanza nell’atmosfera è possibile produrre sostanze utili come l’ammoniaca, una base per molti fertilizzanti oggi utilizzati comunemente.
“Attualmente sono 150 milioni le tonnellate di azoto reattivo aggiunte ogni anno alla superficie terrestre attraverso l’agricoltura e l’industria”, rileva ancora la FAO. “Si tratta di un ammontare più che doppio rispetto quello dell’epoca preindustriale”.
Secondo alcune stime, prosegue il rapporto, il cambiamento climatico potrebbe far crescere la necessità di utilizzo di sostanze azotate nel terreno facendo salire l’apporto complessivo annuale a quota 600 milioni di tonnellate entro la fine del XXI secolo con ovvie conseguenze in termini di aumento della dispersione nell’ambiente. A oggi, l’allevamento del bestiame è responsabile di circa un terzo delle emissioni totali di azoto prodotte dall’attività umana.

Le principali fonti di emissione dell’azoto nel mondo (milioni di tonnellate). Fonte: FAO. 2025. Sustainable nitrogen management in agrifood systems. Rome. https://doi.org/10.4060/cd3388en Attribution 4.0 International CC BY 4.0 Legal Code
Un rapporto complesso tra costi e benefici
L’inquinamento da azoto è particolarmente grave in Nord America, Europa occidentale e in alcuni Paesi asiatici, dove i fertilizzanti sono stati utilizzati in modo intensivo e spesso improprio per decenni. In alcune nazioni a basso e medio reddito, ricorda ancora la FAO, l’accesso limitato ai fertilizzanti porta all’esaurimento dell’elemento riducendo i nutrienti del suolo e causando il degrado di quest’ultimo.
In generale, insomma, un uso oculato dell’azoto in agricoltura aiuta a prevenire molti problemi facendo crescere al tempo stesso la resa dei raccolti. Al contrario, un utilizzo eccessivo contribuisce al riscaldamento globale, al deterioramento della qualità dell’aria e dell’acqua e all’impoverimento dell’ozono stratosferico facendo crescere i rischi per la salute umana. Di conseguenza, sottolinea il rapporto, “una gestione sostenibile dell’azoto che si concentri sulla minimizzazione degli apporti e delle perdite esterne e sulla massimizzazione del riciclo è più urgente che mai”.

La maggior parte delle emissioni di azoto si registra in Asia meridionale (35%) e orientale (28%). Fonte: FAO. 2025. Sustainable nitrogen management in agrifood systems. Rome. https://doi.org/10.4060/cd3388en Attribution 4.0 International CC BY 4.0 Legal Code
Le raccomandazioni della FAO
Molteplici sono le raccomandazioni incluse nel rapporto. Il settore dei fertilizzanti, spiega la FAO, dovrebbe innanzitutto ridurre le emissioni di gas serra nella produzione delle sostanze azotate limitandone le perdite lungo la catena di produzione e distribuzione. Ai governi, invece, si chiede tra le altre cose di promuovere la fissazione biologica dell’azoto attraverso le buone pratiche agricole, incentivare l’uso di fertilizzanti organici, integrare la gestione sostenibile dell’azoto nelle azioni di mitigazione climatica oltre a fissare impegni per ridurre l’inquinamento da azoto e lo spreco alimentare. In questo contesto ad assumere un ruolo chiave è la bioeconomia circolare.

Una gestione circolare dell’azoto comporta diversi benefici per la sicurezza alimentare, l’economia e la società contribuendo al raggiungimento di molti degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) delle Nazioni Unite. Fonte: FAO. 2025. Sustainable nitrogen management in agrifood systems. Rome. https://doi.org/10.4060/cd3388en Attribution 4.0 International CC BY 4.0 Legal Code
Il ruolo della bioeconomia circolare
La promozione della circolarità nei processi agricoli, rileva il rapporto, “accresce l’efficienza nell’utilizzo e nella rigenerazione delle risorse biologiche”. I residui delle coltivazioni, ad esempio, “possono essere lasciati sul terreno per migliorarne la struttura e il contenuto nutritivo e utilizzati per l’alimentazione o come substrato per la coltivazione di alimenti come i funghi o nei settori della pasta e della carta, dell’edilizia, della chimica, dell’energia o del tessile”.
In generale, una gestione circolare dell’azoto comporta diversi benefici per la sicurezza alimentare così come per l’economia e la società, contribuendo al raggiungimento di molti degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
“Una gestione sostenibile dell’azoto è fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo 2030, in particolare quelli relativi alla lotta alla fame, alla salute, all’acqua pulita, alla produzione e al consumo sostenibili, all’azione per il clima e alla conservazione della vita sulla terra e sott’acqua”, concludono gli autori. “Migliorando l’efficienza dell’uso dell’azoto lungo la catena agroalimentare e riducendo le perdite dell’elemento si può contribuire a far aumentare la produzione alimentare nei Paesi a basso e medio reddito, consentendo all’elemento di raggiungere lo scopo previsto, migliorare la salute riducendo le emissioni nocive e proteggere i corpi idrici dall’inquinamento”.

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