Favorire i bioprodotti, a partire da quelli in legno, riducendo l’uso di materiali da risorse non rinnovabili è essenziale per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e sviluppare la bioeconomia. Lo sottolinea un nuovo rapporto FAO in occasione della Giornata internazionale delle Foreste
di Emanuele Isonio
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Da un semplice bicchiere d’acqua ai materiali per cucinare fino a costruire una casa e perché no, gli interni di un’auto. Le foreste offrono risorse preziose alla vita delle persone e sono indispensabili per risolvere molte sfide globali, tra cui la crisi climatica e la povertà. La vera sfida è saper gestire in modo virtuoso il patrimonio forestale, valorizzare i prodotti realizzati con le materie prime che da esse derivano. È quanto si legge in un nuovo rapporto realizzato dalla FAO in collaborazione con l’Istituto forestale europeo (EFI).
Il documento, presentato all’EXPO di Dubai in occasione della Giornata internazionale delle foreste, è nato con un obiettivo: descrivere le innovazioni nel settore forestale destinate ad aprire la strada a un uso dei prodotti forestali che contribuirà a ridurre l’impatto ambientale e la produzione di rifiuti.
Fra i molti dati evidenziati nel rapporto, uno fa molto riflettere: il 75% del consumo globale di materiali interessa risorse non rinnovabili. L’estrazione, il trasporto, la lavorazione e lo smaltimento di tali risorse producono un impatto enorme sull’ambiente, sul clima e sulla biodiversità. Un segno di quanto sia ancora lunga la strada per la transizione ecologica.
I prodotti a base di legno – sottolinea la pubblicazione FAO – possono sia contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, attraverso il sequestro del carbonio, sia aiutare a evitare, o a ridurre, le emissioni di gas a effetto serra associate a quei materiali di cui costituiscono un possibile sostituto, vale a dire calcestruzzo, acciaio, plastica e fibre sintetiche.

Confronto tra il ciclo di vita di un prodotto da materie prime non rinnovabili e un bioprodotto di origine forestale. FONTE: FAO, 2022
Obiettivi 2030 nel mirino
Non a caso, la diffusione dei bioprodotti di origine forestale è indicata fra gli strumenti per raggiungere alcuni degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) fissati nell’Agenda Onu 2030. Su tutti, l’Obiettivo 12 (consumo e produzione responsabili), 13 (Azioni per il clima) e il 15 (Vita sulla Terra). In altri termini possono migliorare la sussistenza della popolazione, favorire lo sviluppo di ambienti e città sane e ridurre l’impronta di carbonio e dei materiali del pianeta.
“Le tendenze osservate a livello internazionale sostengono il fondamentale ruolo svolto da un’innovazione basata sul settore forestale, dai progressi scientifici e dalla collaborazione tra settori e reti per accelerare il passaggio verso stili di vita più sostenibili, servizi ecosistemici forestali sostenibili e comunità e industrie responsabili” commenta Fredrik Ingemarson, direttore del Congresso mondiale di IUFRO 2024, la rete globale per la collaborazione tra organizzazioni di ricerca forestale.
Il comparto foresta-legno produce da tempo numerosi bioprodotti di uso quotidiano. Per alcuni di questi prodotti, di recente si sono verificati cambiamenti significativi. L’esempio più rilevante è probabilmente quello della carta grafica, settore caratterizzato da un cambiamento strutturale. La sua domanda infatti si è stabilizzata o addirittura è diminuita in alcune regioni del mondo negli ultimi 15 anni. Cruciali sono stati l’avvento di Internet e dei media elettronici. Come conseguenza, questa tendenza ha portato a liberare materie prime da destinare ad altri bioprodotti.

Le filiere dei bioprodotti forestali. FONTE: FAO, 2022
Molte applicazioni innovative
“Alcuni studi – si sottolinea nel rapporto FAO – stimano che una diminuzione del consumo globale di carta da giornale, da stampa e da scrittura potrebbe rendere disponibili entro il 2030 tra i 229 e i 259 milioni di metri cubi equivalenti di legno per altri usi”.
Nel frattempo stanno emergendo nuovi prodotti e tecnologie. Il loro obiettivo è aumentare il valore aggiunto dei prodotti in legno, ridurre l’impronta di carbonio e idrica di prodotti e processi, ridurre l’inquinamento e la produzione di rifiuti e migliorare la circolarità. Gli esempi sono numerosi. Nel rapporto FAO se ne sottolineano soprattutto due: i prodotti in legno ingegnerizzato e le fibre tessili a base di legno.
La prima categoria è in aumento principalmente a causa della maggiore applicazione nelle costruzioni multipiano con struttura in legno. Il legno lamellare incrociato (CLT) è considerato per molte applicazioni edili (inclusi pavimenti, pareti e tetti) in sostituzione di materiali da costruzione non rinnovabili e ad alta intensità di gas serra. Senza considerare poi le sue buone prestazioni acustiche e di isolamento termico. Non a caso, diversi studi stimano che la produzione di CLT sarà di tre milioni di metri cubi entro il 2030.
I margini di crescita delle fibre tessili derivanti dal legno
Sul fronte dell’industria tessile, anche le fibre derivate da materie prime legnose hanno visto aumentare il loro consumo globale nell’ultimo decennio. E la crescita difficilmente si arresterà nei prossimi anni, andando a erodere fette di mercato oggi dominato dalle fibre di origine fossile. Un esempio: le fibre Lyocell, dalle proprietà simili alla viscosa e al poliestere ma più ecologiche da produrre, possono essere usate per tessuti, tessuti non tessuti e carte speciali. Nel 2019, solo il 6,4% del mercato globale delle fibre tessili era costituito da fibre cellulosiche artificiali, indicando un’opportunità di crescita.
Ma le foreste possono fornire molti prodotti non legnosi ad alto valore economico. Ad esempio, resine e loro derivati vengono utilizzati per la fabbricazione di prodotti nell’industria chimica e alimentare. Le sostanze chimiche derivate dalla resina hanno generalmente un’impronta di carbonio inferiore rispetto ai loro equivalenti a base fossile, il che potrebbe almeno in parte favorire il processo di sostituzione.
Carta, legno lamellare, fibre tessili, resine. Quale che sia il bioprodotto che origina dalle materie prime forestali, le analisi scientifiche evidenziano che le emissioni di gas serra prodotte durante l’intero ciclo di vita sono inferiori rispetto ai prodotti ottenuti da materiali non rinnovabili. Nel rapporto vengono revisionati 64 studi pubblicati. Risultato: l’uso del legno e prodotti a base di legno è generalmente associato a emissioni fossili e di processo inferiori rispetto a prodotti funzionalmente equivalenti non legnosi.

Produzione globale di fibre in milioni di tonnellate. FONTE: FAOSTAT 2022
Una gestione responsabile contro l’effetto boomerang
Come spesso accade, però, la realtà non è così semplice. Per garantire che il ciclo di vita dei bioprodotti sia effettivamente amico dell’ambiente occorre anche pensare al modo in cui vengono trattate le foreste da cui il legno viene preso. “La maggior parte degli studi da cui potrebbero derivare fattori di sostituzione – precisa il rapporto FAO – si concentra sul Nord America e sui Paesi nordici in Europa. Gli effetti della sostituzione con prodotti in legno provenienti da molte altre aree del mondo non sono ben compresi, nonostante la loro importanza relativa nei mercati globali del legno”.
È legittimo quindi che l’aumento dell’uso dei prodotti forestali sollevi preoccupazioni per quanto riguarda l’aumento della pressione sulle foreste e sulle persone dipendenti dalle foreste. In caso di pratiche non sostenibili, infatti si potrebbe potenzialmente ottenere il degrado delle foreste e, in definitiva, la perdita di biodiversità e una riduzione degli stock di carbonio e dello stoccaggio. Per scongiurare questo rischio entra in gioco la gestione forestale sostenibile.
Occhio al ciclo di vita dei prodotti
“Le analisi del ciclo di vita esistenti dei prodotti forestali indicano che la lavorazione, la produzione, l’uso e lo smaltimento dei prodotti in legno ha impatti legati al clima, nonché altri impatti ambientali legati all’eutrofizzazione, all’acidificazione, alla formazione di ossidanti fotochimici e alla tossicità umana” precisa il documento FAO. Ecco perché bisogna “tenere conto delle emissioni e degli assorbimenti di carbonio da parte di tutti i pool di carbonio contemporaneamente per ottimizzare i benefici di mitigazione a lungo termine e più ampi, sostenendo nel contempo la biodiversità e altri servizi ecosistemici”.
Per rafforzare il ruolo che i prodotti forestali svolgono in una bioeconomia circolare, è necessario migliorare la produzione (compresa la progettazione ecocompatibile), l’uso, il riutilizzo e il riciclo dei prodotti forestali, la gestione dei residui e dei rifiuti per ridurre l’impatto ambientale sul ciclo di vita di un prodotto. “Per garantire la sostenibilità di una bioeconomia circolare basata sulle foreste, è importante sviluppare la consapevolezza e superare le lacune di conoscenza lungo la catena del valore globale dei prodotti forestali” sottolineano gli autori FAO.
Le raccomandazioni a imprese e governi
Ecco perché il rapporto elenca un insieme di raccomandazioni a settore privato, governi, organismi di cooperazione internazionale e ricercatori, non solo per favorire, ma anche per incentivare la sostituzione dei prodotti forestali considerati non sostenibili da un punto di vista sociale, economico o ambientale.

Potenziale impatto del miglioramento della gestione forestale italiana sull’importazione di legno grezzo. FONTE: Fondazione Symbola-Coldiretti-Bonifiche Ferraresi. “Boschi e foreste nel Next Generation Eu” dicembre 2020.
Al settore privato viene in particolare raccomandato di concentrare l’utilizzo dei bioprodotti in legno per sostituire quelli a base fossile o ad alta intensità di emissioni di gas serra. Va invece evitata la concorrenza con altri prodotti che garantiscano benefici per l’ambiente. Particolare enfasi è anche riservata all’ecodesign per progettare prodotti che rimangano in uso il più a lungo possibile.
Altrettanto importante è però il ruolo dei governi nazionali e delle istituzioni sovranazionali. Loro il compito di incoraggiare sia la produzione sia il consumo di prodotti da materie rinnovabili e sostenibili, scoraggiando invece quelli derivanti da materie prime non rinnovabile e a base fossile. Altrettanto importante evitare azioni che favoriscono la mitigazione del cambiamento climatico a livello locale ma che, a livello globale, favoriscono deforestazione o degrado forestale.