8 Aprile 2022
La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto quasi il 68%: è il dato più elevato dell’Unione Europea. FOTO: Istock.

Il nuovo rapporto del Circular Economy Network: nonostante i molti fattori globali che aumentano la carenza di materie prime, il tasso di circolarità è fermo. L’Italia fa parzialmente eccezione e si colloca ai vertici della Ue. Bene sul riciclo rifiuti, in difficoltà su consumo di suolo, ecoinnovazione e riparazione dei beni

di Emanuele Isonio

 

Aumento della domanda, crisi climatica, pandemia. E ora il conflitto in Ucraina. Uno dopo l’altro, più o meno attesi, questi quattro fattori hanno portato a una carenza mondiale delle materie prime. E i loro prezzi infatti sono andati alle stelle. La soluzione per non esserne più schiavi già esisterebbe, e non da oggi: si chiama economia circolare. Ma ancora non decolla. Certo, alcuni Stati – tra i quali sicuramente l’Italia – sono più avanti di altri nello sfruttamento delle sue potenzialità. Il dato generale tuttavia preoccupa.

Il riutilizzo di materiali cresce meno dei consumi

La battuta di arresto è certificata, in più punti, dall‘ultimo rapporto annuale sull’economia circolare appena presentato dal Circular Economy Network (CEN) e da ENEA: tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è diminuito dal 9,1% all’8,6%. Mentre i consumi sono cresciuti di oltre l’8% (superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno), l’incremento del riutilizzo dei materiali è stato appena del 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate).
“Per creare beni e servizi – si legge nel rapporto – è stato sfondato il muro delle 100 Gigatonnellate di materie prime consumate in un anno. Più della metà di questa enorme massa di materiali è stata impiegata per creare prodotti di breve durata. Recuperiamo meno del 9% del mare di risorse che ogni anno strappiamo alla Terra. L’uso di materiali sta accelerando a una velocità superiore alla crescita della popolazione: stiamo cioè andando – a livello globale – in direzione opposta a quella indicata dal Green Deal”.

FONTE: Rapporto sull’Economia circolare, CEN 2022.

Anche concentrandosi, come fa il rapporto, sulle performance dei cinque principali Paesi europei, il discorso poco cambia. Prendiamo ad esempio la produttività delle risorse. Nel 2020 nessuno degli Stati ha fatto registrare un incremento. A parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di Pil. L’Italia – va detto – fa meglio degli altri, arrivando a 3,5 euro. Il 60% in più rispetto alla media europea. Sempre nel 2020, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell’Unione Europea è stato del 12,8%. In Italia del 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di oltre otto punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%).

FONTE: Rapporto sull’Economia circolare, CEN 2022.

Una scialuppa contro le spirali inflattive

“Le nostre economie sono fragili perché per aspetti strategici dipendono da materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di Paesi” commenta Edo Ronchi, presidente del CEN. È un nodo che rischia non solo di soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva. Ed è qui che l’economia circolare può fare la differenza trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare. L’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse”.

Il traguardo però è ancora di là da essere raggiunto. Il confronto tra l’andamento delle importazioni nette di materiali e quello del PIL mostra come, alla ripresa economica, non si è accompagnato un uso più efficiente delle risorse. A conti fatti, tirando le somme dei diversi ambiti considerati, l’Italia fa comunque registrare le migliori performance di circolarità, al pari della Francia. Al terzo posto si colloca la Spagna mentre sono decisamente più contenuti gli indici di Polonia e Germania.

FONTE: Rapporto sull’Economia circolare, CEN 2022.

Un quinto dei rifiuti italiani finisce ancora in discarica

Le notizie più positive per l’Italia arrivano dal fronte rifiuti. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto quasi il 68%: è il dato più elevato dell’Unione Europea. Tra le cinque economie osservate, l’Italia è quella che al 2018 ha avviato a riciclo la quota maggiore di rifiuti speciali, provenienti da industrie e aziende: circa il 75%. Per quanto riguarda i rifiuti urbani (il 10% dei rifiuti totali generati nella Ue) nel 2020 a livello comunitario, il loro tasso di riciclo è del 47,8%. In Italia il dato è al 54,4% (molto vicino all’obiettivo di riciclo del 55% fissato per il 2025). Sempre nel 2020 i rifiuti urbani avviati in discarica in tutta l’UE sono stati il 22,8%. Dopo la Germania, le migliori prestazioni sono quelle di Francia (18%) e Italia (20,1%).

FONTE: Rapporto sull’Economia circolare, CEN 2022.

Campanello d’allarme sul numero di imprese di riparazione

Ci sono invece settori in cui l’Italia è in netta difficoltà. Uno è il consumo di suolo (come già peraltro sottolineato poche settimane fa anche dall’ISPRA): nel 2018 nella UE a 27 Paesi risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del territorio. La Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%, la Germania al 7,6%. Anche per l’ecoinnovazione siamo agli ultimi posti: nel 2021 dal punto di vista degli investimenti in questo settore, l’Italia appare al 13° posto nell’UE con un indice di 79. La Germania è a 154.

Infine la riparazione dei beni: in Italia nel 2019 oltre 23.000 aziende lavoravano alla riparazione di beni elettronici e di altri beni personali (vestiario, calzature, orologi, gioielli, mobilia, ecc.). Siamo dietro alla Francia (oltre 33.700 imprese) e alla Spagna (poco più di 28.300). In questo settore abbiamo perso quasi 5.000 aziende (circa il 20%) rispetto al 2010.

I principali indicatori dell'economia circolare in Italia. FONTE: Rapporto sull'Economia circolare, CEN 2022.

I principali indicatori dell’economia circolare in Italia. FONTE: Rapporto sull’Economia circolare, CEN 2022.

PNRR, i soldi ci sono

Ce n’è abbastanza per capire quanto sia cruciale la sfida delle risorse del PNRR. Perché, è bene ricordarlo, il Piano per la transizione ecologica prevede di raggiungere un tasso di utilizzo circolare dei materiali nel 2030 pari almeno al 30% e di dimezzare la produzione di rifiuti entro il 2040.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza indica due obiettivi per l’economia circolare per i quali sono previste risorse dirette superiori ai 2 miliardi di euro: rendere performante la filiera del riciclo con interventi volti a consentire il recupero delle materie prime seconde e sostituire con esse l’uso di materie prime di cui il Paese è carente.

FONTE: Rapporto sull’Economia circolare, CEN 2022.

 

L’importanza della simbiosi industriale

Per raggiungere tali traguardi, sarà essenziale – secondo gli autori del rapporto – incentivare la simbiosi industriale: un approccio cooperativo fra le imprese per condividere e trasferire le risorse affinché gli scarti di un’azienda possano essere usati da un’altra come materia prima.

“La simbiosi industriale – ha sottolineato Roberto Morabito, direttore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA – è uno degli strumenti più potenti che possiamo utilizzare a supporto della transizione circolare dei nostri sistemi produttivi. Come avviene in altri Paesi, sarebbe quanto mai opportuno che anche l’Italia si dotasse di un programma nazionale apposito che massimizzarne le potenzialità e assicuri tracciabilità e contabilità delle risorse scambiate”. Il potenziale vantaggio economico per lo scambio di risorse non è certo di poco conto: in Europa vale tra i 7 e i 13 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti oltre 70 miliardi per costi di discarica evitati.